Lorenzo Fioramonti, l'economista no-Pil che vuol far decrescere l'Italia
Insegna all'università di Pretoria, in Sudafrica, ed è nemico giurato del Prodotto interno lordo che sale. Ritratto dell'uomo che Casaleggio e Di Maio vogliono come ministro dell'Economia
È l'economista No-Pil per antonomasia in Italia e soprattutto l'uomo che ha stravolto, scrivendola, la politica economica dei 5 Stelle che a pochi mesi dalle elezioni hanno abbandonato l'idea di lasciare l'euro. Il suo nome è Lorenzo Fioramonti e i più dicono di non conoscerlo, nemmeno trai suoi colleghi economisti, eppure ha un curriculum fitto e contatti forti.
Chi è Lorenzo Fioramonti, ministro all'Economia in pectore del M5S
Italiano di nascita e di laurea e poi in Germania e in giro per il mondo con un punto fermo a Pretoria dove, dal 2014, insegna economia all'Università della capitale amministrativa del Sudafrica. 41 anni, una moglie tedesca consulente Onu, due figli, una bella villa con piscina in un quartiere della borghesia medio-alta della Nazione Arcobaleno, una decina di libri, tantissime pubblicazioni e poi titoli, incarichi, conferenze.
Da fine gennaio è anche candidato alla Camera per i 5 Stelle e non in un collegio estero, dove si sa non ci sono speranze per nessuno, ma nella sua Roma natia. E, ancor di più, è in predicato per il ruolo di Ministro dell'economia nel caso il Movimento Grillo/Casaleggio dovesse essere chiamato al governo.
Un curriculum arricchito all'estero
Un paio di anni fa, intervistato da Il fatto quotidiano per la rubrica sui "cervelli in fuga", aveva dichiarato di avere il dente avvelenato con il sistema Italia che lo aveva costretto ad andarsene e che sognava di "poter rientrare per rimboccarmi le maniche e aiutare il Paese a rimettersi in piedi". Et voilà, l'occasione d'oro. Fioramonti fa rientro in Italia avendo nel frattempo superato in notorietà anche uno degli storici critici del Pil quale indicatore del progresso di una società: si tratta di Enrico Giovannini, già ministro del lavoro nel governo Letta, un passato all'Ocse e all'Istat, docente a Tor Vergata da dove arriva anche Fioramonti. Il cerchio si chiude con il suggello della prefazione di Giovannini al libro più famoso di Fioramonti: Presi per il Pil.
Ma il suo forte sono soprattutto gli incontri pubblici, occasioni in cui tesse la trama del suo fitto curriculum ufficiale e non. In Sudafrica, uno degli ultimi "speech" lo ha tenuto il 2 novembre scorso a Cape Town. Invitato all'incontro promosso dal Network dei ricercatori italiani del Capo e dal Consolato nella Mother City, Fioramonti ha intrattenuto in inglese dal perfetto accento british alcune decine di ospiti. "Siamo andate via prima della fine dell'incontro, non ci era mai successo prima, ma quello che stava dicendo non era niente di nuovo, poco interessante e senza una valida alternativa". A parlare sono due docenti, di economia una e di scienze politiche l'altra all'Università di Stellenbosch, la più prestigiosa del Sudafrica.
Le due professoresse quelle teorie le conoscono già: sono quelle, anche se con sfumature diverse, del premio Nobel Joseph Stiglitz, dell'economista e filosofo Serge Latouche, quelle che financo a Davos hanno cominciato a prendere in considerazione.
La sfida di Fioramonti al governo del Sudafrica
Ma Fioramonti non è uno che si scoraggia e ha pure lanciato una sfida al governo sudafricano per superare l'eterno rischio blackout del Paese: abbandonare il modello Eskom, la società elettrica nazionale, che ha fatto passare il Sudafrica dall'autosufficienza alle candele da tenere sempre in casa per ogni evenienza.
Effetto della corruzione che ha caratterizzato la presidenza di Jacob Zuma. "Il futuro energetico del Sudafrica non sta nel curare Eskom, ma nella creazione di sistemi di generazione elettrica decentralizzati", la proposta di Fioramonti al governo. Un modo per responsabilizzare le comunità locali ma anche per ridurre sprechi e il rischio di corruttela.
Non a caso, lo scorso agosto ha invitato al suo "Well being Economy Festival", il festival del benessere economico, Mmusi Maimane, giovane e promettente leader del principale partito di opposizione, la Democratic Alliance. Titolo: Trasformazioni economiche in Sudafrica. E al suo libro, appunto Wellbeingeconomy.
Fioramonti ha ottenuto pure una "recensione" positiva di Thuli Madonsela, difensore civico del Sudafrica, la principale accusatrice di Zuma per lo sperpero di denaro pubblico. Insomma, un'istituzione in tutto il Paese con la quale Fioramonti non ha perso l'occasione di photo opportunity. Il Professore l'aveva invitata a tenere, nel 2016, la "lecture" inaugurale al Centro Studi dell'innovazione nella Governance e di sviluppo sostenibile (Gov Inn) che lui dirige: si tratta di un istituto di ricerca costola dell'Università di Pretoria, di cui riporta in ogni documento lo stemma. Nonostante il legame, il sito web dell'istituto di ricerca è curiosamente registrato a nome di Fioramonti, non dell'Università, esattamente come il suo sito personale. Entrambi diligentemente aggiornati, il primo in inglese, il secondo in italiano dall'ufficializzazione della candidatura a fine gennaio.
Come Fioramonti ha influenzato le visioni economiche del M5S
In quegli stessi giorni Fioramonti accompagnava Luigi Di Maio a Londra a incontrare gli investitori internazionali. Come d'incanto, l'arrivo di Fioramonti ha fatto fare una brusca virata alle politiche economiche del movimento di Casaleggio, che pare essere grande sponsor del professore: lo stesso Di Maio, che un anno fa affermava l'urgenza di uscire dall'euro, il 9 gennaio annunciava che non è più necessario.
Il 9 febbraio la Bbc, in un reportage radiofonico accompagnato da campane a festae canzoni in dialetto tipo 'O sarracino, lo intervistava su quella visita fatta "per rassicurare i mercati" e lui appunto spiegava che "noi vogliamo un'Europa migliore, vogliamo più Europa, ma un'Europa e un euro che funzionino". E i grillini si sono allineati.
Articolo pubblicato sul n° 10 di Panorama, in edicola dal 22/2/2018, con il titolo "L'economista no-Pil che vuol far decrescere l'Italia"