La sabbia, arma geopolitica per una crisi globale
In questo mondo dominato dalla corsa alle materie prime sembrerà strano ma persino la sabbia diventa oggetto di dispute internazionali tra superpotenze
Siamo abituati a sentir definire armi geopolitiche le terre rare, i metalli critici o il gas naturale. Raramente la sabbia è stata definita un’arma geopolitica.
Eppure quando in agosto, la presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, è andata in visita a Taipei, violando una storica "linea rossa" nelle relazioni estere con la Cina, la reazione di Pechino, a prescindere dai toni minacciosi dei comunicati, è stata a livello industriale, imponendo un divieto sulle esportazioni di sabbia a Taiwan per limitarne l’accesso a un componente di base sia per il settore edilizio che per la produzione di chip.
Niente di grave, secondo il Bureau of Mines taiwanese, che sottolinea come negli ultimi due anni, 2020 e 2021, la sabbia naturale importata, rispettivamente 450.000 e 540.000 tonnellate, abbia rappresentato solo lo 0,64% e lo 0,75% della domanda interna di Taiwan. Di queste quantità la Cina ha fornito, in questi due anni, solo 70.000 e 170.000 tonnellate rispettivamente, ma lo scopo di Pechino era di inviare un messaggio politico all'amministrazione del presidente Tsai Ing-wen.
Resta il fatto che, mentre il mondo è impegnato a prevedere come i flussi di gas e petrolio determineranno la traiettoria dell’inflazione nella maggior parte dei paesi, lascia perplessi scoprire che la sabbia rimane la risorsa naturale più consumata dopo l'acqua. E, esattamente come l’acqua, non è solo una risorsa molto richiesta, ma anche si sta esaurendo molto rapidamente. Le vere crisi di questo secolo sono legate alle risorse naturali ma, come spesso accade, ci concentriamo ad osservare la crisi, reale o presunta, che viene propagandata con maggiore efficacia. Secondo il Global Sand Observatory, un’iniziativa congiunta del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e del Global Resource Information Database (GRID) di Ginevra, la catena di approvvigionamento di sabbia e ghiaia sta spostando i luoghi di estrazione verso ambienti più fragili come fiumi, coste e oceani. Questi aspetti, legati all'aumento esponenziale della domanda, comportano gravi impatti su questi ecosistemi, sia come sostenibilità ambientale che sociale, in tutto il mondo.
Per quanto possa sembrare ironico la nostra società è costruita sulla sabbia: è la principale materia prima utilizzata nella costruzione di strade, ponti, e ferrovie, assieme a ghiaia e roccia frantumate viene fusa per creare il vetro. La sabbia viene utilizzata per costruire gli schermi dei nostri smartphone e nella produzione di semiconduttori, un'industria, pilastro dell'economia di Taiwan, al centro di una contesa geopolitica tra gli USA ed il Dragone cinese che vede proprio in quest’industria il tallone d’Achille del suo colossale apparato industriale. L'uso globale di sabbia e ghiaia è risultato essere 10 volte superiore a quello del cemento di cui, a livello globale, si consumano 4,1 miliardi di tonnellate, principalmente dalla Cina, che costituisce oltre la metà dell'attuale domanda. Ciò significa che, solo per l'edilizia, il mondo consuma circa 40-50 miliardi di tonnellate di sabbia su base annua.
L’opinione comune è che la sabbia sia ovunque ma non tutta la sabbia è utile: i granelli di sabbia del deserto, erosi dagli agenti atmosferici, sono troppo lisci e arrotondati per legarsi insieme ai fini della costruzione. Le sabbie non sono tutte uguali: possono differire per la composizione chimica, per la loro costituzione fisica o in base alla loro provenienza, cioè dal disfacimento di pietre calcari, silicee o argillose, possono essere sabbie calcaree, silicee o argillose. Queste ultime ad esempio sono quelle che meno si addicono alla confezione delle malte perché friabili e poco resistenti. Anche la granulometria è importante: con le sabbie fini si rischia di realizzare malte suscettibili a fessurarsi e che poco aderiscono alle pietre mentre le sabbie marine danno risultati più soddisfacenti. E’ la scabrezza della superficie dei grani che, presentando una maggiore affinità meccanica col materiale legante, garantisce la coesione finale delle malte.
Come molte altre crisi ambientali del Pianeta anche questa non fa distinzione: non esistono normative, leggi o pianificazioni territoriali che proibiscano l'estrazione mineraria, in particolar modo dalle spiagge dove, in un momento in cui si paventa l’innalzamento del livello del mare, la sabbia è estremamente necessaria alla resilienza climatica delle comunità vicine poiché offre protezione dalle inondazioni e dalle mareggiate.
Ma poiché la domanda globale ha superato l'offerta che proviene dalle cave convenzionali, la sabbia da spiaggia è stata ritenuta un sostituto adatto, anche perché le sue caratteristiche granulometriche, teoricamente, migliorano la durata del materiale o matrice in cui sono mescolati, ma soprattutto perché viene frequentemente estratta a costo zero. Come spiega il libro della Duke University Press, "Vanishing Sands: Losing Beaches to Mining” in Marocco, ogni anno, vengono estratte fino a 60 milioni di tonnellate di sabbia dalle spiagge per essere utilizzate come aggregato nel calcestruzzo. Intere spiagge e sistemi di dune in Africa, Asia, Europa, Caraibi, Sud America e Stati Uniti orientali sono stati sistematicamente spogliati. E se in alcuni taluni casi queste attività sono legali nella gran parte non lo sono: esistono reti del crimine organizzato, note come "mafia della sabbia", gruppi a cui partecipano anche costruttori, commercianti e uomini d'affari, che usano sempre più la forza, fino ad arrivare all’omicidio, per proteggere le loro operazioni minerarie illegali.
La vera crisi dell’Antropocene è quella delle risorse: forse è esistito un tempo in cui l’uomo vedeva le risorse della terra come infinite o che i danni ambientali causati dal loro consumo fossero trascurabili. Ma oggi ogni nuovo abitante di un’economia avanzata dispone, oltre alle altre risorse, di uno stock di cinque tonnellate di sabbia incluse nelle infrastrutture che lo circondano e se guardiamo al futuro di un pianeta con otto miliardi di abitanti, l'industrializzazione, la crescita della popolazione e l'urbanizzazione sono tutti aspetti che alimenteranno una crescita esplosiva della domanda di sabbia.