Ora il Fondo risparmiatori ai 5 Stelle non piace più
100 milioni per le vittime di banche fallite. Il deputato Villarosa (M5S): "Faremo una nuova legge". Ma il sottosegretario Baretta smentisce
L'alleanza fra Lega e 5 Stelle comincia a produrre effetti concreti prima ancora che si formi il nuovo governo. E non sembra ci sia da brindare per le decine di migliaia di risparmiatori truffati dalle banche (anzitutto venete) che si battono da anni per riavere indietro i propri soldi.
Il Fondo da 100 milioni
Pensavano di avercela fatta nel dicembre 2017, con l’istituzione per legge di un fondo speciale da 100 milioni di euro (rinnovabili senza limiti) votata da tutti i gruppi parlamentari. Ad alimentarlo, diceva il testo, avrebbero dovuto essere le polizze vita e i conti bancari “dormienti”, ossia non rivendicati da più di dieci anni dagli eredi di persone scomparse.
Peccato che per far entrare in vigore la norma ci vogliano i decreti attuativi: regolamenti necessari a chiarire dettagli cruciali di molte leggi, la cui stesura è affidata agli uffici tecnici dei ministeri e che spesso seguono strade lunghe e tortuose. In questo caso hanno portato a superare le elezioni del 4 marzo, alimentando il timore che tutto finisse ancora una volta nel nulla. Per fugare l'allarme, il 6 aprile scorso, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta annunciò che quei decreti erano da considerarsi “ordinaria amministrazione”, dunque pienamente nel campo di azione del governo Gentiloni ormai dimissionario, e promise che sarebbero stati preparati dal ministero dell’Economia entro la fine del mese per essere firmati dal ministro Pier Carlo Padoan. Altro sospiro di sollievo dei risparmiatori, che sarà seguito a ruota da un'altra delusione.
La volontà del M5S
Il termine viene sforato di pochi giorni, ed è qui che entrano in ballo i 5 Stelle. All'inizio di maggio i decreti attuativi della legge 205 del 2017 vengono inviati, come sempre in questi casi, alla presidenza del Consiglio e da qui al Consiglio di Stato, per ottenere il necessario via libera prima della firma del ministro. Logica vorrebbe che tutto procedesse in gran fretta, perché nel momento in cui sarà insediato un nuovo governo il ministro Padoan non potrà più firmare alcunché. Eppure i decreti non tornano al ministero e ogni minuto che passa diminuiscono le probabilità che arrivino in tempo.
Che cosa sta succedendo? A spiegarlo a Panorama.it è il deputato del Movimento 5 Stelle Alessio Villarosa, membro della Commissione speciale per l’esame degli atti del governo. “Ho parlato io stesso con il sottosegretario Baretta, e mi ha detto che non presenteranno il provvedimento. Se ne occuperà il prossimo governo”. Un'affermazione questa prontamente smentita dal Sottosegretario, come potete leggere qui.
E il voto favorevole dato, insieme con tutti gli altri gruppi parlamentari, alla legge nel dicembre 2017? “Abbiamo votato sì” risponde Villarosa “perché in quel momento si trattava di un passo avanti, ma la dotazione di 25 milioni all’anno per quattro anni per noi è insufficiente. Ci vuole un provvedimento di maggiore respiro”. Neppure l’idea di attingere ai conti dormienti sembra destinata a salvarsi. “Faremo una legge del tutto nuova. Non ha senso parlare di ciò che potrebbe essere conservato della vecchia”.
Il parlamentare dei 5 Stelle parla inoltre dei “paletti inaccettabili” (ossia i requisiti economici richiesti per poter accedere al fondo) che sarebbero presenti nei decreti attuativi. E qui c’è un piccolo mistero, perché alcuni limiti (30 mila euro di reddito annuo e 100 mila di patrimonio immobiliare) erano stati effettivamente annunciati a gennaio, ma poi del tutto eliminati nella versione finale dei decreti secondo le dichiarazioni pubbliche del sottosegretario Baretta. “In ogni caso” taglia corto Villarosa “il provvedimento andrebbe illustrato nella Commissione speciale per l’esame degli atti del governo. Considerando che la prossima settimana dovrebbe insediarsi il nuovo esecutivo, quando pensano di farlo? Il governo Gentiloni è arrivato fuori tempo massimo”.
Parole che sembrano mettere una pietra tombale sul fondo approvato dal Parlamento a dicembre scorso. Al suo posto c’è la promessa di un nuovo strumento molto più ricco e inclusivo, ma che al momento non c’è e non si sa quando potrebbe esserci. Difficile immaginare che i risparmiatori traditi dalle banche saranno contenti del cambio.