Perché le stime del governo sui conti pubblici non tornano per il ministro Tria
Il numero uno del dicastero dell’Economia punta ad aumentare gli investimenti, ma per farlo ci vorrà un drastico taglio alla spesa già messa in conto
Programmi nuovi e conti pubblici, se non da rifare, come minimo da rivedere: è questo il menù con il quale il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è presentato alle Commissioni riunite di Camera e Senato per presentare il proprio manifesto di politica economica per i prossimi anni.
Di fondo c’è un’idea semplice quanto ambiziosa: ridurre la spesa corrente, per recuperare risorse da dirottare verso investimenti pubblici. Il nostro Paese infatti, secondo il nuovo numero uno di Via XX Settembre, necessita di, parole testuali, “un’azione immediata che dia il senso della svolta”.
Il tutto per ridare ossigeno ad una ripresa che continua a rimanere asfittica e per arrivare anche a un aggiustamento più strutturale dei nostri conti pubblici. Ma quanto dovrebbe costare questo sforzo, in termini finanziari?
Spesa già in conto da tagliare
L’obiettivo del ministro Tria però, come detto, sarà raggiungibile solo intervenendo in maniera pesante sul fronte della spesa. Un intervento che tra l’altro dovrà mettere mano a voci di uscita già contabilizzate e dunque ci saranno un po’ di conti da rifare.
Prendendo come punto di riferimento l’ultimo Def, si tratterà fondamentalmente di evitare un aumento di spese dell’ordine di circa 10 miliardi di euro già previste per l’anno prossimo, e di complessivi 33 miliardi di euro messi in conto invece per il periodo 2019-2021.
Un programma non da poco, se si considera tra l’altro, tanto per fare solo un esempio dei possibili ostacoli a questo disegno, che a dicembre scade il contratto per i dipendenti del settore pubblico, e già solo il suo rinnovo potrebbe far lievitare non di poco la spesa statale.
Organi di controllo
Eppure, nonostante le difficoltà della sfida, questa, secondo Tria, è l’unica strada per rilanciare un Pil italiano che, nonostante le previsioni di crescita fissate dal Def a +1,5%, potrebbe risentire non poco degli effetti delle attuali guerre commerciali in atto con gli Stati Uniti su dazi e importazioni.
Dunque, bisogna a tutti i costi trovare risorse per fare degli investimenti. E a questo proposito, l’intenzione del ministro dell’Economia è quella di creare tre specifiche task force che mettano sotto controllo: spese per il welfare, fisco e investimenti.
Ci sono infatti costi, come ad esempio quelli per la sanità, che rischiano di esplodere, e invece un lavoro di controllo integrato, potrebbe liberare risorse da una parte, per poterle dirottare verso capitoli di spesa, in primis i citati investimenti pubblici, ritenuti essenziali in questo momento.
L’unica nota rassicurante per il momento è che allo stato attuale dei conti, non ci sono neanche le premesse di una possibile manovra correttiva, che d’altronde, allo stato dell’arte, non viene ventilata nemmeno a livello europeo. Sembrerebbe una sorta di quiete prima della tempesta, che il ministro Tria dovrà essere pronto a governare non appena i suoi interventi cominceranno a produrre i primi effetti. Staremo a vedere.