La manovra e l'Ue: la bocciatura e le reazioni politiche
Bruxelles chiede una nuova bozza in tre settimane. Salvini: "È un attacco all'economia italiana"
La bocciatura è arrivata, come si prevedeva. L'Unione europea ha rimandato al mittente il Documento programmatico di bilancio dell'Italia, chiedendo una nuova bozza in tre settimane. Ma il vicepremier Salvini tuona: "Da Bruxelles possono anche mandare 12 letterine, ma la manovra non cambia".
Le reazioni politiche alla bocciatura
Il leader leghista Matteo Salvini non crede alla ricetta europea. A Rtl ha detto: "L'obiettivo è crescere il doppio del previsto. Secondo le previsioni con la manovra voluta da Bruxelles saremmo cresciuti dello 0,9%. Ma come lo ripaghi il debito con lo 0,9%? Noi proponiamo una ricetta diversa perche' scommettiamo sulla crescita dell'Italia". E ancora: "Noi siamo qua per migliorare la vita degli italiani, mi sembra un attacco pregiudiziale, la contestazione principale è che non bisogna toccare la legge Fornero che è nel programma del 90% dei partiti tranne che del Pd: è un attacco all'economia italiana perché qualcuno vuole comprare le nostre aziende sottocosto".
Gli fa eco l'altro vicepremier, il 5 Stelle Luigi Di Maio: "Avevano detto che non andava bene prima ancora che il governo la scrivesse", ha detto a diMartedì su La7. "Con la bocciatura non arrivano le cavallette. Avremo tutto il tempo di dialogare con la commissione europea. Il tema è spiegare le nostre ragioni. La commissione non ha detto che non va bene la manovra nel dettaglio, noi vorremmo avere la possibilità di spiegare che l'anno prossimo liberiamo 500mila posti di lavoro con quota 100".
Sul fronte apposto non possono che piovere critiche e previsioni da Cassandra.
Secondo il segretario del Partito democraticoMaurizio Martina "la manovra è ingiusta e pericolosa per gli italiani. Va cambiata per i cittadini, prima che per Bruxelles. Non c'è nulla per il lavoro, le famiglie e le imprese ed è un gigantesco macigno sul futuro del paese, che pagheranno le giovani generazioni".
"Se si continua su questa strada la nostra economia imploderà", ha detto Giogio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, nel corso della trasmissione Unomattina. Un'economia che crescerà meno dell'1% quest'anno non potrà mai arrivare all'1,5% nel 2019 e non perché i 'cattivoni' dell'Europa dicono che non succederà. Il problema è che mancano le premesse per creare sviluppo e benessere: non è dando 780 euro al mese che si rimette in moto l'economia ma attraverso incentivi alle imprese, cioè investendo su coloro che il lavoro lo creano davvero".
Sempre da destra, Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia critica e carezza al contempo: "La Commissione che ha bocciato la manovra italiana è un esaminatore incapace, già bocciato senza appello dalla Storia, dai popoli europei e anche dai dati dell'economia. Il suo giudizio vale meno di un euro bucato. Ma la guerra contro le regole europee avrebbe meritato una causa più nobile e più utile che non il maggiore deficit per aumentare il mostro della spesa pubblica. Se il governo vuole veramente sfidare il sistema si faccia bocciare la manovra perché riduce le tasse e costruisce infrastrutture, non per il reddito di cittadinanza".
Perché l'Ue boccia la manovra
"L'Europa è costruita sulla cooperazione, l'eurozona è costruita su stretti legami di fiducia" con "regole che sono le stesse per tutti", quindi "se la fiducia viene erosa, tutti gli stati membri vengono danneggiati, la nostra Unione viene danneggiata". Questo è il monito del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis nel bocciare la manovra italiana. Per questo, ha avvertito, "se una politica fiscale più accomodante colpisce la fiducia, può avere in realtà l'effetto opposto alla crescita".
