Pfizer-AstraZeneca: ecco perché ci perdono i pazienti
La strategia dell'acquisizione impatterebbe, ancora una volta, sul lancio di nuovi prodotti
AstraZeneca ha rifiutato la nuova offerta da cento miliardi di dollari avanzata da Pfizer. Ma il gigante americano ha le sue ragioni per non accettare il no come una risposta. Come evidenziava pochi giorni fa The Guardian , il colosso farmaceutico ha fatto dell’acquisizione una strategia di crescita, anche se non sempre premiante per gli azionisti. Nel 2000, per esempio, ha investito 112 miliardi di dollari per portarsi a casa Warner-Lamber e il suo farmaco anti-colesterolo Lipitor. Successivamente, nel 2003 è stata la volta di Pharmacia, una società bio-tecnologica svedese e nel 2009, ha acquisito Wyeth. Le ragioni della strategia di Pfizer non sono un mistero per nessuno: “Se il motore della ricerca e sviluppo non si muove abbastanza velocemente, servono più fusioni ed acquisizioni per mantenere la crescita” ha dichiarato nel 2011 a “Nature Reviews: Drug Discovery” John LaMattina, ex presidente ricerca globale e sviluppo di Pfizer.
Ma se la strategia dell’acquisizione mira a far crescere la linea di prodotti di Pfizer, perché – si chiede The Conversation – la multinazionale americana non riesce a trarne il massimo? Pfizer, secondo la testata, ha più successo sul fronte del marketing che sul versante della ricerca e sviluppo. Inoltre, la sua particolare cultura aziendale risulta poco accogliente per molti ricercatori che, conseguentemente, cercano un nuovo lavoro. E’ successo, per esempio, con molti ricercatori responsabili della messa a punto di Lipitor. Per Pfizer, l’acquisizione è funzionale al business anche in considerazione del fatto che, dopo un certo numero di anni, il brevetto di un farmaco scade e le aziende, sotto il peso della concorrenza dei farmaci generici, sono costrette a tagliare il pezzo dei propri prodotti per poter rimanere sul mercato.
Paradossalmente, le acquisizioni rallentano lo sviluppo di nuovi prodotti. Per ragioni commerciali, i centri di ricerca sono tendenzialmente gli ultimi ad arrivare alla fusione e i primi oggetto della revisione sono proprio i prodotti in terza fase clinica di test, quindi prossimi al lancio sul mercato. Considerato che AstraZeneca ha undici prodotti all’ultima fase di sviluppo, è ipotizzabile, dunque, un congelamento dei prodotti in fase meno avanzata. E’ per questa ragione che, a fare le spese della nuova acquisizione, sottolinea The Conversation, potrebbero essere soprattutto i pazienti oncologici che hanno bisogno di nuove formulazioni e di aziende interessate a mettere in circolazione velocemente i nuovi prodotti, come AstraZeneca, appunto.