Pensioni e Ape: come funziona il prestito bancario
Un finanziamento da restituire in 20 anni. Ecco lo strumento che permette di andare in pensione fino a 3 anni e 7 mesi prima del previsto
Volontaria, social o legata a una ristrutturazione aziendale. Sono le tre versioni previste per l'Ape (anticipo di pensione), il nuovo sistema che permetterà a gli italiani nati tra il 1951 e il 1954 di congedarsi dal lavoro, a partire da quest'anno, prima di quanto prevede oggi la legge (a 66 anni e 7 mesi). Per ottenere questo beneficio, il lavoratore che vuole andare in pensione prima del previsto dovrà però ricorrere a un prestito previdenziale. Chiederà cioè un finanziamento a un istituto di credito, che gli anticiperà le mensilità di pensione percepite prima di aver compiuto i 66 anni e 7 mesi. Tutte le pratiche verranno però svolte però attraverso l'Inps, senza la necessità di rivolgersi direttamente all'istituto finanziatore. Il pensionato restituirà le somme prese a prestito a rate, nell'arco di 20 anni, con una trattenuta sull'assegno pagatogli periodicamente dall'Inps. La rata per rimborsare il prestito, in teoria, dovrebbe comportare un taglio alla pensione del 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo. In caso di mancato rimborso del prestito, va sottolineato che il pensionato non rischia pignoramenti o procedure esecutive (e non lascia alcun obbligo di rimborso agli eredi).
Le tre versioni dell'Ape
Come già ricordato, l'Anticipo di Pensione sarà in 3 diverse versioni. Con l'Ape Social., che è riservata alle fasce più deboli della popolazione a chi guadagna meno di 1.350 euro lordi al mese e ha 36 anni di contributi alle spalle (30 se disoccupati), il governo si impegna a pagare di tasca propria almeno una parte le rate che servono per rimborsare il prestito. Con l'Ape legata alle ristrutturazioni aziendali, invece, il prestito previdenziale è a carico dell'impresa che vuole pre-pensionare un dipendente con più di 63 anni. Con l'Ape Volontaria, invece, è lo stesso lavoratore a chiedere di andare in pensione prima e a sobbarcarsi tutti gli oneri del prestito previdenziale. Il 50% degli interessi del finanziamento sarà comunque detraibile dall'irpef, cioè dalle tasse. Nel caso degli incapienti, cioè quenti contribuenti che non pagano tasse (per effetto di altre detrazioni), la quota di interessi darà comunque luogo a un credito di imposta (non essendo detraibili in mancanza di un debito fiscale). Infine, non va dimenticato un requisito importante: potrà beneficiare del prestito previdenziale e mettersi a riposo prima solo chi matura una pensione (al netto della rata di rimborso) superiore a 1,4 volte il trattamento minimo (circa 700 euro al mese).
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