Perché gli italiani vanno in Portogallo a godersi la pensione
Un Paese civile, di grande bellezza e soprattutto conveniente visti i vantaggi fiscali per i cittadini Ue: è il luogo ideale per trascorrere gli anni dopo il ritiro dal lavoro. Ecco le storie dei connazionali che l’hanno già scelto e una guida ragionata per preparare il trasferimento
Non è solo una questione di vile denaro. Certo, la pensione esentasse per dieci anni fa gola a tutti. Consente ad alcuni di vivere una vecchiaia più serena, ad altri di accantonare un bel tesoretto. Ma i tanti italiani che hanno deciso di trasferirsi in Portogallo raccontano anche un’altra storia: quella di chi può uscire tranquillo la sera senza paura, di chi ritrova la capacità di risparmio ormai perduta, di chi può permettersi il lusso di una cena di pesce al ristorante. E, soprattutto, di rivivere il clima di un’Italia che sembra non esserci più: quella della buona educazione, del decoro urbano, dell’onestà e della convivialità.
Le testimonianze degli italiani in Portogallo
«Ho riscoperto il gusto di una vita genuina e in completa libertà» racconta Franco Panato, milanese, 71 anni, vedovo e nonno di due nipotine. «Abitavo in Brianza, ho sempre lavorato nella logistica. Nel 2014, dopo la scomparsa di mia moglie, ho voluto chiudere quel lungo e felice capitolo di vita andando all’estero». Così, dopo essersi consultato col figlio, è partito alla volta di Olhão, circa 280 chilometri a sud di Lisbona e otto da Faro, cuore dell’Algarve. «Ho deciso al primo impatto» ricorda Panato. «Mi è piaciuta subito». Da allora la sua vita è cambiata. In meglio. «Ho un reddito di circa il 35 per cento più alto di quanto avrei in Italia, che finisce nel salvadanaio per le mie adorate nipotine. A me basta il resto: tutto qui mi riporta alla mia splendida Milano degli anni ’50 e ’60».
Un filo che accomuna tutte le testimonianze e spiega i numeri che continuano a crescere. Dal 2009, quando il governo portoghese decise di non tassare i redditi da pensione per attrarre stranieri, sono arrivati da tutta Europa migliaia di pensionati: americani, inglesi, scandinavi, francesi, tedeschi e italiani. Dati ufficiali non ce ne sono, ma si stima che i trasferiti superino ormai gli 80 mila (oltre 10 mila nostri connazionali) e che abbiano regalato a Lisbona l’1,5 per cento di Pil in più.
«Finché vivi in Italia ti adatti, ma se vai fuori ti rendi conto della differente qualità della vita» si sfoga Duccio Guida, 70 anni, arrivato a Cascais nel 2013 insieme ad altri colleghi giornalisti. «I portoghesi non sanno che cosa siano imbrogli, corruzione, criminalità. Il Paese è al servizio del cittadino e non il contrario: in appena quattro mattine ho preso una casa in affitto, fatto il cambio di residenza, la patente e l’iscrizione al servizio sanitario».
Il problema, semmai, resta la burocrazia italiana. «Molti affrontano questo passo pensando che la difficoltà sia trovare casa o traslocare ma non è così» spiega Francesca Galieti che, insieme al fratello Maurizio gestisce Pensionati Italiani in Portogallo, unica tra le agenzie che organizzano il trasferimento dei pensionati a gestire anche le pratiche con l’Inps. «Bisogna monitorare costantemente la situazione altrimenti si rischia di superare le scadenze senza ottenere il beneficio fiscale. A quel punto tutto passa all’Agenzia delle entrate e se ne parla dopo tre anni». E non è tutto. «Molti non sanno che si può richiedere l’assistenza sanitaria in Italia e la riassegnazione del medico di base di sei mesi in sei mesi ogni anno. La sanità portoghese, però, rappresenta una delle più gradite sorprese per i pensionati italiani: il livello di servizio è così elevato che molti preferiscono usare questa».
Come organizzare un buen retiro in Portogallo dalla A alla Z
A come anagrafe
È il primo adempimento: entro tre mesi dall’arrivo nel nuovo Paese, occorre cancellarsi dall’anagrafe della popolazione residente in Italia per iscriversi all’Aire, il registro dei residenti all’estero. La domanda va presentata al consolato italiano, che ha sei mesi di tempo per rilasciare, al Comune italiano di ultima residenza, il nullaosta all’iscrizione. In automatico, decade anche il domicilio in Italia.
