Perché il Reddito di Inclusione può diventare il nuovo Reddito di Cittadinanza
Per il presidente dell'Inps i sussidi proposti dall'M5S costano troppo. Meglio potenziare quelli che già esistono
“Abbiamo fatto le stime e pensiamo che il costo del Reddito di Cittadinanza sarebbe più alto del previsto, tra i 35 e i 38 miliardi di euro”. E’ quanto ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante la presentazione del primo bilancio del Reddito di Inclusione (Rei), un altro sussidio contro la povertà che, a differenza di quello proposto dal Movimento 5 Stelle, in Italia esiste già da diversi mesi.
Con le sue esternazioni, Boeri ha riportato all’attualità un dibattito che ha caratterizzato tutta la campagna elettorale e che tornerà probabilmente ad animare la scena politica anche nei prossimi mesi. Stiamo parlando del dibattito sul Reddito di Cittadinanza, una proposta che ha consentito probabilmente al Movimento 5 Stelle di raccogliere una valanga di voti, soprattutto nelle regioni italiane economicamente più disagiate.
Estendere Il Rei
Il presidente dell’Inps ha però ricordato una cosa: se il Reddito di Cittadinanza costa più del previsto, nel nostro Paese c’è già un sussidio alla povertà che, pur essendo oggi sottofinanziato, può diventare invece universale.
Secondo le stime di Boeri, infatti, basterebbe stanziare 7 miliardi di euro all’anno (contro i 2 miliardi di oggi), cioè una cifra non proibitiva, per concedere un Reddito di Inclusione a tutti gli italiani che si trovano sotto la soglia di povertà assoluta. Come dire: meglio mettere un po’ più di soldi nel Rei per far scendere il tasso di indigenza nel nostro Paese, senza avventurarsi in soluzioni costose come il Reddito di Cittadinanza grillino.
E’ un po’ la stessa soluzione che ha proposto tempo fa la sociologa Chiara Saraceno che ha avanzato l’idea di una sorta di compromesso tra il sussidio dei 5Stelle e il Reddito di Inclusione, istituito dai governi del Pd. Per Saraceno occorrerebbe rendere il Rei a tempo indeterminato come il Reddito di Cittadinanza dei 5 Stelle, abbandonando il sistema attuale che prevede invece una sospensione dopo 18 mesi.
Differenze tra sussidi
Non va dimenticato, però che tra i due sussidi esistono delle differenze notevoli per quel che riguarda la platea dei beneficiari e il meccanismo con cui vengono erogati, oltre che nell’importo dell’indennità. Il Rei spetta infatti alle famiglie che hanno un reddito annuo (calcolato secondo i criteri Isee) inferiore a 6mila euro e l’indennità può arrivare fino a un massimo ci circa 490 euro al mese anche se l’importo medio è 240 euro.
I soldi del Rei vengono accreditati su una carta elettronica (la Carta Rei), che può essere utilizzata esclusivamente per determinati tipi di spese (per esempio per i generi alimentari o le bollette) e non per comprare beni superflui.
Il Reddito di Cittadinanza è invece un sussidio che spetta a chiunque si trovi al di sotto della soglia di povertà relativa e guadagni (con qualsiasi tipo di reddito) meno di 780 euro al mese. I nuclei familiari che possono beneficiarne sono circa 4,9 milioni per un totale di oltre 9 milioni di persone. C’è dunque una notevole differenza di struttura tra questi due tipi di ammortizzatori sociali anche se, a ben guardare, trovare una soluzione ibrida non sembra affatto difficile.
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