Nuove sanzione Ue ed Usa contro la Russia che risponde con le sue agli Stati Uniti
Si stringe ancora la morsa attorno ad aziende ed oligarchi russi. Ma Mosca risponde
Il mondo stringe il cerchio delle sanzioni attorno alla Russia e Mosca risponde applicandone a sua volta nei confronti del presidente Usa Joe Biden e del segretario di Stato Anthony Blinken, ai quali verrà vietato l’ingresso nel Paese. In mattinata è arrivato il via libera del consiglio Ue al quarto pacchetto di provvedimenti contro la Russia: tra le misure c’è il divieto di intrattenere transazioni con le imprese statali russe attive in diversi settori, soprattutto il complesso militare e industriale; saranno inoltre vietate le esportazioni di beni siderurgici, ma anche di auto di lusso e preziosi "per colpire direttamente le élite del Paese” e infine le agenzie di rating attive nell’Ue non potranno più assegnare valutazioni alla Russia e alle sue società come emittenti, il che rappresenterà un ostacolo ulteriore per l'accesso di Mosca ai mercati finanziari.
“Si tratta di un altro duro colpo alla base economica e logistica sulla quale Putin sta costruendo l'invasione dell'Ucraina e la sta finanziando", ha commentato l’alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell. L’Unione europea, ha aggiunto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, intende applicare una crescente "pressione sulla Russia" perché cessi “l’aggressione" all'Ucraina. “Abbiamo già presentato quattro pacchetti di sanzioni e siamo pronti a lavorare su ulteriori" provvedimenti, ha spiegato Dombrovskis. Secca la replica del Cremlino, che con il portavoce Dmitry Peskov ha precisato che l'economia russa non è stata "schiacciata" dalle sanzioni occidentali e "ogni difficoltà è un'opportunità di sviluppo". La Russia ha quindi imposto a sua volta sanzioni nei confronti di Biden, Blinken e di altri personaggi di spicco della politica Usa, come segretario alla Difesa Lloyd Austin, il capo della Sicurezza nazionale, Jake Sullivan e il suo vice, Daleep Singh, il capo degli Stati maggiori congiunti, generale Mark Milley, il capo della Cia, William Burns, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, il figlio di Biden, Hunter e l'ex segretario di Stato, Hillary Clinton. Le misure includono appunto il divieto di ingresso in Russia e il congelamento di asset, ma non impediscono contatti ad alto livello se necessario.
Anche gli Usa hanno deciso l’applicazione di nuove sanzioni nei confronti della Russia e anche del presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, e della sua famiglia. Da parte sua, il governo britannico guidato da Boris Johnson ha inserito altri 370 nomi di personaggi russi nella lista nera dei sanzionati, per i quali è previsto il congelamento degli asset reperibili nel Regno Unito e il divieto di viaggio. Nella nuova lista compaiono politici di spicco come l'ex presidente Dmitri Medvedev e l'attuale ministro della Difesa, Serghei Shoigu, ma anche lo stesso Peskov e la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, oltre alla Internet Research Agency, che Londra ha definito "famigerata fabbrica russa di troll". La Gran Bretagna ha poi decretato sanzioni contro l'importazione di una serie di beni dalla Russia, tra cui la vodka.
Da ogni parte del mondo si stanno moltiplicando le iniziative sanzionatorie nei confronti di Mosca: il Canada ha annunciato nuovi provvedimenti in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, tra cui restrizioni su 15 funzionari russi che hanno permesso e sostenuto la scelta del presidente Vladimir Putin di invadere il Paese. E anche il Giappone ha deciso di inasprire ulteriormente le sanzioni contro la Russia e la Bielorussia, aggiungendo quasi 300 articoli alla lista di prodotti non esportabili, tra cui le tecnologie per scopi militari. L'embargo sull'export, che include anche semiconduttori, sistemi avanzati per gli apparati di comunicazione e programmi di design per la manifattura di chips, partirà da questo fine settimana, ha riferito il ministero dell'Economia e del Commercio nipponico, e il divieto riguarda anche le attrezzature tecnologiche made in Japan impiegate per la raffinazione del petrolio. Alcune eccezioni potrebbero essere fatte esclusivamente per ragioni umanitarie.
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