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ANSA / MICHELE NUCCI
Economia

Nazionalizzare le autostrade? Le ipotesi

L'idea: togliere la concessione ai privati per mettere tutto nelle mani dello Stato attraverso Anas, un nuova società o un commissario

"Stiamo studiando e lavorando, sicuramente non faremo i regali che qualcuno ha fatto in passato, quando qualcuno ha firmato provvedimenti che hanno fatto guadagnare miliardi ai privati e pagare miliardi agli italiani": così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato la possibilità di nazionalizzare le autostrade, ipotesi che è ora agli onori della cronaca dopo l'avvio della revoca della concessione per la tratta A10 ad Autostrade per l'Italia.

Ma quanto costerebbe allo Stato? Secondo le stime elaborate dal quotidiano La Stampa circa 20 miliardi senza considerare le penali eventuali che il Governo dovrebbe pagare pur non avendo a oggi nessuna intenzione di farlo.

La divisione interna

I malumori nel Governo non mancano. A partire da Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che dal meeting di Rimini si è detto subito contrario a questa ipotesi. «Non sono molto persuaso che la gestione dello Stato sia di maggiore efficienza" ha dichiarato.

E infatti. "Sarebbe un errore grave almeno quanto continuare ad affidare la gestione a una società inadempiente" scrive in linea con Giorgetti in una nota l'Istituto Milton Friedman, think thank liberale che rifà il suo pensiero a quello dell'economista Premio Nobel. "I servizi erogati dallo Stato in Italia sono infatti per la maggior parte di scarso valore qualitativo e il nostro Paese non sarebbe logisticamente in grado di assumersi oggi la responsabilità di una gestione più efficiente di quella attuale, basti pensare alle condizioni in cui riversano le strade di competenza pubblica e decine di altri servizi pubblici. Riteniamo che il sistema concessorio non possa essere messo in discussione considerato che ogni alternativa che preveda il coinvolgimento in prima linea dello Stato non possa che essere peggiorativa".

Le tre possibilità

Ammesso che venga tolta davvero la concessione ad Autostrade per l'Italia (che significa togliere dal controllo la metà circa delle autostrade italiane) sono tre le vie percorribili dal Governo:

  • rimettere tutto nelle mani dell'Anas, la società pubblica del gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce già parte della rete autostradale;
  • creare una nuova società con la finalità di gestione
  • nominare un commissario straordinario per la rete autostradale.

La prima ipotesi sembrerebbe la più semplice e la più sensata: con i ricavi dai pedaggi si potrebbero  pagare personale e investimenti. Si tratterebbe di fatto di un passaggio di contratti. Ma non si può non considerare che Anas ha già circa 6mila dipendenti e oltre 26 mila chilometri di strade da gestire, lavoro che ha sempre fatto per lo più male e con gravi problemi di sicurezza sui tratti stradali stessi.

La seconda ipotesi è quella di creare da zero una nuova realtà in cui far confluire contratti e personale. Di certo ci sarebbero nuovi costi da sostenere. Ma resta l'opzione più credibile.

Il commissariamento invece sembra essere la soluzione meno praticabile, sia perché "di passaggio" verso una soluzione definitiva che andrebbe poi comunque presa, sia perché poco risolutiva.

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Redazione