Economia
04 December 2019
Dal digitale al sushi, Marco Giapponese spinge sull’acceleratore
L’imprenditore, dopo l’uscita da immobiliare.it, arriva al vertice del gruppo Triboo e punta a far crescere i ristoranti Basara in Italia e all’estero
Nelle aziende in cui opera o ha operato, funziona come una sorta di acceleratore. E’ capitato con la piattaforma immobiliare.it e prima ancora con Attico, un settimanale cartaceo gratuito di annunci immobiliari, finanziari e commerciali che negli anni Novanta spopolava grazie a una serie di cestelli posizionati in punti strategici delle città italiane. «All’inizio i giornalai non volevano che collocassimo le nostre riviste vicino alle edicole, ma poi questi giornali erano talmente richiesti che portavano clienti anche a loro…»..
Da qualche mese Marco Giapponese, classe '75 , informatico ma con una fortissima anima commerciale, è uscito dalla piattaforma immobiliare per portare avanti due nuovi business. Dopo un periodo in consiglio di amministrazione, infatti, a luglio è diventato direttore generale di Triboo, una vera e propria digital transformation factory quotata in Borsa, che affianca centinaia di clienti in tutto il mondo nella creazione e gestione delle loro attività digitali, mentre è socio della catena di ristoranti giapponesi Basara, un piccolo impero con quattro sedi a Milano – l’ultimo alla Rinascente, in fianco al Duomo – e altre due a Venezia e Porto Cervo.
«L’idea è di spingere sulle aperture e arrivare a una quindicina di ristoranti dopo il 2020» conferma l’imprenditore che sta stringendo una serie di accordi in diversi ambiti per aprire in alcune aree ristoro di Roma, Firenze e Torino, mentre la prossima estate i vacanzieri potrebbero trovare un Basara anche a Ibiza o Formentera. Basara non è il solito ristorante nipponico. Per la qualità delle materie prime utilizzate ha ottenuto il certificato Jetro (Japan external trade organization), l’organizzazione governativa che promuove l’industria, l’arte e la cultura del Giappone nel mondo, facendo della sostenibilità una bandiera e non solo uno slogan.
«Per il delivery a casa, realizzato con nostri trasportatori, usiamo solo contenitori e posate riciclabili al 100 per 100, mentre i nostri clienti possono chiedere ai ristoranti di devolvere un contributo per piantare un albero a loro nome» continua Giapponese che ora si è buttato a capofitto in Triboo. La società fondata da Giulio Corno ha chiuso il primo semestre 2019 con ricavi consolidati pari a 37,6 milioni di euro, in crescita del 10,7% rispetto allo stesso periodo del 2018 con tre business fondamentali: l’ecommerce, l’editoria e l’agency, che crea siti e campagne di advertising chiavi in mano, che ora si sono aperte anche all’utilizzo di influencer famosi a sostegno del brand. «L’ecommerce è il segmento che sta crescendo di più» afferma Giapponese «e nel quale possiamo offrire un approccio full service, gestendo tutto o solo una parte, dalla vendita al magazzino fino alla logistica. In questo momento stiamo sviluppando progetti nel fashion, nella cosmetica e nell’alimentare». Con un plus. «Siamo certificati dai colossi del commercio elettronico WeChat e Tmall e questo dischiude ai nostri clienti le porte del mercato cinese».
Nell’editoria, oltre alla testata cartacea Wall Street Italia, Triboo controlla una serie di siti come Finanzaoline, finanza.com, greenstyle.it, motori.it, robedadonne.it, Agrodolce.it e le testate che fanno capo alla piattaforma blogo.it. «Controlliamo anche una serie di radio sportive e vogliamo diventare sempre più “incubatori” per progetti innovativi: in questo momento ci stiamo occupando della boutique online di home design leader in Italia Lovethesign». Perché la parola d’ordine è sempre la stessa: accelerare.
From Your Site Articles