Mps, tutti i numeri della crisi
Le sofferenze da smaltire, l'ultimaum della Bce, lo spettro dell'aumento di capitale. Ecco perché il Monte dei Paschi di Siena è stretto in una morsa
Per Fabrizio Viola, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena (Mps), l'ultima tegola è arrivata direttamente da Francoforte. E' la lettera che la Banca Centrale Europea ha spedito al gruppo bancario toscano per chiedere con forza che vengano ridotte le sofferenze (cioè i prestiti deteriorati che hanno buone probabilità di non essere rimborsati alla scadenza). E' una cattiva notizia per Viola e soprattutto per chi possiede il titolo di Mps che oggi, in tarda mattinata, perde in borsa oltre il 9%. Ma ecco, di seguito, una panoramica (con qualche dato concreto) sul perché l'istituto toscano si trova in questa nuova crisi.
Le sofferenze
Con un valore complessivo di 27 miliardi di euro, i crediti in sofferenza in pancia a Mps sono il vero macigno che impedisce qualsiasi piano di sviluppo della banca. Per questo, la Bce ha mandato un ultimatum a Siena chiedendo di ridurre di almeno 10 miliardi i prestiti deteriorati.
Il piano industriale
Le richieste della Banca Centrale Europea sono molto impegnative per il Monte dei Paschi. Nel piano industriale 2016-2018, infatti, si prevede una riduzione delle sofferenze ben inferiore, cioè per 5,5 miliardi di euro tramite operazioni di vendita sul mercato. Altri 6 miliardi di euro di prestiti deteriorati, invece, dovrebbero essere recuperati per vie interne.
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Cartolarizzazioni in vista
Per liberarsi delle sofferenze (visto che la Bce chiede un taglio di 10 miliardi, superiore agli obiettivi fissati dalla banca) Mps potrebbe dunque essere costretta a effettuare molte più cartolarizzazioni del previsto, trasformando i crediti deteriorati in titoli finanziari da cedere poi sul mercato a investitori qualificati (per esempio a fondi specializzati in queste operazioni).
Vendita difficile
Dover vendere più sofferenze del previsto, però, comporta problemi di bilancio non trascurabili per Mps. Oggi, infatti, le sofferenze dell'istituto toscano sono contabilizzate per un importo attorno al 39-40% rispetto all'ammontare dei crediti originari. Sul mercato, invece, i crediti deteriorati vengono scambiati mediamente a un valore ben più basso di quello iscritto a bilancio, cioè attorno al 20% del prestito iniziale.
Il bilancio
Le sofferenze sono il vero fardello che mette in crisi Mps, visto che gli ultimi bilanci si sono chiusi invece positivamente, dopo l'attenta ristrutturazione effettuata da Viola. Nel primo trimestre dell'anno, il risultato netto della banca è stato positivo per 93,2 milioni, di euro inferiore ai 143,7 milioni del 2015 ma superiore rispetto alle stime degli analisti.
Il titolo
A Piazza Affari le azioni di Mps (tra la crisi dei mercati legata Brexit e le incertezze sul futuro della banca) sono reduci da una lunga serie di ribassi: -80% in 12 mesi, -71% nell'ultimo semestre e -40% soltanto nell'ultimo mese.
Gli stress test
Il prossimo 1 agosto verranno pubblicati i risultati degli stress test con cui la Banca Centrale Europea mette periodicamente sotto esame la situazione patrimoniale dei principali istituti di credito continentali. C'è il timore che Mps non riesca a passare l'esame e che sia costretta dalla Bce a rafforzarsi, con un nuovo aumento di capitale e il collocamento di nuove azioni sul mercato. Emettere nuovi titoli adesso, dopo un ribasso in borsa di oltre l'80% in un anno, sarà però molto difficile per l'istituto toscano.