Overtourism, la sinistra cavalca la protesta
Gli stranieri che affollano le nostre città sono il nuovo obiettivo di proteste diffuse. E i sindaci dell’opposizione che fanno? Cavalcano l’onda e ci mettono pure l’allarme per l’alta tensione abitativa. Perché, orfani del campo largo, vale anche l’assalto al «campiello»...
«Santa Rosalia, aiutaci tu». Solo un miracolo salverà Palermo. «La turistificazione è la nuova peste» denuncia l’evocativo striscione, durante i festeggiamenti della patrona locale. Agli attivisti non resta dunque che supplicare la Santuzza, che già si adoperò per risolvere l’epidemia del 1624. Anche a Napoli, dopo lo scioglimento del sangue, serve un altro prodigio di San Gennaro. Esausti cittadini, durante le celebrazioni dello scorso 19 settembre, implorano: «Squaglia tutti i B&b». Sugli stendardi allestiti per la processione, campeggia la scritta: «Nun c’a facimm’ cchiù». Il sovraffollamento, ribattezzato «overtourism», rende insopportabile l’esistenza alla gente del posto. I precursori dell’inospitalità sono stati gli spagnoli: dalle Baleari a Barcellona, si protesta contro i reietti villeggianti. Agitano cartelli, gridano slogan, spruzzano acqua sui malcapitati. L’incubo si materializza adesso anche in Italia, accompagnato dal cacofonico neologismo che inneggia alla rivolta: turistificazione. Dai Nebrodi alle Dolomiti, gli indemoniati intimano: restate a casa vostra.
«Non si affitta ai meridionali». Il cartello spuntava, negli anni Sessanta, a Milano e Torino. Non affittate ai viaggiatori, suggeriscono adesso recuperando sopite discriminazioni. Raus. Sciò. Via. Collettivi, attivisti, centri sociali hanno finalmente individuato i responsabili di degrado e impoverimento. I manifestanti sono gli stessi che scendono in piazza per difendere migranti, sbarchi e Ong. Meglio dunque pericolosi clandestini che bendiposti visitatori. Porti magari spaccio e malavita? Benvenuto. In Italia «nessuno è straniero», recita una proposta di legge perorata in parlamento dall’opposizione. Porti certamente ricchezza e lavoro? Non sei gradito. Del resto, era nell’ammorbata aria. L’ecotalebanesimo comincia ad arrancare. L’incontenibile euforia per la fuffa green s’è già trasformata in mesta consapevolezza.
Lo smarrimento è durato poco. La sinistra ha nuovi nemici: il pacioso americano in calzoncini corti, con multivitaminica moglie a seguito. Sono loro i rei non confessi. Degrado, reati, inquinamento. Colpa loro. Una contorsione tanto audace non poteva che essere imbracciata dai valorosi sindaci piddini. Le loro città campeggiano nell’ultima classifica sulla criminalità. Invece sembrano tutti esegeti del collega meneghino, Giuseppe Sala, che derubricò l’emergenza sicurezza a un «problema di percezione». Solo davanti a numeri schiaccianti, arrivano a concedere: colpa del governo, che non manda abbastanza agenti. Anche se i militari dell’operazione «Strade sicure» sono aumentati da cinque a seimila. A cui vanno aggiunti i 600 in servizio nelle stazioni ferroviarie.
Fa niente. Solo restituire le città ai natii ci salverà. La furia rossa è simboleggiata dalla montante avversione verso gli affitti brevi. A Napoli, oltre a invocare San Gennaro, due settimane fa il collettivo Set ha inscenato una coreografica mobilitazione contro il mefistofelico turismo di massa, che danneggerebbe l’economia. Segue raccolta firme: stop immediato all’apertura di nuovi B&b in centro. Del resto, gli attivisti trovano una robusta sponda in Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: «Spingerò per giungere a una norma nazionale affinché si possa regolamentare l’attività dei B&b» promette. «C’è un problema di congestione. Il turismo è una risorsa di cui non si può fare a meno, ma dobbiamo tener conto delle sofferenze dei residenti».
Nessuno vuole sottovalutare l’atavica emergenza abitativa, per carità. Ma la soluzione può essere davvero bloccare gli affitti brevi, nella speranza che i vacanzieri vadano altrove e con la certezza di danneggiare l’economia locale? A Firenze non hanno dubbi. La sindaca, Sara Funaro, manda avanti il proponimento dell’illustre predecessore, Dario Nardella. Vietare la nascita di nuovi B&b nel centro storico. Lo scorso luglio il Tar della Toscana dichiara decaduta la delibera? Funaro reitera. «La città non deve perdere la propria identità e deve essere vivibile per i fiorentini» delucida. Certo, i primi a non dare il buonissimo esempio, come rivelato da Panorama, sono proprio gli strettissimi parenti della sindaca. A Palazzo Bargellini, la splendida dimora di famiglia, c’è uno zio che affitta brevemente ai viandanti. Mentre i genitori della sindaca, pur avendo la licenza per farlo, si limitano a locazioni più durature.