B come banca
Aprire un conto corrente all’estero (in banca o alle poste) non è obbligatorio. L’accredito della pensione, infatti, può essere richiesto anche con l’emissione di un assegno bancario oppure con l’ordinario bonifico su un conto corrente italiano. I pagamenti avvengono di norma su base mensile (per piccoli importi si può chiedere il versamento semestrale o annuale). Chi decide di aprire un conto in Portogallo, invece, deve solo comunicare le nuove coordinate bancarie all’ente pensionistico: la pensione sarà versata sul conto portoghese senza alcuna interruzione, all’inizio ancora al netto delle imposte e poi al lordo, insieme al rimborso degli arretrati Irpef già versati dal 1° gennaio di quell’anno. Per inciso, nelle banche portoghesi non si pagano commissioni interbancarie.
C come casa
Affitto o acquisto? I prezzi delle abitazioni in Portogallo sono più bassi di quelli delle grandi città italiane. Ma, negli ultimi anni, il settore immobiliare ha subito marcati aumenti complice il trasferimento di molti pensionati (in particolare, dalle più ricche regioni nordiche) e l’alta domanda: se prima un appartamento discreto di 65-70 mq si prendeva con 350 euro al mese, oggi lo stesso ne costa 450-500. Ovviamente, molto dipende dal tipo di abitazione che si cerca (spartana o di prestigio, arredata o no) ma anche dall’area (capitale o piccole città, lungomare o interna). In generale, quelle più a buon mercato si trovano nell’Algarve o a Porto mentre a Lisbona e dintorni non si trova nulla a meno di 800-1.000 euro mensili e, anzi, nella zona residenziale di Cascais un bilocale può sfiorare anche i 2 mila. I contratti prevedono il pagamento anticipato di una mensilità e, di solito, un deposito cauzionale di un paio di mesi. Nelle località meno battute dai pensionati europei, i proprietari richiedono due fiadores (garanti) portoghesi o il pagamento anticipato di sei mesi di affitto. Non è mai previsto il subaffitto.
D come dichiarazione dei redditi
Pochi lo sanno e spesso il conto arriva salato più tardi. Chi prende la «residenza non abituale» in Portogallo è comunque obbligato a effettuare la dichiarazione al fisco italiano se ha redditi in Italia di altro genere (affitti, proprietà immobiliari, titoli etc.) tramite l’apposito modello redditi PF. Stesso discorso per le addizionali comunali e regionali, dovute con l’Irpef solo nell’anno del trasferimento (si calcola e si versa al Comune di residenza al 31 dicembre). La dichiarazione dei redditi dovrà essere presentata ogni anno anche in Portogallo, pur non essendo dovuta alcuna tassa. Pena: la perdita dell’agevolazione fiscale.
E come elettricista
Una presa, un tubo, una nuova mensola. Guasti e riparazioni sono piccoli inconvenienti che possono verificarsi, ma trovare un artigiano è semplice e a prezzi decisamente ragionevoli rispetto all’Italia dove solo il costo del cosiddetto «intervento» (o «uscita») è calcolato in 25 euro.
F come fisco
Si fa spesso confusione su questo punto. I riferimenti normativi sono due. Il primo è il patto bilaterale tra Italia e Portogallo, sottoscritto a Roma nel 1980, che prevede l’abolizione della doppia tassazione e riconosce ai cittadini che si trasferiscono la facoltà di scegliere se versare le tasse nel Paese di provenienza o nel nuovo. Il secondo è un regolamento portoghese varato nel 2009 in piena crisi per attirare investimenti stranieri. Fra le opzioni, c’è il «residente não habitual»: la residenza è permanente a tutti gli effetti mentre i benefici fiscali sono riconosciuti solo ai redditi da pensione e per i primi 10 anni. Dopo, si può restare pagando le tasse al fisco portoghese. Su una pensione di 50 mila euro annui il guadagno (stimato) è di almeno 15.600 euro (circa 1.200 euro al mese). Più elevata è la pensione, maggiore è il risparmio nel salvadanaio.
