Pil, perché in Italia rallenta
Occupazione e potere d'acquisto delle famiglie deboli. Per questo l’economia del nostro Paese tira il freno
Unica a rallentare nel gruppo del G7, i 7 paesi più industrializzati del mondo. E’ il bilancio poco lusinghiero sull’andamento primaverile ed estivo dell’economia italiana, secondo le ultime rilevazioni dell’Ocse. Gli esperti di questo organismo internazionale hanno infatti calcolato che nel secondo trimestre 2018 il prodotto interno lordo del nostro Paese è cresciuto di uno smilzo 0,2%, contro lo 0,3% dei tre mesi precedenti.
Non è una buona notizia considerando che, nello stesso tempo, le altre nazioni del G7 sono andate molto meglio. Il pil tedesco, per esempio, è salito dello 0,5% nel secondo trimestre, accelerando un po’ dallo 0,4% del periodo gennaio-marzo. Stabile invece la crescita nell’area euro che, sempre su base trimestrale, si muove a un ritmo dello 0,4%.
Fiducia debole
L’economia italiana procede ancora in positivo, insomma, ma indubbiamente arranca rispetto al resto del Vecchio Continente. Per quale ragione? E’ ancora presto per trarre conclusioni anche se la stessa Ocse ha già evidenziato nei mesi scorsi alcune criticità che non giocano a favore della crescita: una ripresa del mercato del lavoro troppo lenta e un indebolimento del potere di acquisto delle famiglie, a causa del rialzo dell’inflazione.
Alcuni dati, però, rivelano un altro aspetto tutt’altro che trascurabile. La nostra economia sembra soffrire anche di un calo di fiducia tra gli operatori economici. A rivelarlo è l’Istat che, nel mese di agosto, ha evidenziato una flessione dell’indice di fiducia delle imprese e dell’indice di fiducia consumatori. Il primo è sceso da 116,2 a 115,2 mentre il secondo è passato da 105,3 a 103,8.
Va ricordato che questi due valori fanno parte dei cosiddetti indicatori anticipatori, utilizzati dagli economisti per fare previsioni sull’andamento del pil nei mesi successivi. L’indice di fiducia dei consumatori viene misurato infatti ponendo alcune domande (9 per la precisione) a un campione di italiani rappresentativi della popolazione, chiedendo loro quali aspettative hanno sulla situazione economica della famiglia, dell’occupazione e sulle possibilità future di risparmio e di spesa.
La stessa metodologia viene utilizzata per misurare il clima di fiducia delle imprese, ponendo ai manager e ai titolari d’azienda alcune domande sulle loro aspettative riguardo alle vendite, agli ordini e alle scorte dei mesi successivi. Di solito, se gli indici di fiducia salgono, significa l’economia è in espansione, mentre una loro discesa fa presagire una frenata o addirittura una discesa del pil .
Ecco perché non c’è da essere contenti se questi indicatori peggiorano. Dopo la frenata del prodotto interno lordo del secondo trimestre, nei prossimi mesi l’economia potrebbe andare ancor più a rilento.
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