Rientro del debito in due anni: perché quella di Di Maio è una bugia
Il vicepremier chiede di fare più deficit per finanziare le sue promesse elettorali. Ma si scontra con la realtà e con il ministero dell’Economia
“Facciamo un po’ di deficit in più del previsto, per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni”. Parola del vice premier e leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che vuole così trovare i soldi per finanziare le sue promesse elettorali e quelle degli alleati della Lega.
Meno tasse e più spesa
Reddito di Cittadinanza, Flat Tax, innalzamento delle pensioni minime e abbassamento dell’età pensionabile possono dunque essere finanziate, almeno secondo Di Maio, facendo un po’ di deficit in più. Tanto c’è sempre tempo per ridurre il debito, anche se ce lo chiede l'Europa. Magari ci pensiamo l’anno prossimo o l’anno dopo ancora. Ma è davvero possibile?
Difficile credere di sì, innanzitutto per una ragione: la Flat Tax, il Reddito di Cittadinanza e tutte le promesse elettorali della Lega e dei 5 Stelle obbligano il governo a mettere a bilancio voci di spesa strutturali, che ci saranno nel 2019 ma anche negli anni successivi. Non si tratta cioè di uscite di denaro una tantum, che l’esecutivo può cancellare facilmente da un anno all’altro, senza colpo ferire. Allora perché, viene da chiedersi, se non riusciamo a ridurre il nostro debito nel 2019 dovremmo riuscirci nel biennio successivo mantenendo in vigore le stesse voci di spesa?
Visioni diverse
In teoria la Flat Tax o il Reddito di Cittadinanza, mettendo un po’ più di soldi in tasca agli italiani, potrebbero far ripartire i consumi e il pil, rendendo maggiormente sostenibile il nostro indebitamento. Non va dimenticato però che alcune di queste misure, in particolare quelle volute dal Movimento 5 Stelle, sono soprattutto spesa pubblica improduttiva, che va a beneficio di italiani che non lavorano, perché sono disoccupati o in pensione. Siamo sicuri che daranno davvero una spinta significativa al pil?
In campagna elettorale Di Maio aveva detto di voler aumentare il deficit per fare investimenti “a elevato moltiplicatore”, cioè con alto impatto sulla crescita del prodotto interno lordo. Ma ridurre le tasse o aumentare le pensioni oppure dare nuovi sussidi statali, giusto o sbagliato che sia, è tutto tranne che un investimento in vista del futuro. Lo ha ricordato qualche settimana pure il ministro dell’economia Giovanni Tria, intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio: “ Bisogna invertire l’idea che è stata sempre portata avanti finora di ampliare il deficit aspettando la crescita” ha detto il ministro. Il suo collega Di Maio, a quanto pare, la pensa nel modo opposto.