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Matt Cardy/Getty Images
Economia

Più tempo libero e meno lavoro, la ricetta americana per godersi la vita

Mentre il 19 per cento dei tedeschi soffre di stress da lavoro, gli Stati Uniti rilanciano il mito della società senza lavoro

A partire dalla Rivoluzione Industriale, prima nei Paesi occidentali e poi nel resto del pianeta la popolazione si è abituata a considerare il lavoro un elemento fondamentale della propria vita, relegando progressivamente le altre attività a sempre più esigui spazi di tempo libero. L'importanza delle relazioni sociali, del divertimento, del semplice oziare è stata sminuita e la maggior parte di ciò che nei secoli precedenti riempiva la quotidianità dei nostri antenati viene oggi giudicata qualcosa di infantile e, infatti, lasciata esercitare soprattutto ai bambini, prima che il sistema scolastico inizi a prepararli a far il loro ingresso nel mondo del lavoro.

Tecnologia e lavoro

Nell'ultimo decennio i progressi della tecnologia informatica e delle comunicazioni ha fatto il resto. Il tempo dedicato al lavoro è sempre maggiore e gli impegni che ne derivano ci perseguitano ben oltre l'orario d'ufficio. Stiamo anche cominciando a pagare il prezzo di questa trasformazione. Sono sempre più le persone che vano incontro a un esaurimento nervoso a causa di impieghi che, da un lato, richiedono sempre più tempo e attenzione e che, dall'altro, non sembrano garantire quelle soddisfazioni e quell'appagamento personale di cui la nostra psiche ha bisogno.

Un esempio? Secondo un sondaggio della Gallup ripreso da Statista, nell'efficientissima Germania, la percentuale di lavoratori esaurita o prossima all'esaurimento è altissima: 4,1 milioni di tedeschi hanno sperimentato stress mentale o emotivo sul posto di lavoro e il 19 per cento del totale ha sofferto o soffre di una malattia psichiatrica ad esso correlata.

Perché gli Stati Uniti puntano sul tempo libero

Negli Stati Uniti, il fenomeno non è nuovo e gli analisti si spingono addirittura ad immaginare società in cui il rapporto tra lavoro e tempo libero sia sbilanciato a favore di quest'ultimo. Nell'ipotesi, solo apparentemente futuristica, che il progresso tecnologico renda obsoleto il contributo del lavoro umano, le nostre intere società potrebbero subire un riassetto epocale, con una modifica radicale delle nostre abitudini. Potremmo essere messi in condizione di riappropriarci del nostro tempo e di porre al centro delle nostre giornate la vita di relazione, sia familiare che più allargata.

I vantaggi di una società senza lavoro

Per il Professor Peter Gray di Boston, una società senza lavoro è possibile e ci consentirebbe di diventare più "umani", anche se chi invece dice che ormai l'uomo moderno, senza l'impegno dell'attività lavorativa, rischierebbe una vita senza senso e di depressione cronica.

L'esperimento americano

Nel frattempo, in maniera molto più pragmatica, le aziende americane si stanno muovendo per rendere più accattivanti tutte le categorie di lavoro, a partire da quelle più umili. Walmart, Mc Donald's, Target, Starbucks: tutte hanno elevato gli stipendi per i livelli iniziali e introdotto una serie di bonus per i loro dipendenti. JP Morgan ha aumentato lo stipendio agli impiegati di sportello del 18 per cento e garantito la possibilità di crescere e far carriera nell'azienda, con lo scopo, dichiarato dal Chief Executive Jamie Dimon, di "combattere la stagnazione nei salari, la mancanza di formazione di qualità, le insufficienti opportunità di crescita individuale". In altre parole, queste misure sono un modo per incoraggiare i lavoratori e rendere più piacevole la loro esperienza all'interno delle aziende, in una fase in cui si è registrato il picco di persone che hanno volontariamente dato le dimissioni negli Stati Uniti. Non in tutto il mondo, però, ci si può permettere di lasciare il lavoro così facilmente: in Italia e in Europa, i morsi della crisi si fanno sentire e dare le dimissioni è un lusso per pochi.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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