Scandalo Mps, i dieci anni della crisi
Economia

Scandalo Mps, i dieci anni della crisi

Tutte le tappe: dai derivati all'operazione Antonventa fino alle probabili indagini per truffa e associazione a delinquere

Falso in bilancio. Truffa. Associazione a delinquere. Aggiotaggio. Manipolazione di mercato. Ostacolo alle attività di controllo. Pesanti, pesantissime le accuse che si profilano all'orizzonte nei confronti del Monte dei Paschi di Siena e degli ex manager. In primis Giuseppe Mussari (ex presidente), Antonio Vigni (ex direttore generale che ha già ricevuto un avviso di garanzia), Gianluca Baldassarri (ex responsabile dell'area finanza), Alessandro Toccafondi (il vice di Baldassarri).

Il falso in bilancio riguardarebbe le operazioni in derivati le cui perdite, tra il 2008 e il 2009, non sono state iscritte nei libri contabili. Ma non solo. Secondo la procura di Siena, a Rocca Salimbeni si era organizzata una vera e propria associazione a delinquere tra un gruppo consolidato di manager (per lo più, ex manager) che avrebbero operato per anni in modo fraudolento .

Le indagini faranno il loro corso e arriveranno alle loro conclusioni. Nel frattempo, ricapitoliamo qui di seguito le tappe principali della vicenda Mps iniziata in silenzio nel 2002 ed esplosa dieci anni dopo. Solo alcuni giorni fa.

2002. Vengono sottoscritte le operazioni in derivatiSantorini e Nota
 Italia.

2005. È l'anno dell'acquisto dei bond Alexandria dalla
 Dresdner Bank per 400 milioni.

2006. Giuseppe Mussari lascia in aprile la presidenza della
 Fondazione Mps e sale al vertice della banca.

2007. A novembre Mps compra Banca Antonveneta dal Santander per 10,3 miliardi. Gli spagnoli l'avevano valutata 6,6 miliardi pochi 
mesi prima.

2008. Bankitalia accende un faro sul Fresh, lo strumento 
finanziario che ha accompagnato l'aumento di capitale Mps per
 rilevare Antonveneta.

2009. Viene deciso di vendere a Nomura i titoli Alexandria
 che stanno provocando ingenti perdite. In cambio Nomura spalma 
il 'rosso' su un arco di trenta anni.
  A marzo Mps prenota 1,9 miliardi di Tremonti bond e
 promette di rimborsarli nel 2012. Arriviamo a ottobre e Bankitalia ''intensifica il vaglio della
 liquidità'' della banca.

2010. 
 Nel mese di maggio Banca d'Italia avvia una prima ispezione a Siena e a giugno Mussari viene nominato presidente dell'Abi. Ad agosto Banca d'Italia chiede a Mps un aumento di capitale da 2 miliardi di euro per portare il coefficiente patrimoniale (Core tier1) al 9% come richiesto dalla normativa europea. In ottobre scatta il commissariamento dolce con una richiesta 
di aggiornamenti quotidiani della liquidità presente nel gruppo.

2011. A luglio la Fondazione Mps sottoscrive pro-quota 
l'aumento di capitale da 2 miliardi di euro. Intanto, la
 situazione precipita con la crisi dello spread e a settembre arriva la seconda ispezione di Banca d'Italia che in ottobre chiede la "discontinuità della governance". A novembre la situazione precipita. La Fondazione Mps registra 1 miliardo di debiti con le 
banche che hanno finanziato l'acquisto di Antonveneta ed è costretta a vendere diversi asset tra cui il 15% della banca. Nel corso del 2012 scende al 33% (nel 2007
 era al 56%).

2012. A gennaio il direttore generale Antonio Vigni lascia la banca con una 
buonuscita di 4 milioni di euro.
 A marzo si chiude la seconda ispezione di Banca d'Italia con pesanti rilievi negativi. Il bilancio del 2011 si chiude con una maxi perdita da 4,69 miliardi e subito dopo, in aprile, Giuseppe Mussari lascia la presidenza sostituito da Alessandro Profumo.

A maggio la Procura di Siena apre un'inchiesta sul caso
 Antonveneta a cui fa seguito un blitz della finanza nella banca, nella Fondazione e
 nelle abitazioni di Mussari e Vigni oltre che nelle sedi delle
 11 banche che hanno ristrutturato il debito dell'Ente. Arriviamo a giugno e i vertici di Mps chiedono al Governo 2 miliardi di Monti bond .
 Nello stesso periodo Mussari viene confermato alla presidenza
 dell'Abi.

A metà ottobre la banca comunica a Via Nazionale di 
aver trovato un contratto del luglio 2009 con Nomura e a novembre denuncia la presenza di strumenti
 strutturati nel portafoglio e chiede 500 milioni di Monti bond
 in più per un totale di 3,9 miliardi di prestiti (compresi i Tremonti bond chiesti in passato).

2013. A gennaio scoppia lo scandalo, Mussari lascia la presidenza dell'Abi. Partono le indagini.

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