Benzina: gli italiani consumano meno, lo Stato incassa di più
Gli automobilisti riducono del 9% i consumi di carburanti, mentre lo Stato con le nuove tasse, incassa quasi 4 miliardi in più
Da tempo ormai è stato lanciato un vero e proprio allarme per l’impennata dei prezzi di benzina e diesel. Una situazione che sta mettendo a dura prova tanto i bilanci delle famiglie, costrette spesso a rinunciare all’auto pur di risparmiare qualcosa, quanto delle imprese che hanno visto la voce riguardante i costi per carburanti raggiungere livelli impressionanti. In questo scenario di generale difficoltà c’è qualcuno che però può festeggiare: è il fisco, che, nonostante il calo drastico dei consumi di carburanti, grazie agli aumenti delle accise , ha visto lievitare le entrate.
I numeri di questo ennesimo paradosso tutto italiano li ha forniti il Centro Studi Promotor GL events, che ha rilevato come nei primi otto mesi del 2012 i consumi di benzina e gasolio per autotrazione siano scesi del 9,3%. E pensare che il dato storico peggiore negli ultimi anni si era registrato nel 2009 con un picco di calo di consumi pari al 3%, ossia tre volte inferiore a quello rilevato finora.
Nonostante questo però, nello stesso periodo gli italiani hanno speso ben 3,373 miliardi di euro in più rispetto ai circa 41 miliardi sborsati per carburanti nello stesso periodo dell’anno scorso. La ragione di questa maggiore spesa, nonostante la discesa dei consumi, è da ricercarsi ovviamente nel considerevole aumento della tassazione che in questi mesi ha riguardato proprio i carburanti.
A causa soprattutto del doppio aumento delle accise deciso dal governo Monti , una prima volta per risanare il bilancio dello Stato e una seconda volta per fare fronte al dramma del terremoto in Emilia, il prelievo medio sulla benzina è aumentato del 22,45%, mentre quello sul gasolio addirittura del 33,04%.
Ecco spiegato come, dei 45,235 miliardi di euro complessivamente spesi in questi primi otto mesi dagli italiani per benzina e gasolio, ben 24,48 miliardi siano finiti nelle casse dell’erario, con un aumento complessivo pari al 17,4%, ossia in valore assoluto ben 3,625 miliardi di euro rispetto sempre allo stesso periodo dell’anno scorso. La conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che tassare benzina e diesel, nel nostro Paese, resta la soluzione migliore per fare cassa in maniera efficace e veloce.
Una constatazione ancora più vera se si pensa che proprio il modello fiscale che agisce sui carburanti è quanto mai penalizzante per i consumatori. Per benzina e diesel infatti, non solo funziona il classico meccanismo, valido per tutte le merci, che prevede incrementi del gettito dell’Iva ogni volta che ci sono aumenti dei costi di fabbricazione, ossia dei cosiddetti prezzi industriali.
A questo automatismo infatti si aggiunge quello, del tutto anomalo, per cui l’Iva si applica anche sulle accise. In pratica si paga una tassa su altre tasse. Ecco spiegate dunque le ragioni per cui, grazie ad un aumento massiccio delle accise, l’Iva, che già di suo in generale è cresciuta di un punto, sui carburanti sortisce effetti ancora più devastanti per i consumatori, ma evidentemente quanto mai benefici per il nostro fisco.
Un’ultima notazione riguarda infine le compagnie petrolifere spesso accusate di essere gli altri soggetti in campo a trarre beneficio dall’aumento dei prezzi dei carburanti. Ebbene, questa volta i numeri dicono che effettivamente non è andata così: i nostri distributori hanno visto infatti il fatturato calare nei primi otto mesi dell’anno dai 21,006 miliardi di euro registrati nel 2011, agli attuali 20,755 miliardi.
Una perdita netta di circa 252 milioni di euro, e questo nonostante i prezzi industriali, quelli che in pratica definiscono i costi di fabbricazione al netto delle imposte, siano cresciuti del 9,5% per la benzina e dell’8,4% per il diesel.