Tutti i paradisi fiscali, da Panama ad Andorra
Quali sono i paesi meta degli evasori, inclusi nella lista nera dell'Agenzia delle Entrate e quali nazioni si stanno invece mettendo in regola
Niente tasse o prelievo fiscale bassissimo, nessuna regola per la trasparenza dei bilanci e segreto bancario assoluto, che impedisce lo scambio di informazioni con le autorità italiane, quando vanno a caccia di evasori. Ecco il mix di elementi che fa sì che un paese sia considerato un paradiso fiscale e inserito nella black-list compilata nel 1999 dall'Agenzia delle Entrate, più volte aggiornata negli anni successivi. Alcune nazioni come la Svizzera o il Liechtenstein stanno però uscendo dalla lista, grazie agli accordi siglati lo scorso anno con il governo italiano. Ma ecco, di seguito, una panoramica sui paradisi fiscali del mondo.
Andorra
L'hanno definito l'ultimo paradiso fiscale d'Europa. Il principato che si trova nel cuore della Penisola Iberica ha un regime fiscale agevolato. Il sistema bancario rappresenta quasi il 20% del pil nazionale e ha mantenuto vincoli di segretezza superiori a quelli della Svizzera.
Isole Vergini
L'arcipelago di 40 isole nel Mar delle Antille è un altro rifugio per chi vuole evitare le imposte nella madrepatria. Aprire una società offshore costa nelle Isole Vergini poche centinaia di euro, con diversi schermi che coprono l'anonimato.
Liechtenstein
E' stato per molti anni un paradiso fiscale ma sta per uscire dalla lista nera (black list) stilataa suo tempo dall'Agenzia delle Entrate. Merito di un accordo firmato nel 2015 dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, con il suo collega del Liechtenstein Adrian Hasler. Anche il governo di Vaduz, infatti, si è impegnato nello scambio di informazioni con il fisco italiano (come ha fatto la Svizzera) sui soldi detenuti all'estero dai cittadini della Penisola.
Maldive
Le splendide isole nell'Oceano Indiano sono un rifugio per i ricchi del pianeta che non vogliono pagare tutte le tasse. Più che gli europei, la Maldive attirano capitali e società offshore soprattutto dall'India.
Monaco
Pure il Principato di Monaco si avvia a diventare un ex-paradiso fiscale come la Svizzera e il Liechtenstein. L'ambasciatore d'Italia a Montecarlo, Antonio Morabito, e il ministro per gli Affari Esteri e della Cooperazione monegasco , Gilles Tonelli, nel 2015 hanno infatti firmato un accordo per lo scambio di informazioni (a richiesta) sui soldi detenuti all'estero dai cittadini italiani.
Oman
Il sultanato arabo è tra i paesi che rientrano a pieno titolo nella black list dell'Agenzia delle Entrate, come paradiso fiscale. In Oman, infatti, non esiste imposta sulle persone fisiche mentre l'imposta sulle persone giuridiche è appena al 12%, meno della metà che in Italia. Il rifiuto allo scambio di informazioni con l'estero ha resol'Oman bandito dalle autorità fiscali italiane.
Panama
E' considerata il “buco nero” tra tutti i paradisi fiscali, perché viene scelta spesso come meta anche dalle organizzazioni criminali e non solo dagli evasori. Aprire una società nella Repubblica di Panama senza nessun controllo è infatti facilissimo (basta pagare meno di 2mila euro). Non a caso, le persone giuridiche offshore che hanno sede lì sono ben 350mila. Il governo panamense dice di voler collaborare con la comunità internazionale e avviare uno scambio di informazioni come la Svizzera, Monaco e il Liechtenstein. Per adesso, tuttavia, non si è passati ancora dalle parole ai fatti.
Le altre nella lista
Antigua e Barbuda, Antille Olandesi,Bahamas, Barbados, oltre a paesi di superficie più consistente come Costa Rica, Belize. Sono molti gli altri nomi dei paesi che fanno scattare un campanello d'allarme al fisco italiano, non appena c'è un nostro connazionale che ha un'attività in quei territori. Ovviamente, avere rapporti economici con queste nazioni non è automaticamente reato. Inoltre, non tutti i paradisi fiscali sono trattati alla stessa stregua dalle leggi del nostro paese. A incidere di più, infatti, è spesso il comportamento del contribuente che a volte può piazzare la sede della propria società anche in un paese europeo, senza avervi in realtà una stabile organizzazione. In questo caso, anche se la meta di destinazione non è un paradiso fiscale, è chiaro che si tratta di un'operazione fatta solo per pagare meno tasse.