Quanto è costata agli italiani la crisi delle banche
Lo Stato ha messo 10 miliardi per salvarle. I banchieri "bancarottieri" quasi nulla: hanno pagato 67 milioni in multe a fronte di compensi per 113 milioni
Dal 2011 a fine 2016 le dieci banche italiane travolte dalla crisi hanno pagato 113 milioni di compensi ai loro amministratori. Soldi meritati? Nello stesso periodo gli stessi dieci istituti hanno subito 27,6 miliardi di euro di perdite, hanno utilizzato 10,6 miliardi di soldi pubblici per fronteggiare le emergenze, oltre a 3,4 miliardi dal Fondo Atlante e 4,7 miliardi stanziati dal Fondo di risoluzione.
A confrontare i numeri della generosità verso i banchieri con quelli (drammatici) dei disastri bancari, è stato un recente studio della First Cisl, che ricorda anche i 14.000 posti di lavoro perduti, oltre ai 470.000 azionisti che hanno perso del tutto o in parte i loro risparmi, con l’aggiunta di migliaia di obbligazionisti, alcuni solo parzialmente rimborsati con 181 milioni del Fondo interbancario.
I 10 istituti sotto la lente
"Non è forse un disastro questo? Eppure in Italia non c’è una legge sul disastro bancario, una carenza inaccettabile, che va colmata. In sua assenza, sinora si contano appena 67 milioni di sanzioni irrogate dalle varie autorità di vigilanza e di garanzia ai manager o alle loro banche" ha commentato il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani.
Le banche finite sotto la lente dell’uffcio studi del sindacato sono quelle tristemente note alla cronaca finanziaria e non degli ultimi tre anni: le quattro banche "risolte" del Centro Italia (Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti, passate a UBI, e Carife, transitata a Bper); le due ex popolari venete integrate in Intesa Sanpaolo (Veneto Banca e Popolare di Vicenza); le tre casse romagnole finite a Cariparma - Crédit Agricole (Carim, Carismi e Caricesena).
Le multe non fanno paura
Il sindacato fa notare lo "scarso potere di deterrenza esercitato dai meccanismi sanzionatori" da parte delle autorità italiane ed europee, che si va a sommare alla mancanza in Italia di una legge "ad hoc" che punisca chi procura dissesti bancari in grado di arrecare danni enormi all'occupazione e al risparmio privato. Detto con le cifre, il totale delle multe (per la maggior parte irrogate da Consob e Banca d'Italia) raggiunge un importo pari alla metà dei compensi pagati agli amministratori.
In dettaglio, First Cisl ricorda che Via Nazionale nel caso delle dieci banche in dissesto ha disposto provvedimenti per un totale di 26,8 milioni di euro, di cui 4,9 milioni milioni a Banca Mps, 4,8 milioni a Banca Etruria, 4,5 milioni a Banca Marche, 3,3 milioni a Carife, 3,7 milioni a Popolare di Vicenza, 2,8 milioni a Veneto Banca, 950 mila euro a Caricesena, 835 mila a Carim e 774 milioni a Carichieti e 335 mila a Carismi.
I "super" compensi a Vincenza
Non sono molto lontani in valore i 24,5 milioni di sanzioni della Consob, che si concentrano però su sei banche e riguardano per ben 9,2 milioni la Popolare di Vicenza e per 6,1 milioni Veneto Banca, mentre su Mps gravano per 5,4 milioni e su Etruria per 2,7, con Caricesena e Banca Marche a chiudere il conto rispettivamente a 638 e 420 mila euro. La Popolare di Vicenza, inoltre, è stata sanzionata per 4,5 milioni dall'Antitrust e per 11,2 milioni dalla Bce. In tutto, l'ex banca vicentina ha ricevuto sanzioni per 28,5 milioni, comunque inferiori ai 32,2 milioni pagati nel periodo ai suoi amministratori e a fronte di una perdita nel periodo di 3,8 miliardi di euro e una stima di 118 mila azionisti colpiti.
Il caso di Banca Mps
"Di fatto, nelle due venete si concedevano compensi monstre: in sei anni gli amministratori e i top manager delle due banche hanno incassato 62,8 milioni di euro, con i drammatici esiti che sono noti a tutti" sottolinea Romani. Un altro caso eclatante è quello di Mps: i compensi nel quinquennio sotto esame ammontano a 13,3 milioni a fronte di 10,2 milioni e perdite per ben 17,5 miliardi di euro. Stessa storia per le quattro banche "risolte", dove però si segnala solo il caso di Banca Marche, dove le sanzioni (quasi 5 milioni di euro) superano i compensi (3,9 milioni). Del resto il piccolo istituto marchigiano ha accumulato dal 2011 alla risoluzione (a fine 2015) un rosso di 1,2 miliardi.