Il patto dell’acciaio
Cina e Russia unite da un'alleanza che va ben oltre il semplice significato commerciale
Servono circa 50 tonnellate di acciaio per produrre un carro armato moderno e poco più di 40 chilogrammi per realizzare un proiettile da 155 mm. E per quanto nessuno conosca esattamente l’entità delle spedizioni russe di veicoli corazzati, cannoni o munizioni al fronte è evidente come l’industria pesante russa stia ancora funzionando. Le acciaierie russe sfornano giubbotti antiproiettile, elmetti e piastre corazzate per i veicoli senza soluzione di continuità. Se le sanzioni occidentali possono aver colpito le tecnologie per gli armamenti più avanzati, che avrebbero consentito all’esercito russo di colpire un numero limitato di obiettivi in Ucraina e di limitare le perdite dei propri militari, di sicuro non hanno raggiunto la loro industria pesante.
Attualmente le fabbriche militari e i loro fornitori stanno aumentando la produzione a un ritmo senza precedenti per l'industria russa. Sullo sfondo della stagnazione o della debole crescita della maggior parte dei settori civili, il complesso militare-industriale si sta statisticamente trasformando nella locomotiva dell'intera economia. Le acciaierie russe attualmente stanno producendo oltre 150.000 proiettili da 155 mm al mese, che potrebbero aumentare fino a 200.000 nel corso di quest'anno. E chi poteva essere il fornitore di tecnologia per la produzione di acciaio se non il primo produttore globale, la Cina?
Oggi è la tecnologia di Pechino che mantiene in vita l'industria pesante russa: in una situazione “win-win” che vede opportunità commerciali per l'eccesso di capacità cinese coniugarsi alla necessità di Mosca di mettere in condizione la sua industria siderurgica di sostenere i suoi obbiettivi bellici. Sono sempre più le industrie pesanti russe che ricorrono alla tecnologia di Pechino, dal gigante dell’alluminio Rusal International PJSC al primo produttore globale di palladio Norilsk Nickel PJSC: il settore estrattivo russo si basa su infrastrutture ereditate dall'era sovietica, obsolete e altamente inquinanti. Le regioni minerarie del Paese, come l'area di Norilsk, dove l'attività industriale risale a quasi un secolo fa, oggi si trovano davanti all’esigenza, se non di attuare un profondo cambiamento nelle loro tecnologie obsolete, quantomeno di manutenere l’attuale sistema industriale.
Oggi Magnitogorsk Iron and SteelWorks (MMK), la terza più grande azienda siderurgica russa, sta passando alle tecnologie cinesi sostituendo quelle delle aziende occidentali che hanno lasciato la Russia. MMK, uno dei più antichi produttori di acciaio del Paese, a metà degli anni '90 era in bancarotta, ma solo dieci anni dopo si era risollevata grazie ai crediti a basso interesse degli istituti di credito istituzionali come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) ed a fornitori esteri, molti in Italia, per le attrezzature e le tecnologie più moderne. Oggi Sinosteel Engineering & Technology Co., una controllata di Baowu Steel Group, il più grande produttore di acciaio al mondo, sta realizzando nell’impianto di MMK a Magnitogorsk, sui monti Urali, una nuova cokeria: uno dei molteplici esempi dell’”amicizia senza limiti” tra Russia e Cina.
Per la Russia la fornitura di attrezzature cinesi è ormai una scelta obbligata, tuttavia quando i fornitori occidentali sono usciti in massa dall'industria russa dopo l'invasione del 2022, il loro esodo ha provocato danni marginali alla siderurgia russa. Il controllo dell'industria siderurgica ha storicamente coinvolto quasi esclusivamente contendenti russi: i principali produttori di acciaio russi, MMK, NLMK, Mechel, e Severstal, sono guidati da oligarchi competenti nel loro settore industriale, che nel tempo hanno gelosamente controllato il settore impedendo incursioni da parte di società straniere.
Ma l’acciaio, una volta prodotto, va lavorato per alimentare l’industria bellica, e la qualità degli strumenti utilizzati per lavorare il metallo condiziona l'industria pesante, la cantieristica navale, l'industria aeronautica e l'intero settore della difesa. L'industria russa delle macchine utensili era già in ritardo negli anni '80, ma dopo il crollo dell'Unione Sovietica, nel 1991, è semplicemente scomparsa. La totale dipendenza della Russia dalle importazioni renderebbe le macchine utensili a controllo numerico computerizzato (CNC) un candidato a sanzioni che sarebbero altamente efficaci, in quanto porterebbero a un arresto dello sviluppo economico russo, o almeno rallenterebbero gravemente il ritmo di crescita. Un divieto generalizzato di qualsiasi esportazione di macchine utensili di precisione verso la Russia avrebbe effetti devastanti.
Ma le dichiarazioni doganali russe mostrano che i produttori cinesi hanno spedito a luglio macchine utensili per un valore di 68 milioni di dollari rispetto ai soli 6,5 milioni di dollari del febbraio 2022, inizio dell’invasione dell’Ucraina: anche in questo caso la Russia, privata dell’accesso ai macchinari europei, non ha avuto altra scelta che affidarsi alla Cina. Certo la tecnologia cinese non è ancora al livello di quella tedesca o giapponese ed i suoi strumenti tendono ad essere nella fascia bassa dello spettro di sofisticazione ma il governo sta investendo massicciamente in ricerca e sviluppo e l’economia di scala che ne sta derivando potrebbe fungere da acceleratore agli sforzi di Pechino.
Variazione del valore e del volume delle esportazioni cinesi verso la Russia in alcuni beni sanzionati. Evidenziato in rosso il settore delle macchine utensiliIstituto per le economie emergenti della Banca di Finlandia
Eppure questo tipo di trasferimento di tecnologia non è così immediato come si potrebbe supporre: le fabbriche militari high-tech della Russia, che hanno basato i loro processi produttivi sulle caratteristiche degli strumenti dei produttori occidentali, non possono, in tempi brevi, sostituirli con gli strumenti cinesi meno precisi ed accurati, basati su specifiche diverse, per replicare lavorazioni critiche. E’ molto più probabile che gli impianti di difesa russi stiano oggi solo iniziando a utilizzare macchine utensili CNC cinesi.
Paiono quindi fondate le ipotesi che le sanzioni occidentali vengano aggirate e che l’industria bellica russa continui a disporre di macchine utensili prodotte nell'Unione europea: i dati commerciali russi mostrano che le macchine utensili prodotte nell'UE continuano a fluire verso la Russia, il che indica che la domanda continua, nonostante le restrizioni e le difficoltà logistiche associate, sfruttando la Turchia come snodo per il trasferimento di beni a duplice uso di produzione occidentale: una macchina utensile è una tecnologia che può essere utilizzata sia per scopi militari che civili.
In realtà le esportazioni di macchine utensili CNC sono solo un esempio di come Cina e Russia siano progressivamente coinvolte in una partnership militare-industriale sempre più profonda: recentemente Xi Jinping ha affermato che il commercio bilaterale annuale con la Russia ha raggiunto un massimo storico di quasi 200 miliardi di dollari. Le esportazioni cinesi verso la Russia sono salite a 110 miliardi di dollari nel 2023: un aumento del 125% che compensa e supera il calo delle merci provenienti dall'Occidente. Mentre Pechino aumenta gli acquisti a “prezzi di favore” delle esportazioni energetiche russe per le aziende cinesi si aprono nuovi mercati per sostituire le aziende occidentali di componenti cruciali per la macchina bellica russa.