La città medicea, intanto, scala la graduatoria delle Gotham italiane. Le rapine per strada, ad esempio, sono cresciute del 56 per cento rispetto al 2022. Primato assoluto. L’emergenza, per la giunta Dem, restano comunque gli sfaccendati forestieri. Difatti, mentre Funaro ripristina il vincolo agli affitti brevi, in centro spuntano scritte contro gli invasori. Non spacciano a Santa Maria Novella o rubano a San Jacopino. Ciondolano in centro per ammirare chiese e palazzi. Sono i malfattori americani, con i loro portafogli gonfi, a rendere invivibile l’esistenza. Cartelli stradali, muri, cestini, rastrelliere, pali vengono adornati con scritte e adesivi gialli: «Yankee go home». A casa. Sotto Palazzo Vecchio spunta l’ancor più pirotecnico: «Fuck Usa». E poi, il sempre evocativo ammonimento: «Firenze non si vende». Meglio di uno slogan elettorale. Il campo larghino prenda nota. Via gli americani, comunque. Si ostinano invece a voler visitare la città, dove studiano anche quei delinquenti dei figlioli. Quaranta università americane hanno persino una sede distaccata a Firenze, con 18 mila iscritti ogni anno.
Protestano pure a Roma: monta una raccolta di firme per chiedere di limitare gli affitti brevi, intanto la giunta medita l’ingresso a pagamento per la Fontana di Trevi. A Venezia il biglietto c’è già: costa cinque euro. Giovanni Andrea Martini, consigliere comunale di centrosinistra, propone comunque di serrare le file. Bisogna emulare le contestazioni di Barcellona, dove i manifestanti contro l’overtourism hanno «sparato» ai forestieri usando pistole ad acqua. Matteo Lepore, sindaco dem a Bologna, s’accontenta invece di assalti verbali. La soluzione, anche per lui, è limitare gli affitti brevi. «Il turismo è una bolla che va gestita con politiche nazionali che mancano da tempo» assalta. Colpa del governo che «liscia il pelo alle lobby». Già, i famigerati poteri fortissimi dei B&b. E così, pure nella storica capitale del potere dem, i compagni protestano vivacemente. ll collettivo universitario Luna blocca un bus turistico in piazza Maggiore «per denunciare la turistificazione e le contraddizioni dello sviluppo di Bologna».
Un altro alfiere è il sindaco di Verona: Damiano Tommasi, già fuoriclasse del pallone. Bisogna regolare il fenomeno della cosiddetta «alta tensione abitativa», spiega con Lepore. Anche la città di Giulietta e Romeo è meno amorevole verso i viaggiatori. Lo scorso Ferragosto il centro viene tappezzato da inospitali adesivi: «Tourist go home. Stop Airbnb». L’aggiunta di «Semo alle asse», ossia alla frutta, denota la chiara matrice veneta. I messaggi vengono lasciati su decine di campanelli e portoni di alloggi per affitti brevi. Insomma, anche qui, pare che la causa di ogni male siano gli spavaldi visitatori. Eppure, persino Verona ben figura nella classifica della criminalità: ventiduesimo posto, in vivace e continua risalita. L’assessora alla sicurezza veronese, Stefania Zivelonghi, enuncia però l’inscalfibile teoria piddina: «Dove ci sono tante presenze turistiche, è alta la microcriminalità e bassa la sicurezza». Sono i visitatori, con gli orologioni in bella vista, a fomentare i delinquenti. Per non parlare dell’annoso problema degli scippi tra villeggianti. Certo: il teorema vacilla, per esempio, a Torino, tra le città meno sicure d’Italia. E non certo affetta dal letale morbo. Il sindaco dem, Stefano Lo Russo, preferisce comunque portarsi avanti: «Dobbiamo mettere in campo azioni preventive».
«Tourism kills the city» scrivono pure a Palermo, sui frangiflutti del Foro Italico. Ma anche i muri dei quartieri più visitati vengono insozzati da una violacea scritta: «Tourist go home» (peraltro analoga a quella che ha deturpato una pietra, con tanto di impronta fossile, sulle Dolomiti). Mettetevi allora nei panni degli sgomenti in calzoncini, che si aggirano per il capoluogo siciliano. Volevano sentire gli odori di Ballarò, perdersi nella cattedrale, gustare qualche cannolo. Sono invece paganti non graditi, a sfregio della storica ospitalità nella regione meridionale. I nuovi appestati. Santa Rosalia, aiutaci tu. Solo l’ennesimo miracolo potrà debellare «la piaga che infama Palermo». Per lo zio di Johnny Stecchino, nel celebre film, era «il traffico». Adesso sono i turisti.