Rimborsi delle tasse: ecco come ottenerli
L’Agenzia delle entrate ha pubblicato una guida che spiega come riavere in modo veloce le imposte versate in eccesso
A fronte di un’evasione fiscale che continua ad essere una delle piaghe del nostro sistema tributario, ci sono cittadini italiani, e non sono pochi, che risultano aver versato al fisco più del dovuto. Si tratta di onesti contribuenti che spesso nella smania di evitare controlli o accertamenti, o per semplici errori di compilazione delle dichiarazioni dei redditi, si ritrovano ad aver pagato imposte sostanzialmente non dovute. Per rendere allora più semplice e immediato i rimborsi di questi versamenti errati, l’Agenzia delle entrate ha pubblicato in queste ore sul proprio sito una guida per i contribuenti, che spiega nel dettaglio la procedura da seguire per riavere indietro le somme pagate in eccesso.
Modello 730 o Unico
Per chi effettua la dichiarazione dei redditi tramite modello 730 il rimborso dell’Irpef pagata in eccesso, se di importo superiore ai 12 euro, potrà avvenire direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico. In pratica la somma dovuta verrà accreditata nella busta paga o nella rata di pensione a partire, rispettivamente, da luglio e agosto. In caso di spettanze superiori ai 4.000 euro, frutto magari di pagamenti in eccesso che si sono accumulati negli anni, dopo controlli e accertamenti del caso, il rimborso verrà invece erogato direttamente dall’Agenzia delle entrate. Per quanto concerne invece dichiarazioni con modello Unico, se risulta un credito e nella compilazione del quadro Rx il contribuente opta per il rimborso (in alternativa al riporto del credito all’anno successivo o alla compensazione del credito con altri tributi da versare), sarà ancora una volta direttamente l’Agenzia delle entrate a rimborsare la somma spettante.
Altri casi: come fare la domanda
La guida al contribuente, contempla poi tutta una serie di altri casi di possibile errore: si va dall’errore materiale alla duplicazione di versamento fino all’inesistenza totale o parziale dell’obbligo di versamento. Per tutte queste sfortunate evenienze, il contribuente deve presentare una domanda entro un determinato termine dal versamento. Per la precisione entro 48 mesi per imposte sui redditi, versamenti diretti, ritenute operate dal sostituto d’imposta, ritenute dirette operate dallo Stato e da altre pubbliche amministrazioni. Il termine scende invece a 36 mesi per le imposte indirette, quali registro, successione e donazioni, bollo. La domanda si presenta in carta semplice all’ufficio competente territorialmente e ad essa devono essere allegate le ricevute dei versamenti eseguiti e le certificazioni delle ritenute subite. Ovviamente la richiesta può essere anche respinta ed è allora possibile presentare ricorso entro 60 giorni dal ricevimento del provvedimento di rigetto.
ACCERTAMENTI, COME DIFENDERSI DAL FISCO
Come paga l’Agenzia delle entrate
Una volta riconosciuto l’errore, l’Agenzia delle entrate ovviamente procede alla restituzione delle somme in eccesso, e questo può avvenire con modalità diverse. Innanzitutto, se il contribuente ha fornito all’Agenzia le coordinate del proprio conto corrente bancario o postale, il rimborso, qualunque sia l’importo, viene accreditato su quel conto. In mancanza di questui riferimenti, l’erogazione può avvenire in modi diversi a seconda delle somme in oggetto. Per importi fino a 999,99 euro (comprensivi di interessi) il contribuente riceve un invito a presentarsi in un qualsiasi ufficio postale presso il quale potrà riscuotere il rimborso in contanti. In caso invece di importi oltre i 999,99 euro, il rimborso viene invece eseguito con l’emissione di un vaglia cambiario non trasferibile della Banca d’Italia.
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