povertà
TIZIANA FABI/AFP/Getty Images
Economia

Ricchi e poveri: tutti i numeri delle disuguaglianze - IL VIDEO

La distanza sociale tra più e meno ricchi non si è ampliata molto con la crisi. #Truenumbers vi spiega perchè

Non è vero. Non è vero che durante la crisi le disuguaglianze sociali sono aumentate “enormemente” come una facile propaganda vuol far credere. Non è vero. E continuare a ripeterlo significa assecondare politiche economiche sbagliate e, cioè: aumentare le tasse sui “ricchi” per renderli più uguali ai “poveri”. In fondo, la tassa sulle pensioni private, introdotta da questo governo, ha questo come obiettivo.

#Truenumbers, la trasmissione web di Panorama Tv, è andata a vedere come stanno davvero le cose e, come sempre, lo ha fatto analizzando i numeri veri tralasciando le chiacchiere da talk show. Il risultato è che le differenze non sono affatto aumentate “enormemente” e che di diseguaglianze sociali si sarebbe dovuto parlare ben prima della Grande Crisi. Nel 1995, infatti, l’indice di Gini che misura le differenze nella distribuzione del reddito, era a 33 e oggi è a 32,5.

Ma #Truenumbers fa di più: va a vedere qual è la situazione sia negli altri grandi Paesi europei, sia all’interno delle tre aree geografiche italiane, Nord, Centro e Sud. E scopre che i Paesi del Nord Europa sono più uguali dei Paesi del Sud Europa, Italia compresa. E che il Sud Italia è più diseguale del Nord Italia.

Questo significa che nei Paesi dove lo Stato è più presente nell’economia, magari con l’ottima intenzione di riequilibrare le differenze, le differenze sono più ampie. Quindi significa che politiche tese all’uguaglianza sociale non possono che passare attraverso un passo indietro dello Stato dall’economia, liberando le energie e risorse private e non tassandole per poi redistribuire i proventi fiscali. Gli 80 euro del governo Renzi, insomma, sono un ottimo spot elettorale, ma non servono affatto a ridurre le differenze.

 

I più letti

avatar-icon

Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

Read More