Pensioni: cosa sono la quota 100 e le altre idee di Lega e M5S
Le donne a riposo a 58 anni (col metodo contributivo) e tutti a 64 anni con 36 di contributi. Così Salvini e Di Maio vogliono cambiare la previdenza
Quota 100, pensione di cittadinanza. Ecco i pilastri su cui potrebbe poggiare (ma il condizionale è d’obbligo) la nuova previdenza italiana dopo l'approvazione della prossima manovra economica per il 2019 da parte del governo Conte.
Va ricordato infatti che, nel contratto di governo firmato da Lega e 5 Stelle, i leader dei partiti vincitori Matteo Salvini e Luigi Di Maio un ampio spazio viene riservato alle pensioni, con l’obiettivo di smontare pezzo per pezzo la Legge Fornero, l’ultima riforma previdenziale approvata in Italia nel dicembre 2011. Ecco, di seguito i principali provvedimenti messi in cantiere dalla nuova maggioranza.
Quota 100
La misura previdenziale più significativa contenuta nel contratto di governo è l’introduzione della cosiddetta Quota 100. Si tratta di un sistema che consente di andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica del lavoratore e dei suoi anni di contributi supera una determinata soglia, fissata appunto a 100. Esempio: chi ha 64 anni potrà mettersi a riposto se ha accumulato almeno 36 anni di contributi. A chi ha compiuto 66 anni, invece, basterà avere 34 anni di carriera alle spalle. Non è ancora ben chiaro, tuttavia, se pe rl'accesso alla quota 100 verrà fissata comunque una soglia minima di età (si parla infatti della possibilità che sia richiesto come requisito l'aver compiuto almeno i 64 anni).
Inoltre, il contratto di governo prevede anche la possibilità di accedere a una nuova pensione di anzianità per chi ha accumulato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Si tratta di finestre di uscita dal lavoro più generose rispetto a quelle previste dalla Legge Fornero che permette di andare in pensione attorno ai 67 anni (con l’assegno di vecchiaia) o con 42 anni e 10 mesi di carriera (41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall’età.
Opzione Donna
L’accordo di governo ormai prossimo alla firma prevede anche la reintroduzione dell’Opzione Donna, un sistema che permette alle lavoratrici del settore pubblico e privato di mettersi a riposo con appena 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi.
Chi vuole avvalersi dell’Opzione Donna deve però accettare che la sua pensione venga calcolata interamente con il poco vantaggioso metodo contributivo, un sistema comporta un taglio di almeno il 30-40% rispetto all’assegno che maturerebbe invece con il più conveniente metodo retributivo (cioè in proporzione alla media degli ultimi stipendi).
Pensione di cittadinanza
Il terzo pilastro della nuova previdenza di Lega e 5Stelle è l’introduzione di una pensione di cittadinanza di 780 euro al mese, ben più alta dell’assegno minimo di 500 euro. La nuova rendita spetterà a tutte le persone anziane che non sono più in età da lavoro e si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta. La pensione di cittadinanza, tuttavia, in una prima fase potrebbe essere esclusa dai provvedimenti in materia di pensioni adottati dal nuovo governo.