Risparmiatori truffati, cosa cambia con la manovra
Il Governo ha stanziato altri 2,5 miliardi di euro per risarcire le vittime dei crack. Le regole per accedere agli indennizzi
La dote iniziale era di 1,5 miliardi d euro ma nei prossimi anni potrebbero arrivare altri 2,5 miliardi. E il tesoretto che servirà per indennizzare i risparmiatori che hanno visto i loro soldi andare in fumo nei crack finanziari dell'ultimo quadriennio, da quello delle banche venete fino al dissesto della popolare dell’Etruria, di Banca Marche, CariChieti e CariFerrara.
Con un emendamento alla manovra economica del 2019, la maggioranza di governo sembra infatti intenzionata ad aumentare le risorse che, tra il 2020 e il 2026, saranno a disposizione del Fondo per il ristoro dei risparmiatori che esiste già dal settembre scorso, essendo stato istituito dal governo con il decreto Milleproproghe.
Ricorso all’Arbitro
Si tratta di un fondo che ricava le proprie risorse dai conti correnti dormienti, cioè i depositi bancari dimenticati dai rispettivi titolari e non più movimentati da oltre 10 anni. Per ottenere i risarcimenti bisogna innanzitutto aver presentato un ricorso contro le banche fallite all'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), un organismo per la soluzione dei contenziosi in via extragiudiziale creato negli anni scorsi dalla Consob, l’authority che vigila sui mercati finanziari.
Soltanto chi avrà avuto un responso favorevole dell’Arbitro, dimostrando di essere stato raggirato e di avere comprato le azioni e le obbligazioni delle banche fallite senza conoscere i rischi a cui andava incontro, potrà ottenere un risarcimento in denaro e recuperare una parte dei propri risparmi. E’ bene però non farsi troppe illusioni, poiché il danno liquidato arriva fino al 30% della somma perduta, con un tetto massimo di 100mila euro.
Non va dimenticato tuttavia un particolare importante: il Fondo da poco istituito non rappresenta l’ultima spiaggia per i risparmiatori. Le vittime dei crack finanziari possono infatti ancora portare avanti la loro battaglia in tribunale, ricorrendo alla giustizia ordinaria e facendo causa alla banca o alla stessa Consob, per non aver vigilato a suo tempo a dovere.