Sei mesi di Jobs Act: come è cambiato il mercato del lavoro
La riforma del welfare del governo è in vigore da un semestre. Pochi risultati nella lotta alla disoccupazione ma le assunzioni sono un po' più stabili
Oltre mezzo punto in un mese. È il calo registrato a luglio dal tasso di disoccupazione in Italia, secondo i dati comunicati dall'Istat. La quota dei senza lavoro è scesa così al 12% circa, dal 12,5% di giugno, mentre la disoccupazione giovanile è diminuita al 40,5%, dal precedente 43%. Si tratta di cifre finalmente positive, le migliori degli ultimi due anni, che giungono dopo un semestre di entrata in vigore del Jobs Act, la riforma del lavoro approvata tra dicembre 2014 e marzo 2015 dal governo Renzi. E' ancora presto per dire se le cifre di oggi sull'occupazione siano merito delle nuove leggi sul welfare varate nei mesi scorsi dall'esecutivo. A ben guardare, nell'ultimo semestre, il mercato del lavoro italiano si è lasciato alle spalle un bilancio in chiaroscuro. Ecco, di seguito una panoramica su cosa è cambiato dall'inizio dell'anno.
Disoccupazione, in calo tra alti e bassi
E' sicuramente troppo presto per cantar vittoria, di fronte a un semplice dato mensile sulla disoccupazione come quello divulgato oggi dall'Istat. Non va infatti dimenticato che, dall'inizio dell'anno, l'istituto di statistica ha comunicato cifre altalenanti sul numero dei senza lavoro. A giugno, per esempio, la disoccupazione ha fatto segnare un progresso dello 0,2% rispetto a maggio, con un calo degli occupati di ben 22mila unità. Più significativi sono senz'altro i dati Istat trimestrali, dai quali giunge fortunatamente qualche nota positiva: tra marzo e giugno di quest'anno, il numero di persone che in Italia lavorano è salito di 180mila unità. Ma in alcune fasce anagrafiche, come quella compresa tra 15 e 24 anni, gli occupati sono diminuiti ancora (-2,2%).
Assunzioni, crescono quelle stabili
Il dato maggiormente positivo degli ultimi sei mesi è senza dubbio l'incremento delle assunzioni stabili, a scapito di quelle precarie. Tra gennaio e luglio, per esempio, i contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati hanno superato le 327mila unità, con una crescita del 39% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo diversi osservatori, però, i numeri vanno interpretati bene: l'incremento delle assunzioni stabili non è dovuto tanto al Jobs Act (che ha reso più facili i licenziamenti rottamando l'articolo 18) bensì ai generosi incentivi economici concessi dal governo. Le aziende che propongono un contratto a tempo indeterminato (o convertono in un' assunzione stabile un precedente inquadramento precario) beneficiano di uno sgravio sui contributi fino 8mila euro ogni 12 mesi, per tre anni e per ogni lavoratore reclutato.
Ammortizzatori sociali, rodaggio lungo
Dal 1°maggio scorso, il Jobs Act ha introdotto un nuovo ammortizzatore sociale per i disoccupati: si chiama Naspi (Nuova assicurazione sociale per l'impiego) e ha sostituito quelli precedentemente in vigore (Aspi e Mini-Aspi). Purtroppo, sono diversi gli ostacoli che il nuovo sussidio ha incontrato sulla propria strada prima di entrare a regime. Quasi subito sono arrivate le proteste dei lavoratori stagionali (penalizzati dal nuovo meccanismo di calcolo dell'indennità), poi ci sono stati i ritardi dell'Inps nel pagamento dei sussidi (causati dal cambiamento delle procedure rispetto all'Aspi). Gli stessi problemi si sono verificati con la Dis-Coll, una nuova indennità per la disoccupazione riservata ai collaboratrori coordinati e continuativi o a progetto (co.co.co e co.pro.).
Le riforme incompiute
Tra tutte le misure contenute nel Jobs Act, ve ne sono alcune che devono ancora trasformarsi in realtà e necessitano di alcuni decreti attuativi (dovrebbero arrivare a breve). La riforma del lavoro prevede infatti anche la nascita di nuove politiche attive per la formazione e il reinserimento nel mondo produttivo dei disoccupati. E' prevista per esempio la nascita di un contratto di ricollocazione, che consentirà a chi perde il lavoro di avere un voucher in denaro , da spendere come vuole in formazione e training professionale, presso enti accreditati. Si tratta però di misure che richiedono tempo per essere applicate e che hanno bisogno di consistenti coperture finanziarie.