Thumbtack: è Marco Zappacosta il Jeff Bezos italiano?
Con i 100 milioni di Google Capital, Marco Zappacosta è giunto al terzo round di finanziamento della startup Thumbtack, con una valutazione di 800 milioni di dollari
Tra le tante startup di Silicon Valley ce n’è una che è cresciuta in cinque anni fuori dai riflettori al punto da avvicinarsi senza fare rumore alla fatidica soglia del miliardo di dollari di valutazione.
L’ha fondata un giovane italiano, nato in California da genitori abruzzesi, il 29enne Marco Zappacosta. L’azienda si chiama Thumbtack , puntina da disegno. Il percorso di Marco è paradigmatico delle dinamiche di Silicon Valley e delle opportunità che il grande incubatore del digitale globale offre anche agli italiani.
L’idea di Marco, nata nel 2009, è di mettere in contatto tramite una piattaforma digitale il mondo degli artigiani e dei piccoli professionisti con il grande pubblico, scavalcando la difficoltà di questi a diffondere la propria reputazione al di fuori di una piccola cerchia di conoscenti.
Ha cominciato a bussare alle porte dei fornitori di servizi chiedendo loro se volevano registrarsi nella community di Thumbtack – sottoponendosi alla valutazione online della rete. In parallelo, Marco ha costruito un sistema che seleziona per ogni potenziale cliente i fornitori più appropriati e gli semplifica la vita, facendo arrivare direttamente da loro i preventivi del lavoro.
Sul funzionamento di questo meccanismo hanno scommesso per primi alcuni “business angels” nel 2010, con un investimento di 1,2 milioni.
Marco era andato a caccia di investitori grazie ad apposite piattaforme come l’Open Angel Forum e la cosiddetta Angel List . Col passare dei mesi la piattaforma ha cominciato a ingranare e generare transazioni.
Nel 2012 sono arrivati altri 4,5 milioni, questa volta da venture capitalist. Ancora qualche mese, e gli analisti hanno potuto testare la solidità del modello di business messo in piedi da Marco e dalla sua scalabilità: clienti contenti, una community di professionisti che ha raggiunto i 250.000 nomi, l’affidabilità del sistema.
Quest’anno, prima Sequoia Capital e Tiger Global Management hanno messo 30 milioni di dollari, poi Google Capital, nei giorni scorsi, ha allocato altri 100 milioni di dollari. Pensano che Thumbtack, rispetto ad altre piattaforme concorrenti, sia quella che rivoluzionerà il mercato dei servizi negli Stati Uniti, e non solo.
Silicon Valley è come una grande provetta nella quale gli ovuli di idee imprenditoriali innovative vengono fecondati, per poi testare gli embrioni alla luce della capacità di trasformare intuizioni e tecnologie in modelli di business che funzionano e possono crescere esponenzialmente.
Un'intervista video a Marco Zappacosta
Ormai il bimbo-Thumbtack è una realtà con cui il mondo dei servizi si dovrà confrontare. Marco ha lavorato a lungo sotto traccia, con un’attenzione ossessiva alla qualità del lavoro e alla bontà del risultato, erede della cocciutaggine e del carattere taciturno tipicamente abruzzese dei genitori, Pierluigi ed Enrica D’Ettorre.
Anche il padre, emigrato dall’Italia all’inizio degli anni Ottanta, ha fondato da giovane un’azienda importante, Logitech, e ha costruito poi altre diverse imprese. Marco potrebbe diventare il Jeff Bezos delle partite IVA: anche in un Paese come il nostro, fondato sulle piccole e medie imprese, il modello di commercio della puntina da disegno potrebbe fare faville.
Vedi anche: video intervista pubblicata da CNBC