Niente pensione a 67 anni
Perché il Parlamento si appresta a bloccare il legame tra l’età pensionabile e le aspettative di vita della popolazione
Per una volta Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, presidenti delle commissioni sul lavoro di Camera e Senato, si sono trovati d’accordo. Entrambi, che sono da sempre avversari politici e hanno ricoperto la carica di ministro del welfare per due governi di colore diverso, si sono espressi contro l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, prevista per legge a partire dal 2019.
Meglio bloccare per un po' l’asticella più in basso, hanno detto in sostanza Damiano e Sacconi, proponendo di modificare le regole da loro stessi introdotte negli anni passati. Per legge, infatti, l’età pensionabile viene periodicamente adeguata alle aspettative di vita della popolazione certificate dall’Istat, che crescono grazie anche ai progressi della medicina.
In pensione a 70 anni nel 2050
Va precisato tuttavia che si tratta dei requisiti per avere la pensione di vecchiaia, quella che i lavoratori maturano in base all’età, indipendentemente dai contributi versati (purché vi sia un’anzianità di carriera minima di almeno 20 anni). Non stiamo parlando dunque né della pensione anticipata (che si matura con 41 o 42 anni e mezzo di contributi, indipendentemente dall’età) né dell’anticipo pensionistico introdotto dal governo Renzi, che scatta invece a 63 anni.
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Oggi l’accesso alla pensione di vecchiaia (che per molti italiani è la prima possibilità di mettersi a riposo non potendo maturare i requisiti per l’assegno anticipato) è fissata a 66 e 7 mesi e dovrebbe salire a 67 anni a partire dal 2019. Poi è previsto un altro innalzamento a 67 anni e 3 mesi nel 2021 e così via, a intervalli regolari, fino ad arrivare a quasi 70 anni dopo il 2050.
Fermare la scala mobile
Ora, però, la presa di posizione bipartisan di Damiano e Sacconi sembra destinata a cambiare le carte in tavola. La loro iniziativa avrà di sicuro un grande peso in Parlamento, anche perché l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita è stata introdotta e confermata proprio da Sacconi e Damiano quando erano ministri. A quei tempi, però, la soglia anagrafica per mettersi a riposo era molto più bassa di ora (65 anni per gli uomini e 60 per le donne). Poi, nel dicembre 2011 è arrivata la Riforma Fornero che l’ha innalzata di colpo a 67 anni.
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Ma cosa accadrà nei prossimi anni all’età pensionabile? Quasi di sicuro, verrà fermata la scala mobile che adegua automaticamente l’uscita dal lavoro alle aspettative di vita. L’obiettivo dei due parlamentari è creare un meccanismo meno rigido di adesso, fermo restando l’obiettivo di garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale nel lungo periodo. Chi vuole andare in pensione prima dei 67 o 70 anni, insomma, da oggi ha qualche speranza in più.