Scandalo Volkswagen: 8,5 milioni le auto che verranno richiamate in Europa
Il provvedimento riguarda le auto diesel che montano il software al centro dello scandalo sulle emissioni truccate
15 ottobre 2015
Volkswagen ha annunciato (in verità suona più come una conferma, leggete quanto abbiamo scritto in precedenza) che, a partire da gennaio, richiamerà 8,5 milioni di veicoli in Europa.
Il provvedimento riguarda le auto diesel che montano il software al centro dello scandalo sulle emissioni truccate.
L'annuncio del gruppo segue l'ultimatum arrivato dalle autorità tedesche, che hanno ingiunto alla casa di Wolfsburg di ritirare i 2,4 milioni di euro coinvolte vendute in Germania.
Volkswagen sottolinea inoltre che ora bisognerà chiarire quali siano le vetture con motore Ea 189 vendute al di fuori della Ue che andranno ritirate dal mercato.
Il dieselgate, lo scandalo dei dati truccati sulle emissioni dei motori diesel, costringerà molto probabilmente Volkswagen a richiamare 11 milioni di auto tra Europa e Usa: l'operazione, il cui costo all'inizio era stato stimato in circa 6,5 miliardi, ora potrebbe crescere ulteriormente.
Anche perché non è ancora chiaro che tipo di intervento di manutenzione verrà effettuato sulle auto richiamate in officina. L'azienda, per alcuni giorni apparsa paralizzata e sotto choc, comincia comunque a muoversi: dopo il crollo in Borsa, le indagini spuntate ovunque per la truffa sulle emissioni, il rischio per i mercati citato ieri da Bankitalia e lo stop alle vendite delle vecchie auto, il gruppo annuncia dunque un maxi-piano di richiami.
Tutti modelli da richiamare
Secondo le prime stime fornite dalla stessa Volkswagen, potrebbero essere, come già ricordato, circa 11 i milioni di veicoli da richiamare. Di questi 3 milioni negli Stati Uniti e 8 milioni in Europa.
Passando alla disamina dei singoli modelli, Oltreoceano quelli interessati da questa operazione potrebbero essere gli stessi già da tempo annunciati:la Golf di sesta generazione, la Passat di settima generazione e la Tiguan di prima generazione, oltre alla Jetta e all'Audi 3. Ben più articolata invece la situazione in Europa, dove, non solo i modelli Volkswagen interessati sono molti di più, ma dove ad essere toccate sarannop anche vetture di altre case controllate, come Seta e Skoda.
E allora oltre alle già citate Golf e Passat, potrebbero risultare coinvolte anche la Škoda Superb, l'Octavia e la Seat Leon. Ma anche i monovolume Touran, Sharan o Seat Alhambra, così come i suv Audi Q3, Q5 e Tiguan. Senza dimenticare, in questa lista anche le Audi A4, A5, A6 e TT.
Il rischio per l'occupazione
E Berlino si dice in prima linea per scongiurare un "disastro" per i 600.000 occupati della casa automobilistica.
"Abbiamo davanti una strada difficile e un sacco di duro lavoro", ha detto il Ceo Matthias Mueller, fresco di nomina dopo la defenestrazione di Martin Winterkorn, a un migliaio di top manager riuniti nel quartier generale di Wolfsburg.
Una nota del gruppo annuncia il "piano d'azione" che partirà con un'informativa ai possessori dei veicoli coinvolti, che saranno poi aggiornati con un sito web dei vari marchi.
Il software ma anche gli iniettori
Con modifiche da fare al software che potrebbero richiedere poco tempo, ma in alcuni casi anche agli iniettori, queste ultime più costose: gli analisti stimano l'impatto complessivo in oltre 6,5 miliardi di dollari.
La "soluzione tecnica", a cui VW sta lavorando, arriverà "entro fine ottobre".
Stop alle vendite delle "vecchie"
Restano 'intoccate' le nuove auto Euro6, ma per auto con il motore TDI e omologazione inferiore proseguono gli stop alle vendite, con oltre 3.300 veicoli ritirati dalle concessionarie in Spagna perché dotati del 'defeat device', il software incriminato con cui la casa ha barato ai test sulle emissioni.
Intanto si muovono anche Portogallo, Svezia, Giappone, e Bmw finisce sotto esame da parte dell'Autorità per la sicurezza stradale negli Usa per i ritardi nel risolvere i problemi delle Mini che non hanno superato i crash test.
Dopo un crollo che in quasi due settimane di passione è arrivato a sfiorare il 40%, le azioni VW oggi rallentano la caduta, con un -3,54% per le privilegiate e un -2,8% per le ordinarie.
Basterà il nuovo Ceo?
Mueller, da alcuni accusato di essere un insider (proviene da Porsche che fa parte del gruppo) inadatto al cambiamento, promette un'azione radicale.
Ma per alcuni analisti ci vorrà parecchio tempo per risollevare le sorti (e le azioni) del gruppo.
Le ripercussioni dello scandalo sono "difficili da quantificare", ammette il vicedirettore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini - ma lo scandalo è "grave" e si aggiunge alle incertezze sui mercati globali.
Berlino si tiene in "stretto contatto" con l'azienda, la Commissione europea chiede che VW "spieghi la situazione, collabori con le autorità nazionali e rispetti le regole europee".
Mueller promette dettagli sugli interventi alle auto entro ottobre. Ma non basta a placare le azioni legali, specie negli Usa.
I test su strada in Europa
Sullo sfondo, si staglia l'incubo dei test su strada in Europa che scattano nel 2017, in grado teoricamente di preoccupare tutti i costruttori: secondo uno studio di Transport and Environment, praticamente tutte le case - in particolare alcuni modelli Mercedes, Bmw, VW, Renault, Peugeot - hanno usato escamotage (legali) nei test di laboratorio per 'regalarsi' emissioni reali di CO2 ampiamente fuori misura.
Ed è "del tutto plausibile" - avverte la rivista specialistica - che il famigerato "defeat device" sia in uso non solo in casa Volkswagen e non solo per barare sugli ossidi di azoto, ma anche sul CO2.
(ANSA).