Reddito di Cittadinanza, perché deve andare soprattutto al Sud
Il vicepremier Di Maio a detto che il 47% dei beneficiari del sussidio sarà al Nord. Ma la maggior parte dei poveri italiani vive in Meridione
“Il 47% delle famiglie destinatarie sarà del Centro Nord”. E’ la rassicurazione giunta dal vice-premier Luigi di Maio riguardo al Reddito di Cittadinanza, il nuovo sussidio universale contro la povertà che il governo Conte si appresta a introdurre dal 2019, su spinta del Movimento 5 Stelle. Le dichiarazioni di Di Maio fanno il paio con quelle del premier, Giuseppe Conte, che ha ventilato “l’ipotesi di modulare le offerte di lavoro legate al Reddito di Cittadinanza sulla base della distribuzione geografica”.
Anche il presidente del consiglio, come il vice premier, sembra dunque voler rassicurare sul fatto che il nuovo sussidio non andrà a beneficio del solo Meridione. In tal caso, infatti, ci sarebbero non pochi malumori nella base elettorale della Lega, che sta in gran parte al Nord.
Milioni di poveri a Sud
L’ipotesi di distribuire una quota consistente del Reddito di Cittadinanza alle regioni settentrionali, però, si scontra con la logica dei numeri. Secondo l’Istat, infatti, in Italia ci sono circa 7 milioni e mezzo di persone sotto la soglia di povertà. Di queste, solo 3 milioni vivono al Centro Nord e ben 4,5 milioni, cioè il 60%, risiedono al Sud. Non a caso, il sussidio contro la povertà che oggi già esiste in Italia, il Reddito d’Inclusione, ha come beneficiari cittadini meridionali nel 70% dei casi.
Se si usassero due pesi e due misure nell’erogazione del Reddito di Cittadinanza a seconda dell’area geografica di residenza, vi sarebbe una sorta di federalismo del welfare che non ha precedenti in Italia. Nel caso dei sussidi alla disoccupazione, per esempio, i diritti a percepire un’indennità valgono nella stessa misura a Milano come a Catanzaro, ad Aosta come a Palermo. Differenze geografiche non ce ne sono, né ci sono mai state.