Prestito ponte alla Grecia, 5 cose da sapere
Una somma di 7 miliardi di euro da erogare entro il 20 luglio. Ecco il finanziamento per evitare la bancarotta di Atene
Circa 7 miliardi subito, altri 5 miliardi di euro ad agosto. Si compone così il prestito-ponte che l'Europa si accinge ad erogare alla Grecia, per salvarla dal fallimento. Ecco, di seguito, alcune cose da sapere.
A cosa serve
Il prestito-ponte dell'Europa alla Grecia serve a saldare i pagamenti che la Repubblica Ellenica deve effettuare nel breve termine per evitare il default, cioè l'insolvenza. La data più importante è quella del 20 luglio, quando il governo di Atene dovrà restituire alla Banca Centrale Europea (Bce) un finanziamento da 3,5 miliardi di euro.
L'Eurogruppo e il voto di Atene
Il via libera al prestito-ponte viene deciso dall'Eurogruppo, il vertice dei ministri economici e finanziari dell'Eurozona, riunitosi oggi. Questo organismo dovrà valutare nel dettaglio le riforme messe in cantiere dal governo di Atene e votate dal parlamento ellenico. Se le misure corrisponderanno alle promesse fatte la scorsa settimana dal premier greco Tsipras, per gli aiuti arriverà il disco verde.
Il responso di Berlino
Il piano di aiuti alla Grecia, di cui il prestito-ponte è solo un tassello, dovrà ottenere però il via libera anche dal parlamento di alcuni paesi europei, in primis da quelli di Francia e Germania. Il disco verde dell'Assemblea Nazionale di Parigi è già arrivato. Venerdì 17 luglio, invece, ci sarà il pronunciamento del Bundestag, il parlamento di Berlino.
I soldi dell'Efsm
Per dare il prestito-ponte ad Atene, si sta pensando all'utilizzo delle risorse dell'Efsm. Si tratta di un organismo comunitario che non va confuso con l'Efsf (il Fondo-Salva-Stati) e l'Esm (il meccanismo europeo di Stabilità). Questi ultimi due fondi sono infatti partecipati solo dai 19 paesi che hanno adottato l'euro. L'Efsm (che ha una dotazione residuale di risorse pari a 13 miliardi di euro) è stato creato invece da tutti i 28 membri dell'Unione Europea.
Le opposizioni di Londra
Poiché i soldi del fondo Efsm sono di proprietà di tutti i 28 membri dell'Unione Europea (e non solo di quelli dell'area euro) il prestito-ponte ha incontrato l'opposizione di alcuni paesi che non hanno adottato la moneta unica e che dunque non sono particolarmente interessati al salvataggio della Grecia. Le resistenze maggiori (poi rientrate) sono venute dalla Gran Bretagna, a cui si è aggiunta anche la Polonia.