Sarà un Natale a rischio (regali e merci)
La ripesa della domanda, il sistema globale che non tiene, le colpe di governi impreparati all'emergenza, i porti presi d'assalto da navi porta container. E sarà sempre peggio
Quest'anno sarà meglio muoversi in anticipo per l'acquisto dei regali di Natale, e la probabilità di non trovare il giocattolo o il prodotto hi-tech desiderato è già molto alta. Tutta colpa della congestione globale del sistema della logistica che, con il classico effetto domino, dalla paralisi di un porto cinese ad uno americano e poi ancora ad uno inglese, finisce per colpire anche la distribuzione di prodotti in Italia.
Il trasporto marittimo continua infatti a rappresentare il principale veicolo dello sviluppo del commercio internazionale: il 90 per cento delle merci viaggia via mare e i trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12 per cento del Pil globale. Come spiega Alessandro Panaro, responsabile del dipartimento di economia marittima di Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, la tempesta perfetta che si è scatenata sui commerci marittimi ha due cause principali e due scomode conseguenze: "Il boom della domanda del secondo semestre 2020 e del 2021 ha inciso sulle strategie dei grandi carrier che durante la pandemia avevano ridotto il numero di navi in circolazione e quindi la capacità di trasporto. Tra gennaio e luglio l'export dalla Cina ha subito un sontuoso balzo in avanti del 35 per cento. Ancora di più è salito l'export verso gli Usa sotto la spinta del commercio online. Perciò molti container sono stati spostati sulla rotta Far East-Stati Uniti, provocando una penuria sulle altre direttrici strategiche. A questo fenomeno si è aggiunto il rallentamento delle attività in alcuni grandi porti, in seguito alle restrizioni per il Covid. Tutto ciò ha avuto due effetti: congestionamento dei terminal e impennata dei noli sui container".
Oggi solo il 35-40 per cento delle navi portacontainer arrivano in orario, molte accumulano giorni di ritardo causando disagi alle catene logistiche. Attualmente, secondo le stime della società di analisi Vessel Value, ci sono circa 330 navi container in attesa al largo dei porti a livello globale, di cui 65 davanti al terminal di Long Beach. Gli esperti di Vessel Value sostengono che «i problemi della catena di approvvigionamento globale stanno minacciando le consegne di Natale ai dettaglianti, poiché abbiamo visto una congestione portuale sostenuta negli Stati Uniti e ora in alcune parti del Regno Unito". Mentre c'è stato un alleggerimento della congestione nei principali porti container cinesi come Ningbo, con il numero di navi in attesa più che dimezzato dalla metà di agosto, ora la congestione riguarda alcuni terminal d'importazione. In particolare i porti californiani di Long Beach e Los Angeles sono tra i più colpiti, con una congestione significativamente alta che mostra pochi segni di allentamento nell'avvicinarsi del Natale.
Una situazione talmente grave da aver spinto il presidente americano Joe Biden a convocare un vertice con operatori portuali e autotrasportatori, sindacati e grandi aziende invocando una partenship pubblico-privata per fronteggiare l'emergenza perché, ha ricordato il Presidente, "le merci non si muoveranno da sole" ed è quindi indispensabile collaborare.
In Europa è preoccupante la situazione dello scalo inglese di Felixstowe (che gestisce il 36% del traffico di container merci del Paese), dove a Covid e Brexit si è aggiunto il problema della mancanza di camionisti: risultato, pile di container in attesa di essere trasportati nell'entroterra e navi al largo in attesa di poter sbarcare. Alcune compagnie di navigazione hanno riferito di aver deviato le navi verso altri porti europei per evitare il collo di bottiglia di Felixstowe e mantenere le portacontainer in movimento. Per esempio la Marchen Maersk, un gigante che può trasportare quasi 20 mila container, stava navigando verso Felixstowe ma ha cambiato rotta su Wilhelmshaven in Germania nel tentativo ottenere di uno scarico più veloce.
Tutto questo si ripercuote anche sull'Italia. Andrea Mastellone, presidente degli agenti marittimi campani, in un'intervista a themeditelegraph.com ha illustrato bene la situazione: "Il porto di Napoli insieme a tutti i porti italiani è vittima di quanto sta accadendo a livello mondiale con epicentro specialmente nei porti americani ed inglesi. Infatti in Italia congestioni portuali non se ne registrano ed i tempi di turn over sono in linea con il pre-pandemia. Il nostro sistema logistico pertanto deve subire i disservizi creati lungo la filiera mondiale da altri Paesi. Aggiungiamo che il nostro porto ha un traffico sbilanciato in cui l'export è prevalente nei confronti dell'import e quindi ha bisogno di essere alimentato da contenitori vuoti la cui disponibilità a livello mondiale è limitata e quindi destinata in prevalenza ad essere dirottata verso i mercati cinesi, dove i noli all'esportazione verso l'Europa e gli Stati Uniti hanno raggiunto livelli mai visti nella storia."
L'indice Scfi che misura i noli sui container, dal secondo trimestre del 2020 ad oggi è salito del 255 per cento raggiungendo il suo record storico. Già in giugno Enrico Preziosi, patron di Giochi Preziosi, aveva denunciato al Corriere della Sera che "per ricevere la merce le compagnie asiatiche ci chiedono cifre astronomiche: invece dei circa 10 milioni che abbiamo sempre pagato per queste spedizioni, ora ne vogliono più di 60. Ci tengono in ostaggio dicendo che non ci sono navi a sufficienza da inviare in Europa. E in gioco per noi c'è la campagna di vendite di giocattoli per il Natale".
Ma quando ne usciremo? Il gruppo danese Maersk, uno dei più grandi operatori nel settore del trasporto marittimo a livello mondiale, ritiene che i principali porti container del mondo resteranno intasati per sei-nove mesi a causa della crisi della catena di approvvigionamento. "Anche la capacità di stoccaggio si è ridotta a causa della congestione portuale e terrestre, mentre la restituzione dei container vuoti in Asia rimane difficile", ha rilevato Maersk. "L'arrivo di nuovi container sul mercato non è più sufficiente per soddisfare la domanda complessiva, rimane pertanto di fondamentale importanza che i container vuoti 'parcheggiati' nei porti Usa e in quelli europei vengano riposizionati il più rapidamente possibile in Asia".
Intanto il gruppo Msc, un altro dei giganti del mare, ha annunciato l'introduzione di nuovi rincari sui noli delle spedizioni dai porti di Genova e la Spezia verso varie località del continente americano dal prossimo 25 novembre fino al 25 dicembre. I sovrapprezzi sono tutti pari a 500 dollari per i container da 20 piedi e a 1.000 dollari per quelli da 40. Per fare qualche esempio, il costo di una spedizione da Genova a New York di un container da 20 piedi passerà da 6.500 dollari a 7.000.
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