Oltre Moncler: le aziende del lusso che producono in Italia
Clara Biondo /Getty Images
Economia

Oltre Moncler: le aziende del lusso che producono in Italia

Non c'è solo Brunello Cucinelli: anche altri noti marchi della moda italiana hanno deciso di mantenere gli stabilimenti nel nostro Paese

Un'inchiesta di Report andata in onda domenica 2 novembre su Rai3 ha riacceso i riflettori sulle principali griffe della moda italiana che negli ultimi anni hanno spostato, chi tutta chi in parte, la produzione all'estero.

Un processo di delocalizzazione che, secondo alcuni, mette in dubbio l'etichetta di "made in Italy" di cui in molti si vantano, ma che pochi ormai meriterebbero. Nel frattempo i titoli della moda, il cui ingresso in Borsa è stato celebrato in pompa magna nell'ultimo triennio, da 10 mesi a questa parte stanno perdendo valore a Piazza Affari.

Colpa della cosiddetta "bolla del lusso", che da inizio anno si è sgonfiata dai picchi toccati lo scorso anno, ma anche delle prospettive non rosee sui consumi in Europa e Asia e, in ultima, della tv. Che cosa sta succedendo, dunque, ai principali marchi dell'Italian style e quante sono le aziende che hanno mantenuto al 100% la produzione nel nostro Paese?

Il tonfo in borsa di Moncler

Remo Ruffini (a destra), ceo di Moncler, e Raffaele Jerusalmi, ceo di Borsa italiana il giorno della quotazione a Piazza Affari

Borsa italiana

Tutto ha inizio da Moncler, brand francese, icona degli anni '80, diventato poi italiano: negli ultimi sei mesi ha perso oltre il 17% in Borsa, dopo aver conquistato gli investitori a pochi mesi dallo sbarco a Piazza Affari a fine 2013.

Nella sola giornata di lunedì, subito dopo il servizio di Report andato in onda domenica sera su Rai3 sullo sfruttamento degli animali per la produzione di piume d'oca utilizzate, tra gli altri, nei piumini Moncler (accuse respinte duramente dall'azienda), ma anche sulla delocalizzazione della produzione della società della moda, il prezzo è sceso di quasi il 5% e ha continuato a perdere nei giorni successivi.

L'accusa di Report

Oltre ai maltrattamenti alle oche in Ungheria utilizzate per riempire i piumini, spiumate vive e lasciate con la pelle lacerata, Report ha lanciato accuse pesantissime dal punto di vista commerciale: Moncler delocalizza, non userebbe prodotti di qualità e venderebbe piumini che valgono un decimo di quello che costano.

Ma la società di Ruffini non sarebbe la sola a produrre all'estero. Come evidenziato dalla trasmissione di Milena Gabanelli, solo uno dei principali marchi del lusso italiano (Cucinelli) continua a fabbricare i suoi maglioni di cashmere esclusivamente in Italia, mentre la tendenza per gli altri brand menzionati durante la trasmissione (tra i più noti, Prada, Armani, Tod's e Dolce & Gabbana) è quella di spostare all'estero parte della produzione, chi più e chi meno.

Del resto sono i grandi volumi, infatti, sopratutto delle seconde linee, che spingono le griffe della moda italiana a delocalizzare le produzioni oltre i confini, mentre le linee principali vengono ancora fatte in Italia.

La smentita di Moncler

La risposta della maison di Remo Ruffini, che ha dato mandato ai propri legali di tutelarsi in tutte le sedi opportune, non si è fatta attendere. Lunedì sul sito Moncler è comparsa una nota che spiega che "tutte le piume utilizzate in azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo EDFA" e "che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali". Tali fornitori "sono ad oggi situati in Italia, Francia e Nord America".

Per quanto riguarda la produzione, Moncler conferma che "produce in Italia e in Europa: in Italia quantità limitate, e in Europa nei luoghi deputati a sostenere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico che garantisca la migliore qualità riconosciuta a Moncler dai consumatori".

La società puntualizza, poi, di non aver "mai spostato la produzione come afferma il servizio, visto che da sempre produce anche in Est Europa. In Italia ha mantenuto collaborazioni efficienti con i migliori laboratori".

Chi ha scelto di non delocalizzare

Tessuti Loro Piana (Credits: CARLO CARINO / Imagoeconomica)

Ma non c'è solo Brunello Cucinelli, che ha mantenuto la produzione in Umbria vicino Perugia, presentato come esempio da seguire da Gabanelli & Co. Anche Loro Piana (marchio del gruppo francese LVMH) continua a produrre in Val Sesia (Piemonte), dove conta cinque stabilimenti, e a Firenze, mentre all'estero conta un solo stabilimento in Mongolia.

La produzione della pelletteria, delle calzature e dell’abbigliamento a marchio Gucci (gruppo Kering) è nei laboratori fiorentini, che danno a lavoro a 45.000 persone in Italia (compresi i dipendenti Gucci). Bottega Veneta (altro marchio del gruppo Kering) ha il 98% della produzione nel vicentino, mentre la parte restante viene prodotta in Germania (gioielleria).

Salvatore Ferragamo si avvale di una rete di fabbriche artigianali, in gran parte toscane; i prodotti passano poi tutti al quartier generale dell’Osmannoro, vicino Firenze.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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