Rating: da AAA a DDD le pagelle delle agenzie che giudicano il mondo
AAA, BBB, CCC… Niente paura! Non state assistendo a sessioni massacranti di dizione o peggio di cura della balbuzie magari tenute da logopedisti sadici o al più maldestri (come quelli incontrati dal “povero” Colin Firth, alias Re Giorgio VI ne …Leggi tutto
AAA, BBB, CCC… Niente paura! Non state assistendo a sessioni massacranti di dizione o peggio di cura della balbuzie magari tenute da logopedisti sadici o al più maldestri (come quelli incontrati dal “povero” Colin Firth, alias Re Giorgio VI ne “Il discorso del Re” diretto da Tom Hooper). State semmai ascoltando lo sciorinare di qualche funzionario zelante di Moody’s, Fitch o Standard and Poor’s sulle pagelle di banche, aziende o persino Stati. Le lettere indicano il rating, ossia la valutazione sulla capacità o meno di chi è sotto esame di ripagare i propri debiti.
La tripla A indica il top dell’affidabilità. La D è il peggio che si possa avere: sta per “default” ossia fallimento. In pratica: se non si è in bancarotta poco ci manca. Mentre Moody’s e le altre sono le agenzie che di volta in volta esprimono il proprio implacabile giudizio. Con un paradosso (solo apparente!): sono i vari enti, Stati o altro, a chiedere di essere esaminati. Sono masochisti? Niente affatto. Ne hanno bisogno perché il rating è l’elemento chiave nella definizione del premio di rischio, ossia degli interessi che l’emittente di turno dovrà pagare ai propri creditori una volta emessi obbligazioni o titoli che siano.
Ma a turbare i sogni dei più ci si mette pure l’outlook. Cos’è? È l’aspettativa a breve o a lungo termine sulla probabilità che un evento influenzi in positivo o in negativo l’affidabilità del singolo ente. E quindi determini il cambiamento del suo rating. Finito? No. Ci sono anche le minacce di intervenire sul rating. In negativo, of course. E sono di grandissima attualità. Come quella di oggi, con l’agenzia Standard & Poor’s che ha messo “sotto osservazione” il rating del fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) dopo che lunedì 5 dicembre avea minacciato di colpire i Paesi dell’eurozona.
Tutti, o quasi. Compresa l’ammiraglia franco-tedesca. Una doccia fredda per il duo “Merkozy” che potrebbero dire addio alla finora mai vacillata tripla A. Anche se a sorpresa il ministro delle Finanze di Frau Merkel Wolfgang Schaeuble, ha dichiarato che quanto affermato da Standard & Poor’s sia “il migliore incentivo possibile” per il cruciale vertice Ue in programma l’8 e il 9 di dicembre.
In altre parole: costringerà i capi europei ad andare oltre il solito “bla, bla, bla…” e prendere decisioni concrete. Proprio sul futuro dell’eurozona. In paglio c’è la sopravvivenza stessa dell’euro. Mica bazzecole… Qual che è certo è che le agenzie di rating non sono infallibili. Anzi. Resta clamoroso il giudizio più che positivo assegnato dai “tre moschettieri” alla banca d’affari Usa Lehman Brothers a meno di un mese dalla sua bancarotta avvenuta il 15 settembre 2008 e passata ai posteri come il D-Day della più grande crisi economico-finanziaria mai verificatasi dopo il 1929. Come dire: il rating va bene. Ma occhio: può non bastare.
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