G come guidare
La patente di guida italiana è, ovviamente, riconosciuta. In caso di rinnovo, si prende automaticamente quella portoghese: basta superare la visita medica (costo 40 euro) e pagare un’imposta di 35 euro. Da tenere presente, però, che scatta l’obbligo di controllo ogni due anni dai 65 anni di età e annuale dopo i 75.
H come hobby
Pesca, jogging, passeggiate, immersioni... Ma soprattutto tanta socialità. Un piacere di altri tempi riscoperto da molti italiani.
I come invalidità
Molti non lo sanno ma è bene chiarire che, con il trasferimento all’estero, si perdono eventuali riconoscimenti ottenuti in Italia come assegni sociali e indennità d’invalidità.
L come lingua
Tanti ne approfittano per studiare il portoghese perché le lingue straniere non sono molto parlate. Ma, come noto, gli italiani si fanno comprendere bene. Il «portoghese di sopravvivenza» richiede almeno due parole di cortesia: bom dia (buongiorno) e obrigado (grazie), che si ricevono e pronunciano innumerevoli volte fra passeggiate o soste al mercato. Vista la relazione di stretta amicizia tra Italia e Portogallo, ci sono poi molte occasioni di scambio. L’Istituto italiano di cultura a Lisbona, per esempio, organizza mostre, corsi di lingua e un festival del cinema italiano molto seguito.
M come mercato
Fare la spesa al mercato è molto conveniente. Grandi o piccole, in genere ogni città ha mercati del fresco un paio di volte alla settimana, con prezzi ancora più bassi del supermercato. Anche perché il Portogallo mantiene buoni rapporti commerciali con tutte le ex colonie: dalla frutta freschissima alle spezie si può trovare di tutto. Viceversa i supermercati, con l’arrivo degli stranieri più ricchi, hanno visto lievitare i prezzi ma solo se si cercano prodotti di marca o importati da altri Paesi Ue, o poco usati. Per esempio un pacco di buona pasta italiana, ormai molto diffusa, costa perfino meno che a Roma (non più di 80 centesimi).
N come noleggio
Conviene portare la propria auto o noleggiarne una? Nel primo caso bisogna immatricolare la vettura entro e non oltre il primo anno di trasferimento (costo circa 350 euro). Quanto all’assicurazione, una macchina di 1.600 di cilindrata ha una polizza annua da 450 euro. Convenienti benzina e pedaggi autostradali: percorrere 350 km da Lisbona a Porto costa 10 euro. Anche il noleggio è una buona soluzione, soprattutto se si opta per brevi permanenze, ma meglio prenotare l’auto prima della partenza e ritirarla in aeroporto. Nella bassa stagione, il costo è di appena quattro euro al giorno. Attenzione, però, a non riconsegnarla in una destinazione diversa: si rischia un addebito, fino a 500 euro, sulla carta di credito.
O come oceano
Il Portogallo si affaccia sull’Atlantico e, pur avendo meravigliose spiagge, l’acqua resta sempre piuttosto fredda anche in estate. Da dimenticare i lunghi bagni alle temperature mediterranee.
P come pensione
Percepire la pensione esentasse fino a dieci anni è la calamita che attrae più o meno tutti. Va subito precisato, però, che questo non si applica ai dipendenti pubblici ma vale solo per i lavoratori di aziende private. Il passaggio non è automatico: per ricevere il trattamento pensionistico lordo o la reversibilità della pensione del coniuge (se cumulata va fatto un modulo a parte) bisogna fare apposita richiesta all’Inps indicando la nuova residenza in Portogallo (si veda alla voce «Residenza»).
Ogni anno, inoltre, bisogna ricordarsi di dimostrare di essere vivi per evitare l’interruzione del versamento (la pensione è
sospesa in caso di mancata risposta ai richiami di certificazione dell’esistenza in vita).
Q come qualità della vita
È un altro fattore decisivo per trasferirsi. Il Portogallo è dotato di buoni servizi, ottimi cibi e un costo della vita più basso dell’Italia di almeno il 20 per cento. Il clima è temperato tutto l’anno e la sicurezza è molto alta: il tasso di criminalità è al minimo da anni. Anche l’immigrazione non presenta problemi di integrazione perché spesso fatta da cittadini dell’America del sud o delle ex colonie agevolati nell’uso della lingua.
