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Economia

Multinazionali, ecco quanto vale l’evasione fiscale nel mondo

Secondo l’organizzazione internazionale Oxfam, i grandi gruppi occulterebbero nei paradisi fiscali ricavi totali per 240 miliardi di dollari

Non c’è solo l’Europa a dare la caccia alle grandi multinazionali accusandole di evasione fiscale. Il problema infatti ha assunto ormai una rilevanza di carattere mondiale con conseguenze imprevedibili. E allora, dopo i casi eclatanti della Apple, obbligata dall’Unione europea a restituire qualcosa come 13 miliardi di euro all’Irlanda, e dopo che sempre da Bruxelles sono filtrate notizie circa nuove indagini aperte a carico di altri colossi del calibro di Gdf Suez, McDonald’s e Starbucks, indiziate di aver ottenuto agevolazioni tributarie in Lussemburgo e Olanda, ora è la volta di un’organizzazione di carattere mondiale a fornire dati quanto mai impressionanti sul livello di evasione fiscale delle grandi multinazionali a livello globale.

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Stiamo parlando della Oxfam, grande network internazionale di 17 organizzazioni di Paesi diversi, che lavora per ottenere un maggior impatto nella lotta globale contro la povertà e l’ingiustizia. Ebbene, secondo l’organizzazione in questione si stima che l'elusione fiscale delle multinazionali costi ai Paesi in tutto il mondo fino a 240 miliardi di dollari, mentre le pratiche di abuso fiscale di individui e grandi corporation fanno perdere in particolare ai Paesi più poveri qualcosa come 170 miliardi di dollari l'anno in entrate di cui, detto per inciso, avrebbero disperatamente bisogno. Numeri significativi ai quali si è seguito una sorta di appello della stessa Oxfam che ha preso spunto dalle recenti parole del presidente americano Barack Obama, che ha evidenziato come non possa esserci stabilità economica e politica in un mondo in cui l'1% detiene la stessa ricchezza del restante 99%.

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E molti degli appartenenti all'1%, multinazionali comprese, fanno notare dall’Oxfam, ricorrono a paradisi fiscali per mettere al riparo le proprie ricchezze senza pagare al fisco quanto dovuto, determinando così un costo devastante per il resto dell'umanità. Dunque la richiesta, esplicita e diretta, è quella di colpire e possibilmente di abolire definitivamente, i cosiddetti paradisi fiscali, che permettono a tante società di occultare i propri ricavi. Un attacco diretto in maniera particolare alle Bahamas, che detengono un primato decisamente poco apprezzabile.

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Secondo infatti un’inchiesta condotta dall'International Consortium of Investigative Journalists, rete internazionale con sede a Washington della quale fanno parte 165 giornalisti investigativi disseminati in oltre 65 Paesi che lavorano insieme su temi quali i reati transnazionali e la corruzione, alle Bahamas tra il 1990 e il 2016 si sarebbero registrate qualcosa come 175mila società di comodo collegate a nomi influenti della politica ed economia mondiale.

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Di fronte a dati di questa natura, diventa quanto mai palese che l’attività di contrasto alla grande elusione fiscale non può essere combattuta a livello locale, né considerando quindi la sola Unione europea e tantomeno prendendo in considerazione i singoli Stati. Servirebbe invece, secondo la Oxfam, la creazione di un comitato intergovernativo, sotto l'egida delle Nazioni Unite, che abbia il mandato di riformare l'attuale sistema fiscale globale le cui falle sono sotto gli occhi di tutti.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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