Perché l'economia europea ora sta meglio (secondo la Bce)
Consumi in ripresa, disoccupazione in calo e pil che cresce più che negli Stati Uniti. Le ragioni per cui Mario Draghi dice che la crisi è finita
Stavolta Mario Draghi si è sbilanciato più del solito. Nel discorso tenuto la scorsa settimana all'Università di Tel Aviv, il presidente della Banca centrale europea (Bce) ha detto in sostanza che la crisi economica dell'Eurozona è finalmente alle spalle. Certo, il Vecchio Continente non ha ancora ripreso a viaggiare col turbo. Ma lo scenario degli anni scorsi, quando si temeva addirittura per la tenuta dell'Unione Monetaria Europea, sembra ormai acqua passata.
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Consumi in ripresa
Ma perché Draghi si mostra adesso così ottimista? La sua convinzione è maturata probabilmente osservando alcuni indicatori. Già nel 2016, per esempio, i consumi delle famiglie nell'Eurozona hanno iniziato a viaggiare a ritmi sostenuti, con una crescita media del 2%. In Spagna l'aumento è stato addirittura del 3,2% mentre in Francia e in Gemania si è attestato all'1,9%, più o meno in linea con il resto del continente. Anche in Italia, che molti dipingono ancora come il fanalino di coda di Eurolandia, nel 2016 i consumi sono cresciuti dell'1,4% circa mentre il reddito disponibile delle famiglie è salito dell'1,6%
Disoccupazione in calo
Di fronte a questi dati, sembra più vicino l'obiettivo della Bce di riportare sopra il 2% (e stabilizzare su tale livello) l'inflazione dell'Eurozona, in linea con il mandato per cui è nata la stessa banca centrale. Pure nel mercato del lavoro si vedono segnali incoraggianti. La disoccupazione di Eurolandia resta ancora alta, è vero. Ma le ultime rilevazioni di Eurostat dicono che il tasso dei senza-lavoro è sceso mediamente al 9,5% a maggio, il livello basso dal 2009. Nell'ultimo quadriennio, circa 5 milioni di europei hanno ritrovato fortunatamente un'occupazione.
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Più fiducia sul futuro e maggiori redditi a disposizione tra i cittadini sembrano dunque far andare bene gli ingranaggi dell'economia continentale. Non a caso, lo scorso anno il prodotto interno lordo (pil) di Eurolandia è cresciuto dell'1,7% e ha buone chanche di fare ancora meglio nel 2017, superando la locomotiva degli Stati Uniti e spingendo Mario Draghi a sbottonarsi un po' con la sua previsione improntata all'ottimismo: "la crisi è finita". C'è da augurarsi che abbia ragione in pieno.