R come residenza
Per ottenere dalla legge lusitana lo status di «residente não habitual » e godere dei benefici fiscali, bisogna dimostrare l’intenzione di vivere su suolo portoghese almeno 183 giorni all’anno anche non continuativi (184 negli anni bisestili). Quindi, per prima cosa, occorre provare di avere un alloggio in loco con un contratto di affitto di un anno o l’acquisto di una casa. Contrariamente a quanto si crede, dunque, non c’è l’obbligo di risiedere fisicamente in Portogallo.
Anche la normativa italiana, per riconoscere la residenza fiscale, chiede solo di restare fuori dal confine italiano per un periodo di sei mesi e un giorno. Ma attenzione: i portoghesi non digeriscono i furbi.
S come sanità
Il Serviço nacional de saúde (o Sns) è ben organizzato ed efficientissimo: non esistono liste d’attesa. Il ticket per la visita
medica (anche specialistica) è per tutti 4,50 euro. Per il resto, alcune prestazioni sono coperte altre si pagano ma a prezzi molto abbordabili (una radiografia agli arti costa 1,10 euro) e tempo di attesa lampo (un appuntamento per la Tac è di appena 48 ore). Quanto ai farmaci, basti un esempio: l’aspirina granulata costa 3,70 euro contro i 6 dell’Italia.
T come trasporti
Accessibile ed economico, il trasporto pubblico offre vari mezzi. Bus e metro costano 1,50 cent mentre i treni offrono collegamenti frequenti e veloci per la capitale e le principali città a costi economici, soprattutto dopo i 65 anni. I taxi, tranne a Lisbona e Porto, sono una rarità semplicemente perché non ce n’è bisogno.
U come Uma bica por favor
Se amate l’espresso e siete a Lisbona è la prima frase da imparare (in tutte le altre città portoghesi è, più semplicemente, «um café»). Insieme all’acqua e al vino, il caffè è la bevanda preferita dai portoghesi. Un rito che conosce decine di varianti: dal pingado (macchiato) al mazagran (con cubetti di ghiaccio), al cheirinho (macchiato con l’anice). I Cafés sono ovunque, anche nei posti più piccoli e, grazie al legame coloniale con il Brasile, si usa caffè tostato e macinato disdegnando le più contemporanee capsule e cialde. Un buon caffè si trova a 50 centesimi, spesso accompagnato ai tipici pasticcini nazionali, i «pastéis de nata», sfoglie farcite alla crema.
V come vitto
Pesce, freschissimo e a buon prezzo. I piatti tipici della tradizione portoghese, visto il mare pescosissimo, sono soprattutto a
base di pesce: vongole, sardine, rana pescatrice, polpo, i gamberetti speziati al coriandolo noti come camarão Moçambique, dal nome dell’ex colonia, ma soprattutto baccalà. Esistono migliaia di ricette per cucinarlo. Molto usate anche verdure, riso e legumi, le zuppe, i formaggi, salsicce e maialino. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta e anche mangiare fuori è per tutte le tasche: in un ristorante medio, un pasto a base di pesce costa sui 25-30 euro ma le normali trattorie non superano i 20. Ovviamente, molto dipende dal pesce: i frutti di mare arrivano a costare 40-45 euro.
Z come zone
Scegliere la zona dove risiedere dipende da molti fattori. Se amate la mondanità, il posto giusto è Lisbona e i suoi dintorni,
residenziali ma più tranquilli rispetto alla movida della capitale (da tenere presente che ci sono molti giovani e la vita culturale è vivace). Il Portogallo attrae oggi molti pensionati da vari Paesi Ue, in particolare da latitudini fredde o con fisco esoso o con costo della vita alto. Gli inglesi vanno soprattutto a ovest di Faro; francesi, tedeschi e scandinavi prediligono il più tranquillo est. Gli italiani si dividono fra Lisbona e dintorni (soprattutto Cascais) e la più economica regione dell’Algarve dove sono accolti come amici perché la solarità mediterranea è tuttora molto apprezzata.
(Articolo pubblicato sul n° 35 di Panorama, in edicola dal 16 agosto 2018, con il titolo "Portogallo, noi che la pensione ce la godiamo qui")