Norme anti evasione: così la Ue vuole controllare le multinazionali
I grandi gruppi dovranno comunicare i dati sul proprio bilancio in modo più trasparente, ovvero Paese per Paese membro dell’Unione
Si preannuncia come un vero e proprio giro di vite il provvedimento che dovrebbe essere presentato nelle prossime ore a Strasburgo e che conterrà norme fiscali anti evasione più stringenti per le multinazionali presenti nell’Unione europea. L’obiettivo di fondo è evitare, come accaduto purtroppo più volte in passato, che grandi gruppi possano operare in vari Paesi membri dell’Unione ma poi decidere di fissare la propria sede legale in uno di essi dove la tassazione è più favorevole eludendo così gran parte delle imposizioni fiscali di altri Stati continentali. Un fenomeno che si è riproposto più volte, spingendo l’opinione pubblica a chiedere con forza un intervento legislativo che ponesse un argine a questi comportamenti fino a questo momento solo moralmente condannabili. Ora, tali comportamenti diventeranno discutibili anche da un punto di vista legale, grazie come detto alle richieste stringenti a cui saranno sottoposte le multinazionali.
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In particolare i grandi gruppi economici che registreranno un fatturato complessivo superore ai 750 milioni di euro, saranno tenuti a fornire informazioni più dettagliate e più trasparenti su quelli che sono i risultati economici realizzati materialmente in ciascuno dei Paese dell’Unione in cui vantano attività. In questo modo sarà possibile determinare quale sia il valore economico specifico di una multinazionale Paese per Paese, e per questa via arrivare a determinare una tassazione più equa e meglio distribuita tra le varie realtà territoriali. Si tratta di un pacchetto di misure la cui approvazione dovrebbe avvenire entro quest’anno, e dopo l’inclusione nelle legislazioni nazionali nel corso del 2017, nel 2018 potrebbero effettivamente arrivare i primi rapporti fiscali delle multinazionali resi pubblici sulla base delle proprie informazioni.
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Queste ultime, come detto, dovranno essere molto dettagliate, e in particolare, dovranno, sempre Paese per Paese, rendere pubblici i seguenti particolari: natura delle attività svolte, numero degli addetti, totale delle vendite globali incluse quelle realizzate con terze parti e tra le società dello stesso gruppo, profitti prima dell’imposizione fiscale, ammontare delle imposte dovute in un Paese in base ai profitti generati in quel Paese nell’anno corrente, ammontare delle imposte effettivamente pagate quell’anno e utili non distribuiti. Contestualmente, l’Unione europea provvederà anche alla definizione di una lista aggiornata dei ‘paradisi fiscali’, dei Paesi cioè che si rifiutano di applicare gli standard internazionali di trasparenza, tra i quali in queste ore a pieno titolo è stata inserita ovviamente Panama, Paese salito agli onori delle cronache per la gran quantità di conti esteri ospitati.