Le norme legali e di diritto del lavoro sullo smart working
In questi giorni dove molte aziende hanno adottato contro il Coronavirus il "lavoro da casa" bisogna ricordare che questa tipologia di occupazione ha regole chiare e tutele per azienda e dipendente
In questi giorni di blocchi e chiusure per il Coronavirus molte aziende hanno adottato come misura protettiva sanitaria l'introduzione, per molti l'ampliamento, dello "smart working" il cosiddetto lavoro "da casa". Una nuova tipologia di occupazione che in alcuni paesi viene già utilizzata normalmente ma che da noi è ancora, diciamo così, alle prime esperienze. Ci sono però delle norme legali ed operative che lo regolano, come spiega l'avv. Ranieri Romani, partner di LCA Studio Legale, esperto di diritto del lavoro
Cosa s'intende per smart working?
Lo smart working non è una nuova tipologia contrattuale ma una modalità di esecuzione della prestazione lavorativa. La prima conseguenza di ciò è che lavorare in smart working non fa venire meno la subordinazione e i connessi poteri del datore di lavoro e doveri del dipendente.
Precisamente, si tratta di una prestazione di lavoro subordinato che si svolge in parte all'interno e in parte all'esterno dell'azienda, senza una postazione fissa e senza precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro (con il solo vincolo della durata massima dell'orario di lavoro in funzione del raggiungimento dell'obiettivo prefissato) e con la possibilità da parte del dipendente di utilizzare gli strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa.
In questo lo smart working si distingue dal telelavoro che richiede, invece, l'installazione di una postazione fissa - generalmente a casa - e il rispetto di orari di lavoro prestabiliti.
Quali sono i limiti dello smart working?
Se per limiti intendiamo svantaggi, questi possono consistere nel rischio di facili distrazioni (specie da altri componenti della famiglia quando il lavoro viene svolto da casa) e di minore interazione con il team di lavoro. Ma sono sicuramente maggiori i vantaggi.
Poi ci sono limiti formali: per l'attuazione dello smart working, ai sensi di legge (e fatta salva la deroga per l'emergenza Coronavirus), è richiesta la stipula di un accordo individuale tra il dipendente e l'azienda. Tale accordo può essere a tempo determinato o indeterminato e deve disciplinare alcuni aspetti quali: l'esecuzione della prestazione lavorativa svolta all'esterno dei locali aziendali, anche con riguardo alle forme di esercizio del potere direttivo e organizzativo del datore di lavoro e agli strumenti utilizzati dal lavoratore; i tempi di riposo del dipendente; le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalla strumentazione tecnologica.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri pubblicato ieri 1° marzo è stato disposto che - su tutto il territorio nazionale - lo smart working può essere attuato anche in assenza di accordo individuale per la durata dello stato di emergenza da Coronavirus di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020 (ossia per la durata di 6 mesi).
In termini di stipendio cambia qualcosa?
Il lavoratore in smart working ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato, nei confronti dei lavoratori che svolgono le
medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'azienda.
Chi lo ha provato, con successo, in questi giorni può chiedere l'estensione anche finito l'allarme Coronavirus o la decisione spetta solo all'azienda?
Il dipendente può chiederlo però sarà necessario il consenso del datore di lavoro (che, nell'esercizio del proprio potere organizzativo e direttivo, deciderà se accogliere la richiesta del dipendente o meno).
Quali sono i vantaggi dello smart working sia per il lavoratore sia per l'azienda?
Lo smart working ha la finalità (dichiarata anche dal legislatore) di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione tra vita privata e lavoro dei dipendenti. Dai dati risulta che lo strumento abbia raggiunto tali finalità. In particolare, i benefici immediati per i dipendenti sono i seguenti: il lavoratore produce di più in smart working, ha più tempo libero (perde meno tempo nei tragitti da e per la sede di lavoro), concilia meglio vita privata e lavoro ed è in generale più sereno e quindi più produttivo. Le aziende, dal canto loro, possono beneficiare della maggiore produttività dei dipendenti, del minor assenteismo e possono ridurre gli spazi lavorativi (riducendo, di conseguenza, i costi di struttura).
Diversi studi hanno, infatti, dimostrato che le aziende che adottano lo smart working hanno avuto un incremento di produttività del 15/20% e una riduzione del tasso di assenteismo del 20%.
Ovviamente, affinchè tutto funzioni, è opportuno che le aziende si strutturino in modo tale da poter valutare la performance dei dipendenti sempre di più sui risultati.