Rincari materie prime alimentari: cosa ci aspetta nel 2025
Nel 2024 prezzi alle record per caffè, cacao, burro e oli vegetali, tra crisi climatica, poca offerta e politiche economiche europee. L’anno nuovo si apre con un mercato volatile e incerto
Il 2024 verrà ricordato come l’anno dei super rincari delle materie prime agricole. Caffè, cacao, burro, olio di palma, olio di girasole, nocciole e noci hanno raggiunto prezzi record. In alcuni casi gli aumenti hanno superato il +80%. Motivi? Crisi climatica, disequilibrio tra domanda e offerta e a volte anche la politica europea (vedi il caso del burro). Gli aumenti straordinari del 2024 hanno avuto un impatto significativo su tutta la filiera alimentare, dalla produzione alla trasformazione, colpendo le aziende del settore e i consumatori finali. E il 2025 non si apre con previsioni rassicuranti.
Il caffè è il caso più lampante, con espresso e cappuccino nei bar a costi mai raggiunti. Il prezzo della materia prima è triplicato in due anni (robusta +83%, arabica + 48%) a causa della siccità e del cambiamento climatico che hanno colpito Paesi produttori come Brasile e Vietnam. La crisi logistica brasiliana, con ritardi cronici nei porti per mesi ha poi aumentato i costi di trasporto e ridotto l’offerta. Inoltre, il rafforzamento del dollaro ha gonfiato i prezzi internazionali. Questo mix di fattori ha portato a quotazioni record sul mercato globale.
Segue il cacao, che nel 2024 ha raggiunto un massimo storico di 5500 euro per tonnellata, raddoppiando il suo prezzo. Le cause principali sono la riduzione dell’offerta (-180mila tonnellate in Ghana) dovuta a eventi climatici estremi e al virus del cacao, aggravata da tecniche agricole obsolete e mancanza di investimenti. La speculazione degli hedge fund, con acquisti di futures per 8 miliardi di euro, ha amplificato l’aumento dei prezzi. Questa combinazione di fattori ha portato a una scarsità di materia prima e a quotazioni record.
E poi c’è il burro, che ha toccato livelli di prezzo mai visti prima, superando gli 8 euro al chilo, con un incremento del 50% nel 2024 rispetto all’anno prima. Ad incidere anche in questo caso è il cambiamento climatico che sta colpendo l’allevamento bovino, con fenomeni di stress da calore che riducono la produzione di latte e la qualità del prodotto. La guerra in Ucraina ha aggravato la situazione, aumentando i costi dei fertilizzanti e indirettamente incidendo anche sul prezzo del latte. La competizione tra burro e formaggio, più redditizio, ha ulteriormente ridotto l’offerta sul mercato, spingendo i prezzi verso l’alto. E poi c’è la riduzione strutturale della produzione di latte in Europa, influenzata dalle politiche di Bruxelles che mirano a diminuire il numero di bovini per ridurre le emissioni inquinanti.
Nel 2024 sono aumentato poi i prezzi degli oli vegetali, in particolare olio di palma e olio di girasole. I problemi climatici del Sudest asiatico hanno rallentato la produzione e contestualmente la crescente domanda interna ha frenato l’esportazione e alzato i prezzi. Sempre il cambiamento climatico ha spinto i prezzi di nocciole, noci e mandorle. Si sono ridotte le rese delle coltivazioni in paesi come la Turchia e gli Stati Uniti e la domanda costante a fronte di un’offerta scarsa ha fatto lievitare i costi. Rara eccezione sono invece i legumi, come lenticchie e ceci, che hanno visto una diminuzione dei prezzi tra il 30% e il 40%, grazie alle buone rese nei mercati nordamericani.
Previsioni per il 2025? Scorte non ancora ripristinate e condizioni meteorologiche cruciali rendono il mercato delle materie prime agricole ancora altamente volatile. E non va sottovalutato il fattore inflazione, in discesa, ma ancora sorvegliato speciale. Quotazioni quindi ancora imprevedibili, lontane da una situazione stabile come in passato. L’incertezza regna e l’industria alimentare e i consumatori dovranno essere pronti, anche a nuovi aumenti.