Le novità sulle pensioni soprattutto per donne e giovani
Il Governo studia modifiche alle norme per cercare di mantere in piedi il sistema pensionistico anche per le generazioni future
Il nodo delle pensioni torna protagonista, anche perché in assenza di novità da parte del governo a gennaio 2024 entrerà in vigore la Fornero. La legge di Bilancio 2023 era intervenuta sul mondo delle pensioni mettendo la solita pezza e dunque rinnovando con modifiche l’Opzione Donna e l’Ape sociale. Si sono poi aperti dei tavoli con i sindacati per cercare di dar vita ad una riforma più strutturata ma per il momento poco è stato fatto. Il tempo però stringe e sta arrivando il momento, per il governo, di agire anche sul versante delle pensioni per evitare il ritorno della Fornero.
Sul tavolo dell’esecutivo due sono i temi forti: donne e giovani. Per quanto riguarda la prima categoria si pensa di modificare l’attuale Opzione donna e introdurre una sorta di “Ape sociale” in rosa, che dovrebbe andare a comprendere solo la categoria delle lavoratrici che sono in una situazione di disagio (invalidità, licenziate, caregiver) e che hanno almeno tra i 61 e i 62 anni di età più 30 anni di contributi. Queste potrebbero avere la possibilità di avere un sussidio non superiore ai 1.500 euro lordi per 12 mensilità. Per le lavoratrici che invece fanno lavori gravosi per andare in pensione prima si dovrebbe aver maturato 34 anni di contributi e avere almeno due figli. Si parla di sussidio perché dovrà essere visto come una misura di accompagnamento alla pensione.
Altra opzione sul campo per le donne vede una revisione dell’Opzione donna escludendo la presenza di figli. L’attuale misura prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 60 anni, con 35 anni di contributi, e la possibilità di avere lo sconto di un anno se si ha un figlio e di due se si hanno più figli. Opzione rivolta solo alle donne che vertono in condizioni di fragilità. Parte della maggioranza vorrebbe però che si eliminasse il paletto dei figli, per accedere prima alla pensione in modo da allargare la platea, ma lasciando immutata la categoria di donne a cui è rivolta: caregiver, invalidità fino al 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. L’idea è dunque quella di riportare Opzione Donna alle sue origini, come quanto era stato approvato dal governo Draghi nel 2022.
Accanto al mondo delle donne arrivano proposte anche per i giovani. Tema che questa volta vede in prima linea i sindacati che hanno sollevato il problema delle pensioni per i lavoratori più giovani diverse volte. Per questa categoria vista la difficoltà di trovare il lavoro, gli stipendi bassi, i tempi discontinui nell’attività lavorativa intervallati da mesi o anni di inattività, diventa difficile se non impossibile pensare ad una possibile uscita anticipata dal mondo del lavoro, per accedere alla pensione. Da qui l’ipotesi di permettere il cumulo tra la previdenza privata e la pensione pubblica. Opzione che potrebbe essere estesa a tutti i lavoratori che operano interamente nel sistema contributivo, a partire dal 1° gennaio 1996. Previdenza privata che garantirebbe un maggiore introito pensionistico e la possibilità di anticipare la pensione, ma che non è raggiungibile da tutti. Il primo motivo è di carattere culturale. Lo strumento della pensione integrativa non è conosciuto dai più giovani e chi lo conosce fa fatica ad usarlo a causa degli stipendi troppo bassi, che non permettono di accantonare una quota fissa al mese per poterne poi godere in vecchiaia. La pensione integrativa per quanto resti dunque uno strumento più che valido da affiancare a quella pubblica, rimane poco accessibile a tutti i lavoratori giovani e, aspetto che poi molto spesso viene tralasciato, per ottenere un compenso di un certo livello in vecchiaia si devono iniziare ad accumulare risorse fin da molto giovani.
Da ricordare infine come le diverse iniziative in campo pensionistico che verranno realizzate dipendono dai soldi che effettivamente saranno disponibili per l'attuale legge di Bilancio. Aspetto non secondario dato che lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte sottolineato come non tutte le proposte dei ministeri potranno essere accolte.
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