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Economia

Quando investire nelle aziende medio piccole in borsa

Valutazioni sotto la media e under performance che durano da anni: di quale area del mercato azionario stiamo parlando? Delle società medio/piccole e cioè con capitalizzazioni di mercato tipicamente sotto i 2-3 miliardi di euro che ormai sembrano noccioline rispetto ai 3000 miliardi raggiunti da alcune megacaps americane.

Se guardiamo ai dati storici con riferimento agli Stati Uniti, dove il track record è di lunghissimo periodo, vediamo che l’andamento di queste società è stato sottoperformante rispetto al resto del mercato (all’S&P500 per intendersi) dal 2017 in avanti; se guardiamo all’Europa troviamo una situazione simile su un periodo di soli 3 anni (grafico di Kepler Chevreux ve lo mostra bene).

Questa sottoperformance non è normale visto che le aziende medio/piccole sono tipicamente a maggior crescita, espongono l’investitore a un rischio un po’ più elevato e quindi devono nel lungo periodo dare un rendimento superiore.

Se prendiamo su Bloomberg i dati relativi agli indici MSCI mondiali small cap, mid cap e dell’intero mercato (quindi big cap) la cosa è pienamente confermata: le società piccole su un arco temporale di 25 anni hanno reso il 9,2% medio annuo (dato total return), le midcaps il 7,4% e le big poco sopra il 7%.

Gli ultimi anni rappresentano quindi un’anomalia e la situazione attuale potrebbe essere un buon momento per investire in questa area. Chi l’ha fatto negli ultimi anni ha patito parecchio, ma il futuro dovrebbe essere notevolmente migliore, almeno così ci dice il passato.

La salita dei tassi di interesse sono stati uno dei fattori principali nell’influenzare negativamente l’andamento delle società medio / piccole: c’è un forte legame inverso fra performance relativa delle small e mid cap e tassi nominali e reali (si veda il grafico di Goldman Sachs riferito agli USA). Gli ultimi 3 anni hanno portato a un appesantimento dei conti economici visto che l’indebitamento medio di queste aziende è più elevato.

La minore crescita delle economie è un altro fattore penalizzante; queste aziende possono fare molto bene quando i paesi crescono bene e gli ultimi 5 anni sono stati meno brillanti con crescite medie inferiori e in più un’alta incertezza e poca visibilità legata al Covid e al post Covid e ora alle guerre.

Il terzo e ultimo fattore critico è stato l’andamento di mercato eccezionalmente buono delle big e mega cap: questo fenomeno, ormai ben noto, è particolarmente pronunciato negli USA (Magnificent7 & co), ma si vede anche in Europa. Mai abbiamo visto nel passato indici di mercato, quali ad esempio l’S&P500, con un peso così elevato delle prime 10 aziende (siamo vicini al 35%) e così trainati dalle stesse. Il grafico di Morgan Stanley che mostra quanto poco pesino oggi le small cap sulla capitalizzazione complessiva del mercato azionario americano (2,5% rispetto a una media del 7,5%) è eloquente.

Il risultato finale è un disallineamento importante fra le valutazioni relative di small e mid cap e delle big/mega cap che vale sostanzialmente in tutte le aree geografiche pur essendo più pronunciato negli USA.

Questi tre fenomeni sfavorevoli al mondo delle piccole e medie imprese evolveranno nei prossimi trimestri e quindi appare giusto dedicare parte dei propri investimenti azionari a quest’area.
A questo proposito è utile sottolineare come proprio negli ultimi giorni (seconda settimana borsistica di Luglio) abbiamo avuto un segnale importante lato mercati con una sovraperformance elevata delle small cap americane rispetto al resto del mercato (indice S&P100 in questo caso quindi big e mega caps). Il +9,55% rilevato rappresenta la maggiore sovraperformance degli ultimi 50 anni. Presto per dire che sia partita l’inversione di tendenza e che un periodo favorevole per le aziende di piccole e medie dimensioni sia incominciato, ma un segnale molto incoraggiante.

Anche in Italia il rilancio degli investimenti su aziende italiane da molti auspicato, magari insieme a una revisione della normativa sui PIR (piani individuali di risparmio), molto incentrati sulle piccole e medie capitalizzazioni, potrebbero portare ad anni più favorevoli sul mercato.

L’andamento borsistico delle small e mid caps italiche è sempre stato buono e nel lungo periodo dato ritorni superiori a quello dell’indice tradizionale fatto dalle società di maggiori dimensioni. L’indice Ftse Italia STAR Index di Borsa Italiana / Euronext è un buon esempio in tal senso. Questa la composizione attuale.

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Giacomo Chiorino