Perché i rendimenti dei Btp sono tornati a salire
Dopo la sentenza della Consulta sull'Italicum gli investitori temono elezioni anticipate. E il rendimento del decennale italiano torna sopra il 2%
Termometro del sentimento dei mercati sul nostro Paese, l’ormai noto spread tra il titolo decennale italiano e analogo tedesco è tornato ad allargarsi negli ultimi giorni, con il rendimento del Btp salito di nuovo oltre il 2% ai massimi da luglio 2015.
A spingere le vendite dei nostri titoli di Stato sul mercato secondario è stata la sentenza pronunciata martedì dalla Corte Costituzionale. Bocciando l’Italicum (anche se solo in parte), la legge elettorale introdotta dal governo Renzi nel 2015, i giudici supremi hanno aperto all’opzione delle elezioni anticipate.
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Si allarga lo spread con il Bund
E gli investitori internazionali tornano così a dubitare della stabilità politica del nostro paese: negli ultimi giorni si è ampliato infatti solo il differenziale con i titoli italiani (sfiorando i 180 punti base), ma non quello tra Bund e Bonos, i titoli decennali della Spagna - altro paese periferico che di solito finisce sotto pressione nei momenti di debolezza dell’area euro – rimasto attorno ai 110 punti base (i titoli iberici ora rendono circa l’1,6%).
In particolare, il mercato secondario dei titoli di stato italiani si è trovato sotto pressione nella giornata di ieri, con un balzo a due cifre dei rendimenti sul tratto 5-30 anni, quando il movimento sulla curva spagnola non ha superato i 2 punti base. L'incremento dei tassi, inoltre, è stato significativo anche sulle scadenze più corte dei Btp, fanno notare dalle sale di trading.
"L'impennata della volatilità dopo la sentenza della corte costituzionale riflette la percezione che l'Italia potrebbe andare al voto in tempi brevi, e che il meccanismo proporzionale oggi in vigore difficilmente consentirà la formazione di coalizioni di governo, alla luce della frammentazione del voto che emerge dai sondaggi" spiegano gli analisti di Intesa Sanpaolo in una nota agli investitori.
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Il paracadute della Bce
Molti osservatori, tuttavia, fanno notare che anche nello scenario peggiore (elezioni anticipate in primavera) lo spread con il Bund dovrebbe comunque mantenersi a livelli contenuti e, quindi, il rendimento del titolo decennale italiano non dovrebbe schizzare in alto come abbiamo visto sei anni fa (nel novembre 2011 i tassi del Btp schizzarono al 7%).
Motivo? La Bce continuerà ad acquistare bond sul mercato per tutto il 2017, anche se gli acquisti mensili saranno alleggeriti da 80 a 60 miliardi di euro a partire da aprile, come annunciato da Mario Draghi a dicembre.
L'aumento dei rendimenti statunitensi, tuttavia, fanno notare altri esperti, potrebbe causare danni collaterali nella periferia dell’Eurozona, dove la crescita nominale è rimasta debole e il debito è alto: è il caso dell’Italia dove il rendimento dei titoli italiani, secondo il fondo di investimento lussemburghese ETHENEA, potrebbe viaggiare attorno all'1,7%.
Intanto il prossimo 10 dicembre verrà annunciato il giudizio di Moody’s, l’agenzia di rating che a dicembre ha rivisto l’outlook sul debito del nostro paese a seguito di "un rallentamento della spinta alle riforme".