Spaziani Testa: «Il rinvio della Delega Fiscale ha aspetti positivi»
Per il Presidente di Confedilizia serve una legge diversa, fatta meglio e senza fretta rispetto a quella pasticciata su cui stava lavorando la vecchia maggioranza
Riforma del Fisco rimandata a settembre. Lo stop in Senato della legge delega sulla riforma del sistema tributario non ha colto di sorpresa nessuno e ormai sono in pochi a credere che, ammesso e non concesso che il 6 settembre Palazzo Madama dia il via libera al pacchetto Draghi in materia fiscale la riforma nella sua complessità possa davvero essere messa in atto. Gli impegni sono tanti e il tempo è poco. Il 25 settembre è sempre più vicino e tra gli “affari correnti” di Draghi far entrare l’intero pacchetto fiscale sembra davvero troppo ottimista, tanto pià considerando che lo stesso premier dimissionario ha sottolineato che in ogni caso i decreti attuativi del complesso compendio in materia di Fisco dovranno essere firmati dal prossimo esecutivo.
Che la tanto attesa riforma fiscale non arrivi in porto, però, secondo il Presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa non è poi negativo. “Ritengo che alla fine dei conti non sia un problema che la riforma fiscale - sotto forma di legge delega - si fermi. Formalmente c’è un rinvio a settembre in Senato, poi si vedrà cosa accadrà, ma ritengo che trattandosi di legge non sarebbe stato opportuno – e come Confedilizia lo pensiamo da tempo - che un Governo nella sua fase finale e con una maggioranza così ampia approvasse una riforma così importante con uno strumento come la “delega”. Anche se fosse stata la più perfetta delle leggi non avrebbe dato le dovute garanzie ai cittadini contribuenti per una riforma ben fatta”.
Perché?
“Perché lo strumento della delega fa sì che il Parlamento stabilisca dei principi direttivi, ma poi le norme vere e proprie le fa il Governo. Quindi da un lato non avrebbe avuto senso che un Governo in fine legislatura e per di più dimissionario stabilisse delle regole fiscali così importanti per tutti e dall’altro che lo facesse addirittura con lo strumento della delega. A mio avviso non c’erano garanzie di un buon risultato. Io non vedo problemi dalla mancata approvazione del pacchetto e dal mancato esercizio della delega medesima perché come confermato da Draghi stesso i decreti attuativi avrebbero dovuto essere approvati dalla prossima maggioranza. Penso che sul tema fiscale il prossimo parlamento con una maggioranza meno disomogenea avrà modo di lavorare senza farsi condizionare dalla maggioranza precedente”.
Il tema della riforma fiscale storicamente in Italia è uno dei più ostici. Quali sono i veri interessi e implicazioni legate al tema Fisco nel nostro Paese?
“Il problema dell’Italia è che viviamo in un continuo stato di emergenza e urgenza che implica l’impossibilità di realizzare un’azione ragionata e di modifica complessiva del sistema a maggior ragione negli ultimi due o tre anni dove oltre alle contingenze si sono aggiunte le urgenze e emergenze che tutti conosciamo quindi sono state fatte tante macro o micro finanziarie con all’interno anche misure fiscali, ma non si è lavorato per una riforma organica del sistema. C’è anche da dire che non è facile realizzare una riforma fiscale, però insisto a dire che questo parlamento con una maggioranza così variegata non rappresentava la giusta proporzione parlamentare in grado di fare una riforma fiscale perché una riforma fiscale richiede delle scelte di campo che sono anche politiche, giuste o sbagliate che siano”.
La riforma fiscale in ogni caso sarà uno dei primi fascicoli che dovrà affrontare il nuovo parlamento. Sebbene, infatti, la riforma del Fisco non faccia parte dei 100 punti del Pnrr che vanno rispettati per avere diritto al Recovery Fund, per far ripartire il sistema Italia anche la modifica del modello fiscale è fondamentale. Perché?
“La riforma del sistema fiscale in questo momento storico è importante a prescindere dal compromesso con l’Europa. Il motivo per il quale è importante tale riforma non è quello di far contenti soggetti esterni pur di ottenere i finanziamenti, ma la finalità è quella di dare certezze e prospettive e riferimenti chiari a imprese, famiglie e professionisti; tutti soggetti che diventano contribuenti. Quello che manca da tempo in Italia – sia per gli italiani sia per eventuali investitori esteri – è una certezza e chiarezza sull’idea di un sistema fiscale stabile. Serve alle imprese per le loro attività, serve alle famiglie per programmare le proprie scelte di vita e per quanto riguarda il nostro settore di proprietari immobiliari una riforma del fisco serve a capire anche dove si andrà a finire in termini di investimento sia sulla casa di abitazione sia su eventuali altri immobili”.
Quali sono i problemi più grandi del nostra attuale sistema fiscale?
“La prima senza dubbio è la mancanza di stabilità; poi c’è la complessità e la farraginosità nell’adempimento degli obblighi fiscali sia per cittadini sia per imprese e poi chiaramente il peso fiscale e il livello della tassazione. Da sempre più parti si sente parlare dell’eccessivo peso fiscale che c’è in Italia e che non accenna a diminuire. Il problema è che gli interventi fiscali in Italia fino a oggi non hanno mai puntato a ridurre il peso fiscale, ma a spostare la pressione da una parte o dall’altra senza risolvere il problema a monte”.
Del pacchetto Draghi cosa andrebbe salvato e cosa invece avrebbe potuto essere migliore posto che non è scontato che la delega passi?
“Ma in realtà anche se passasse non verrebbe applicata perché come detto dallo stesso Draghi in conferenza stampa “Noi non la attueremo” e quindi mi chiedo a cosa serva questa approvazione se non a fissare un paletto da parte di qualcuno. Di positivo, anche se non sconvolgente, c’è stata la riduzione di Irpef e Irap. Di problematico invece – che noi di Confedilizia abbiamo segnalato da subito – c’era la parte del catasto che poi nel corso del dibattimento è stata modificata rispetto all’impostazione iniziale che era quella di un catasto patrimoniale. In ogni caso anche il testo finale non dava garanzia di equità per i cittadini.
Invece l’impostazione della delega fiscale era molto critica e criticabile in alcune parti perché lasciava eccessiva libertà a qualunque governo di applicarla a modo suo. Nel momento in cui per le aliquote Iva si dice che il Governo è delegato a razionalizzare le aliquote e nel momento in cui il Governo può riordinare anche detrazioni e deduzioni si stanno approvando delle norme non innocue, ma addirittura pericolose perché lasciano a qualunque esecutivo la libertà di fare qualunque cosa, mentre la corte costituzionale ci insegna che le leggi delega devono essere adeguatamente circoscritte quando definiscono i principi e le direttive perchè i governi non devono essere lasciati eccessivamente liberi rispetto alla delega che gli dà il parlamento. Più in generale quello che noi avremmo voluto e che invece ci aspettiamo dal prossimo Governo è un intervento di riduzione della tassazione degli immobili, in particolare di quella patrimoniale data dall’Imu”.