Shein si quota sul mercato Usa: un'operazione finanziaria e politica
Il colosso cinese della moda online Shein avrebbe fatto richiesta per quotarsi sul mercato statunitense e lo sbarco sarebbe previsto per il 2024. Obiettivo: 90 miliardi di dollari. Shein otterrebbe così la più grande quotazione mai ricevuta da una società cinese negli Stati Uniti. Un’entrata che segnerebbe una ripresa della Borsa degli Stati Uniti, ma anche una distensione tra Usa e Cina
La distensione tra Usa e Cina si fa strada passando anche da Wall Street. La finanza, come spesso accade, dà dei segnali. E il segnale è forte e chiaro questa volta. Il colosso cinese della moda online Shein avrebbe fatto richiesta per quotarsi sul mercato statunitense e lo sbarco sarebbe previsto per il 2024. Un’entrata che segnerebbe una ripresa della Borsa degli Stati Uniti, che ha vissuto un 2023 difficile a causa dell’inflazione e del rialzo dei tassi: debutti per 23 miliardi di dollari, lontano dai 300 miliardi del 2021. E un lancio che (Ipo previsto di circa 90 miliardi di dollari) sarebbe il più grande negli Stati Uniti, per una società fondata in Cina.
La big della moda è stata fondata in Cina nel 2008 e ora ha sede a Singapore. All’inizio era un’azienda B2B, nel 2014 ha dato il via a un modello direct to consumer e da lì il boom e la conquista del mercato del fast fashion. Vende capi d’abbigliamento e accessori in 150 Paesi nel mondo ed è fortissima negli Stati Uniti dove a novembre 2022 copriva il 50% delle vendite del settore (dati Bloomberg) lasciando H&M al 16% e Zara al 13%. Nel 2020 valeva 15 miliardi di dollari, 100 miliardi nel 2021, 66 miliardi all’inizio del 2023. L’anno scorso ha registrato ricavi per 23 miliardi di dollari e 800 milioni di dollari di utile netto.
Dove è la forza di Shein? Porta sul mercato molto velocemente la moda ispirata alle passerelle di tutto il mondo e grazie a un’incredibile capacità produttiva riesce a proporre ogni giorno online migliaia di articoli nuovi ai consumatori di tutto il mondo. Dalla sua parte c’è poi il massiccio uso di dati per prevedere la domanda e risparmiare anche sui costi di magazzino e inventario. C’è poi l’aspetto social: si appoggia molto a campagne di marketing su Instagram e TikTok, agganciando e fidelizzando, anche grazie agli influencer, una clientela giovane. Tutto questo unito ai prezzi, bassissimi, con cui riesce a vendere. Ma ci sono tante ombre: accuse di sfruttamento del lavoro, poca sostenibilità, incitamento al consumo eccessivo, furto di proprietà intellettuale da parte di un gruppo di designer indipendenti (da qui una causa federale per racket). Il gigante online ha sempre negato e ha tirato dritto.
E ora il nuovo passo: la richiesta di quotazione a Wall Street. Goldman Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley sarebbero i sottoscrittori dell'offerta pubblica iniziale (IPO). Obiettivo 90 miliardi di dollari. Shein otterrebbe così la più grande quotazione mai ricevuta da una società cinese negli Stati Uniti. Primato che ora spetta alla piattaforma Didi Global, entrata a Wall Street nel 2021, con una valutazione di 68 miliardi di dollari.
Un’operazione che è finanziaria, ma è anche molto politica. Poche settimane fa il summit di San Francisco tra Joe Biden e Xi Jinping ha riaperto il dialogo tra Stati Uniti e Cina. Una cooperazione necessaria, visto che il commercio bilaterale tra i due Paesi vale quasi 700 miliardi di dollari. Lo sbarco di Shein alla Borsa di New York va visto come un altro tassello di avvicinamento a questo dialogo. Significherebbe un’apertura degli Stati Uniti, dopo anni di frenate sulle quotazioni di aziende cinesi. E significherebbe che Pechino è d’accordo. Le società cinesi, infatti, devono essere autorizzate dall’autorità nazionale prima di procedere a quotazioni fuori dalla Borsa nazionale. Segnali di distensione che ribadiscono sempre lo stesso concetto: collaborando, Usa e Cina, potranno migliorare i loro numeri.