Saipem, Scaroni e i sette indagati
Circa 197 milioni distribuiti per una commessa da 11 miliardi in Algeria. Ecco tutti i protagonisti della vicenda di presunta corruzione internazionale
Totalmente estranei. Così si è definito Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni in merito all’indagine per corruzione internazionale per presunte tangenti per un totale di 197 milioni di euro che sarebbero state pagate tra il 2008 e il 2010 per ottenere 11 miliardi di dollari di appalti con la Saipem (controllata da Eni) in Algeria suddivisi in otto contratti firmati tra il 2007 e il 2009. Intanto gli investigatori della Guardia di Finanza hanno perquisito i suoi uffici romani, la casa milanese, la sede dell'Eni a San Donato Milanese e gli uffici di Saipem.
Collaboreremo, ha fatto sapere l'Eni ribadendo l'estraneità ai fatti, anche perché sia Eni sia Saipem risulterebbero formalmente indagate in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Il meccanismo sotto indagine sarebbe un déjà-vu: per aggiudicarsi i lavori del progetto Medgaz e del progetto Mle in joint venture con l’ente di stato algerino Sonatrach, Eni e Saipem avrebbero versato alla società Pearl Partners Limited (basata a Hong Kong) dell’intermediario Farid Noureddine Bedjaoui la cifra di 197 milioni. Presunte mazzette da distribuire poi a faccendieri, esponenti del governo algerino e manager della stessa Sonatrach.
Oltre a Scaroni risultano indagate altre sette persone:
- Pietro Varone, dirigente di Saipem
- Tullio Orsi, ex dirigente di Saipem
- Pietro Tali, ex amministratore delegato di Saipem
- Alessandro Bernini, ex direttore finanziario di Saipem
- Antonio Vella, dirigente di Saipem
- Nerio Capanna, ex vicepresidente Saipem (già indagato per tangenti Eni nel 2011 a Pesaro)
- Farid Bedjaoui, presunto intermediario a cui era riconducibile la società di Hong Kong che raccoglieva le mazzette, a quanto pare nipote dell’ex ministro degli Esteri algerino in grado di esercitare la sua influenza sul ministro dell’Energia, Chekib Khelil.
I fatti sarebbero stati i seguenti: Scaroni, avrebbe incontrato a Parigi Bedjaoui almeno una volta per farsi aggiudicare la maxi commessa in cambio della presunta tangente. I rapporti con la Pearl Partners per conto dell’Eni sarebbero poi stati tenuti dai manager Pietro Varone e Alessandro Bernini.