Bruxelles chiede una nuova bozza in tre settimane: "La Commissione ritiene che il documento programmatico di bilancio dell'Italia per il 2019 presenti una deviazione particolarmente grave rispetto alle raccomandazione del Consiglio del 13 luglio 2018. La Commissione rileva inoltre che il programma non è in linea con gli impegni presentati dall'Italia nel programma di stabilità dell'aprile 2018. La Commissione europea chiede pertanto all'Italia di presentare un documento programmatico di bilancio riveduto per il 2019. Tale documento dovrebbe consentire al paese di osservare la raccomandazione che le è stata rivolta dal Consiglio, in cui sedeva anche l'Italia, il 13 luglio 2018 e che era stata anche approvata dal Consiglio europeo il 28 giugno. È la prima volta che la Commissione richiede la presentazione di un documento programmatico di bilancio riveduto".
La lettera di Tria all'Ue
Dopo la lettera del 18 ottobre dell'Ue che metteva in guardia l'Italia, e dopo il declassamento di Moody's, in molti speravano che l'Italia cambiasse la manovra. Ma il 22 ottobre era invece arrivata la replica del ministro dell'Economia italiano, che rimaneva fermo sulla posizione italiana.
In risposta alla missiva del Commissario agli affari economici e Monetari Pierre Moscovici e del vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, che chiedevano spiegazioni all'Italia, Giovanni Tria ha replicato: "Il governo italiano è cosciente di aver scelto un'impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di stabilità e crescita. È una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della popolazione".
Ribadendo i termini della sua politica economica, il governo italiano ha comunque affermato che, "qualora i rapporti debito/Pil e deficit/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato" "si impegna a intervenire adottando tutte le misure necessarie affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati".
In sostanza, quello del 2,4% è un "tetto massimo" che "non verrà sforato", e anzi "qualora il Pil dovesse ritornare al livello pre crisi prima del previsto il governo intende anticipare il percorso di rientro". A Roma sono pronti a rivedere anche quel 2,4% nel caso in cui l'economia italiana evolvesse in modo diverso dal previsto.
In ogni caso, Tria assicura che lo scostamento dal sentiero di aggiustamento strutturale è limitato al 2019, con l'impegno "a ricondurre il saldo strutturale verso l'obiettivo di medio termine a partire dal 2022".
Roma è fiduciosa "di poter far ripartire gli investimenti e la crescita del Pil e che il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio", dice ancora il ministro, aggiungendo che le riforme contenute nella manovra e nei decreti collegati "avranno un impatto significativo sulla percezione e sui comportamenti dei cittadini, delle imprese e degli investitori".
Secondo il governo italiano la manovra non esporrà "a rischi la stabilità finanziaria dell'Italia, né di altri paesi dell'Unione europea".
E poi, bastone e carota, l'occhio strizzato a Bruxelles a chiusura della lettera: "Pur riconoscendo la differenza delle rispettive valutazioni, il governo italiano continuerà nel dialogo costruttivo e leale così come disciplinato dalle regole istituzionali che governano l'area Euro. Il posto dell'Italia è in Europa e nell'area Euro".
Scenari possibili
Il leader della Lega Matteo Salvini prevedeva il "no" dell'Europa: "La bocciatura dell'Ue è pressoché certa ma reddito di cittadinanza e quota 100 non cambiano", ha detto il 22 ottobre, dopo aver cenato con il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio.
Due gli argomenti principali affrontati nel vertice di Palazzo Chigi: come reagire alla bocciatura da parte dell'Ue e il tema del condono edilizio per i residenti di Ischia come misura post-sisma. Sul tavolo, caldeggiata da Tria, anche la possibilità di "snellire" fin da subito il testo, senza eliminare le principali misure, ma scrivendole in modo tale da ridurne l'impatto sul tetto deficit/Pil.
Due le strade per attuare correzioni alla manovra al fotofinish: ridurre la platea di provvedimenti come quota 100 e reddito di cittadinanza o rinviare il "calcio di inizio" delle due misure.