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(Ansa)
Economia

Sulle pensioni la strategia confusa del Governo si riflette anche sul Fisco

Quota 104 è una proposta indigesta soprattutto per la Lega e non era mai stata discussa nella cabina di regia

Continuano le tensioni sulle pensioni all'interno della maggioranza. Ieri il governo ha approvato il Documento programmatico di bilancio per il 2022, ma i partiti non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla riforma delle pensioni. Durante il Consiglio dei ministri (Cdm) il ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha infatti proposto l'introduzione di "Quota 102"( 64 anni e 38 di contributi) per il 2022 e di "Quota 104" (65/66 anni) per il 2023. Ipotesi che però ha fatto saltare sulla sedia i ministri della Lega, visto che di "Quota 104" non si era mai discusso prima.

Secondo Andrea Orlando, Ministro del Lavoro "Ieri al di là delle quote credo si sia affermato un principio che condivido: che si deve attenuare in qualche modo l'impatto del venir meno di Quota 100 affinché non si arrivi alla Fornero e su questo siamo tutti d'accordo. Credo si debbano eliminare le distorsioni di Quota 100 che sono due: la prima è dare trattamento uguale a condizioni lavorative diverse. Il secondo squilibrio è che è stato molto più utilizzato dagli uomini che dalle donne e questo è un aspetto su cui lavorare per superare questa distorsione. Per ora il punto certo è che non si torna d'emblée alla Fornero, come è una discussione che dovremo fare con il bilancio". Ed è proprio sul come che ancora oggi continuano le discussioni.

Uno degli attori protagonisti è ovviamente la Lega, che vede la fine del suo cavallo di battaglia, "Quota 100" il 31 dicembre 2021, senza che prima si sia riusciti a trovare un degno sostituto. L'obiettivo principale del partito di Matteo Salvini è quello di non tornare immediatamente alla Fornero e di rendere più flessibile l'uscita anticipata dal lavoro, ma le ipotesi messe in campo ieri, durante il Cdm, secondo diversi esponenti della Lega non garantiscono questi due obiettivi. C'è inoltre anche la paura che le due misure possano non piacere più di tanto alla platea degli interessati. Basti pensare che molti di questi, se ancora lavorano, è perché non hanno ritenuto conveniente accettare "Quota 100" già negli anni passati, e non si capisce il motivo per cui adesso dovrebbero ripensarci. E dunque, ci si aspetta che a "Quota 102" aderisca un numero di lavoratori nettamente inferiore rispetto alla precedente misura (340 mila fino ad agosto con una spesa di 18,8 miliardi di euro). E infatti la platea di coloro che potrebbero andare in pensione con "Quota 102" è di 50 mila italiani. Da considerare che spetterà ai singoli decidere se usufruire o meno della misura. Quello che è certo è che il numero degli aderenti alla fine, sarà nettamente inferiore rispetto al passato.

Stesso ragionamento si può fare per "Quota 104", senza poi omettere il fatto che dal 2024 tornerà in vigore la Fornero. Da non dimenticare che per finanziare queste misure sono però stati messi a bilancio dei fondi. E infatti, continuando a parlare di numeri, nel Documento programmatico di bilancio sono stati stanziati, per il mondo pensione nel triennio in oggetto, circa 2,5 miliardi di euro. Visto la platea di soggetti di riferimento e le scarse previsioni di richiesta per andare prima in pensione, il budget messo a disposizione molto probabilmente rimarrà inutilizzato. Il problema ha però delle ripercussioni sul presente. È infatti chiaro che se si mettono a bilancio, per le pensioni, 2,5 miliardi, li si sottrae automaticamente ad altre misure, come potrebbe essere, per esempio, il taglio delle tasse.

A questo sono infatti stati destinati solo otto miliardi di euro, del tutto insufficiente per mettere a punto una vera e propria rivoluzione fiscale, a fronte dei progetti che si vogliono realizzare come il taglio sull'Irpef, la riduzione cuneo fiscale e l'abolizione Irap. Sulle tasse che pesano sul lavoratore e le imprese ci è tornato propri oggi anche l'Ocse che ha chiesto al nostro Paese di focalizzarsi sopratutto sulla riduzione del cuneo, spiegando come "l'Italia ha il quinto cuneo fiscale più alto nell'Ocse e questo non incoraggia il lavoro, è importante una riforma. Una riduzione permanente del cuneo fiscale sarebbe importante, soprattutto per le donne". Senza però il giusto stanziamento sarà del tutto impossibile realizzare una riforma seria e dare sollievo al mondo del lavoro.

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Giorgia Pacione Di Bello