Spagna: ecco come Rajoy vuole uscire dalla crisi
Economia

Spagna: ecco come Rajoy vuole uscire dalla crisi

Madrid al tavolo con l'Unione Europea decide riforme di bilancio e del sistema pensionistico. E negozia un monitoraggio soft della Troika

Per la Spagna non avrà il sapore della resa. Quella richiesta di aiuti che il premier Mariano Rajoy con insofferenza ha evitato di ingoiare fino all’ultimo, la prossima settimana diventa realtà. E orgoglio addio. Dietro le quinte, in queste ore, si è fatta largo un’altra verità: la Moncloa avrebbe intrecciato una fitta rete di trattative con l’Unione europea. È il Financial Times a sbatterla in prima pagina.

Secondo la ricostruzione del quotidiano britannico Madrid sta preparando il terreno per richiedere il salvataggio, ma prima di gettare la spugna sta pianificando un bouquet di riforme, a cominciare da un intervento sulle pensioni che consentire risparmi per 4 miliardi di euro all’anno. “Non sarebbero nuove tasse o tagli di bilancio, come quelli imposti in passato, a Grecia, Irlanda e Portogallo”, osservano gli economisti di Rabobank. Come dire: la Spagna piegherà anche la testa, ma non perderà la faccia.

LE TRATTATIVE

È il ministro delle finanze spagnolo, Luis de Guindos, il regista dell’operazione salva Spagna. È lui che sta trattando con i funzionari di Bruxelles il dazio da pagare per intascare gli aiuti. Questa volta i creditori internazionali vogliono essere sicuri che il piano delle riforme sia pronto prima della richiesta ufficiale del salvataggio. Qui la pillola da mandare giù potrebbe non fare così male come altrove. A differenza di Atene e Lisbona le riforme al centro delle trattative sono, infatti, semplicemente strutturali, ossia da tempo richieste dall’Unione europea.

Questo non toglie che Commissione avrà comunque facoltà di richiedere il mese prossimo ulteriori misure di austerità per far sì che il Paese centri quegli obiettivi di bilancio già prefissati, ma che già si prevede Madrid non riuscirà a raggiungere. Eppure visto dalla Moncloa l'approvazione preventiva del pacchetto da parte di Bruxelles significa togliere dall’imbarazzo Rajoy, riluttante a cedere alle pressioni di Francoforte, nel timore di condizioni troppo dure in cambio.

LA MOSSA DELLA SPAGNA

L'esecutivo spagnolo starebbe studiando un congelamento delle pensioni e una accelerazione del piano che prevede di aumentare l'età pensionabile da 65 a 67 anni più rapidamente rispetto ai 15 anni previsti. C’è poco da fare. Mario Draghi lo scorso 6 settembre ha stabilito le regole del gioco: solo chi metterà nero bianco le sue intenzioni per risanare i conti potrà avere accesso al programma di acquisto illimitato di bond della Bce, che gli è costato lo strappo con la Bundesbank. E soprattutto c’è poco da pensarci: come avverte il giornale, le pressioni del mercato perché Madrid chieda aiuti sono destinate "ad aumentare venerdì prossimo, 28 settembre, quando il governo spagnolo annuncerà i risultati della revisione del suo sistema finanziario", compresa la cifra che sarà necessaria da parte dell'Esm per ricapitalizzare le sue banche.

Per quell'operazione, a giugno, l'Eurogruppo ha messo a disposizione 100 miliardi di euro. Oggi il direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde, in un’intervista al Wall Street Journal ha detto che le necessità di ricapitalizzazione sono inferiori a quanto previsto, ossia 40 miliardi. Non resta quindi che aspettare. “Se le trattative andranno a buon fine consentiranno alla Spagna di salvare la faccia e dire: abbiamo ricevuto gli aiuti a condizioni più limitate”, osservano gli strategist di Rabobank. “È tutto da vedere”. Come da risolvere resta il rebus della riforme che deve approntare Mario Monti. Sulla mappa della crisi sovrana dopo Madrid è sempre il turno dell’Italia.

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Micaela Osella