Pensioni 2017, cosa potrebbe cambiare
Penalizzazioni per chi si ritira prima dei 66 anni, prestito previdenziale e meno tasse sui fondi integrativi. Le soluzioni studiate dal governo
A Palazzo Chigi c'è già una cabina di regia, guidata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini. E' quella che sta studiando tutte le soluzioni per rendere più flessibile la Riforma Fornero del dicembre 2011, abbassando di due o tre anni l'età pensionabile, che oggi è fissata (per gran parte dei lavoratori) a 66 anni e 7 mesi. Quali sono queste soluzioni che potrebbero prendere corpo nel 2017? Ecco, di seguito, una panoramica di tutte le ipotesi sul piatto.
Penalizzazione al 3-4%
La soluzione di cui si parla più spesso consiste nell'abbassamento fino a 3 anni dell'età pensionabile. I lavoratori più anziani avrebbero dunque la possibilità di mettersi a riposo verso i 63-64 anni, accettando però come contropartita un taglio dell'assegno pensionistico. La decurtazione dovrebbe essere nell'ordine del 3-4% per ogni anno che precede il compimento dei 66. Esempio: chi si ritira a 63 anni subirebbe un taglio della rendita pari al 9-12%. Questa soluzione avrebbe comunque un impatto negativo sui conti pubblici nel breve termine perché, nonostante i tagli, lo Stato si troverebbe comunque a pagare qualche migliaia di pensioni in più del previsto, a persone che invece oggi sono costrette a rimanere al lavoro con le regole attuali. Per ridurre i costi, può darsi che il governo conceda la possibilità di ritirarsi a 63-64 anni soltanto a specifiche categorie di lavoratori, per esempio a chi è rimasto disoccupato in età anziana.
Il prestito pensionistico
Nelle ultime settimane ha corpo anche l'ipotesi di un prestito pensionistico, già circolata negli anni scorsi. In pratica, con l'ausilio del sistema bancario, ai lavoratori che si ritirano prima del previsto verrebbe erogato un finanziamento (con la garanzia dell'Inps) che costituisce un anticipo di pensione. Le somme incassate subito saranno poi restituite dal pensionato a rate in un massimo un ventennio, con un taglio degli assegni pensionistici futuri, percepiti dopo il compimento dei 66 anni (cioè dopo il superamento della soglia anagrafica prevista oggi dalla legge Fornero per andare in pensione).
Opzione donna
Da qualche settimana, si parla molto di un'estensione anche agli uomini (o a specifiche categorie di lavoratori) dell'Opzione Donna. Si tratta della possibilità, riservata sino allo scorso anno alle lavoratrici del gentil sesso, di andare in pensione a 57 anni di età con almeno 35 anni di contributi. Chi si avvale dell'Opzione Donna, però, avrà l'assegno pensionistico calcolato con il poco vantaggioso metodo contributivo che in genere comporta un taglio sull'assegno di almeno il 30%.
Meno tasse sulla previdenza integrativa
Tra le misure allo studio in materia di previdenza, seppur non strettamente correlate alle modifiche alla Legge Fornero, c'è anche un abbassamento del prelievo fiscale sui fondi pensione. Oggi, i rendimenti della previdenza integrativa subiscono una tassazione del 20%. Si parla di un ritorno all'11,5%, com'era del resto fino a un paio di anni fa.