Mps, in cosa consiste il nuovo piano di salvataggio
Cessione delle sofferenze con il sostegno di JpMorgan e una successiva ricapitalizzazione. Così il Monte dei Paschi cerca di uscire dalla crisi
Riunioni del consigli di amministrazione e trattative tra Roma e Bruxelles (per avere il via libera dell'Ue). Trascorrono così le ore decisive per i vertici del Monte dei Paschi di Siena, che hanno architettato un un piano di salvataggio della banca molto elaborato. Ecco, di seguito, una panoramica a grandi linee su come l'istituto toscano cerca di uscire dal guado (e su come è iniziata la sua ennesima crisi).
Il diktat della Bce
La crisi di Mps, come sa bene chi ne ha seguito le cronache, è iniziata quando la Banca Centrale Europea (Bce) ha chiesto all'istituto toscano di vendere entro il 2018 un quantitativo di crediti deteriorati per un valore complessivo di 9,7 miliardi di euro (27 miliardi lordi e 9,7 miliardi al netto degli accantonamenti) molti più dei 5,5 miliardi previsti dal piano industriale del Monte dei Paschi. L'obbligo di liberarsi delle sofferenze comporta notevoli problemi per Mps, che dovrà cederle sul mercato a un prezzo notevolmente inferiore a quello a cui sono iscritte a bilancio, registrando così notevoli perdite.
La maxi cartolarizzazione
Per risolvere il problema, il Monte dei Paschi di Siena ha iniziato ad architettare una soluzione-lampo, anticipando addirittura la scadenza del 2018 prevista dalla Bce. L'obiettivo della banca guidata da Fabrizio Viola è fare una maxi-cartolarizzazione in blocco delle sofferenze, per un totale di 9,7 miliardi. In pratica, i prestiti deteriorati verranno conferiti in una newco, una società-veicolo e poi verranno trasformati in titoli finanziari da vendere sul mercato. Ad acquistarli potranno essere dei soggetti specializzati in questo tipo di operazioni. Un ruolo importante sarà svolto probabilmente dal già esistente Fondo Atlante, finanziato dalle maggiori banche italiane per sostenere l'aumento di capitale di due istituti di credito sull'orlo del collasso: la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dopo le operazioni già effettuate, Atlante ha ancora a disposizione 1,7 miliardi di euro da investire.
Il sostegno di Jp Morgan
Un ruolo fondamentale nel salvataggio della banca toscana sarà svolto anche dalla casa d'affari americana Jp Morgan. Visto che il Fondo Atlante ha a disposizione soltanto 1,7 miliardi di euro e le sofferenze di Mps da cartolarizzare valgono ben 9,7 miliardi, Jp Morgan potrebbe erogare al Monte dei Paschi un prestito-ponte di almeno 6 miliardi di euro che consentirà alla banca di respirare per un anno, magari in attesa che venga creato un Fondo Alante-bis, con le stesse caratteristiche di quello già esistente ma con maggiori dotazioni di risorse.
L'aumento di capitale
Le sofferenze vendute sul mercato da Mps saranno cedute a un prezzo ampiamente inferiore rispetto a quello iscritto a bilancio da Mps. Si parla di un valore di vendita attorno al 20-30% risetto a quello dei prestiti originari. Il Monte dei Paschi, invece, contabilizza i prestiti sofferenti al 40%. Con questa cessione forzata, dunque, la banca toscana dovrà di fatto "svendere" i crediti e registrerà forti perdite e dovrà dotarsi di nuova liquidità, con un aumento di capitale che forse beneficerà di qualche garanzia pubblica da parte del governo. Il fabbisogno di risorse da reperire sul mercato per Mps potrebbe essere compreso tra 2 e 4 miliardi. L'obiettivo è chiudere tutta la partita prima dei prossimi stress-test, gli esami con cui la Bce esaminerà la solidità patrimoniale delle maggiori banche europee, ordinando poi a quelle che verranno bocciate di fare un aumento di capitale (Mps sarà tra queste).